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Piaggio Ape, 76 anni di storia italiana

di Marco Triulzi - 02/12/2024

Credit: Piaggio 

Dopo 76 anni, la Piaggio interrompe la produzione italiana dell’Ape. La storica “motocarrozzetta” si scontra con normative ambientali e di sicurezza europee sempre più stringenti, che rendono impraticabile adeguare il modello attuale, l’Ape 50 a due tempi Euro 4. Riprogettare da zero l’Ape per includere sistemi moderni come airbag, frenata automatica e un motore elettrico significherebbe snaturarne l’essenza. Tuttavia, non si tratta di un addio definitivo: la produzione continuerà in India, dove le regolamentazioni sono meno severe.

La storia del Piaggio Ape: un simbolo del lavoro e della cultura italiana

Dal centro delle città ai vicoli dei paesi, l’Ape è un’icona italiana, amata non solo da commercianti e artigiani ma anche dai giovani, che la consideravano un’alternativa simpatica e pratica allo scooter.

Credit: Piaggio

Le origini dell’Ape

La storia dell’Ape affonda le sue radici negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale. In questo contesto, l’Italia, appena uscita dal conflitto, si trova ad affrontare la ricostruzione di un’economia devastata. La domanda di soluzioni di mobilità pratiche ed economiche è in costante crescita, soprattutto per il trasporto di merci. Enrico Piaggio, a capo di una grande industria che si sta riconvertendo a una produzione di un geniale mezzo a due ruote, la Vespa,  ha un’altra grande intuizione: creare un piccolo veicolo commerciale pensato per soddisfare le esigenze di chi deve trasportare merci su brevi distanze.

Credit: Piaggio

Corradino D’Ascanio, l’ingegnere progettista, trasforma questa visione in realtà: così nasce l’Ape, il primo triciclo motorizzato destinato ai piccoli trasporti, messo in vendita a partire dal 1948. L’Ape colma una lacuna nei mezzi di locomozione utilitaria del dopoguerra, proponendo un motofurgone di piccola cilindrata, con consumi limitati, costo accessibile e manutenzione economica. Facile da guidare, manovrabile nel traffico cittadino più intenso e ideale per il trasporto a domicilio, l’Ape è pensato principalmente per piccoli e medi commercianti. “L’Ape contribuisce ad accelerare il ritmo del commercio e delle vendite, sviluppa il traffico di un negozio e crea con il cliente un collegamento quanto mai gradito“, afferma D’Ascanio.

Credit: Piaggio

Dotato di un motore da 125 cc derivato dalla Vespa, l’Ape si muove con agilità nei contesti urbani, trasportando fino a 200 kg di merci. Il prezzo? 170 mila lire, poco più di una Gilera Giubileo dello stesso periodo, che ne costa 140 mila.

Piaggio Ape, protagonista del boom economico italiano

Negli anni Cinquanta, l’Italia vive un periodo di crescita economica straordinaria, con il prodotto interno lordo (PIL) che aumenta in media del 5,9% annuo. La popolazione cresce, il commercio si espande e le attività economiche si intensificano. In questo contesto, l’Ape del dopoguerra non basta più a soddisfare le esigenze di chi deve trasportare quantità sempre maggiori di materiali. Così l’Ape si evolve. Da semplice scooter con cassone si trasforma in un piccolo motocarro cabinato. Nel 1952, Piaggio aggiorna il motore portandolo a 150 cc e nel 1956 arriva l’Ape C con pianale in acciaio e il cassone che può portare sino a 350 kg di carico utile, rendendo il veicolo ancora più competitivo.

Credit: Piaggio

Non mancano le creazioni particolari, come il Pentarò introdotto nel 1961. Si tratta di un Ape a cinque ruote, che riprende la logica degli autoarticolati per incrementare la capacità di carico fino a 700 kg. In generale in questi anni il successo dell’Ape è tale che diventa un simbolo della rinascita economica e sociale del Paese, contribuendo alla mobilità delle merci sia nei centri urbani che nelle aree rurali.

Credit: Piaggio

L’Ape Car, anche diesel

Negli anni Settanta Piaggio introduce una versione più “automobilistica” del suo mezzo commerciale dotata di un volante anziché del tradizionale manubrio. Riscuote grande fortuna, specialmente nella versione TM,  creata dal celebre designer Giorgetto Giugiaro. Un modello che ha migliorato ulteriormente il comfort e le prestazioni, dotato di sospensioni indipendenti e ruote più grandi.

Credit: Piaggio

Negli anni, l’Ape Car ha visto numerose evoluzioni, tra cui la versione diesel, con un motore da 422 cc e cambio a cinque marce, che ha introdotto maggiore potenza e un’attenzione particolare ai consumi. Questa innovazione ha reso l’Ape Car un veicolo estremamente versatile,  utilizzato anche in territori impervi come le montagne e gli appennini.

“L’Apino”: il cinquantino a tre ruote ancora tra noi

Credit: Piaggio

Nel 1969 Piaggio presenta l’Ape 50, il primo modello della categoria dei ciclomotori, ispirato alla Vespa 50 e dotato di un motore a due tempi da 50 cc. L’Ape 50 diventa subito popolare tra i giovani, grazie alla possibilità di guidarlo con il semplice patentino a partire dai 14 anni. Vi ricorderete probabilmente i racconti delle scorribande del giovane Valentino Rossi per le vie di Tavullia con il suo Ape. Pensando proprio ai ragazzi, Piaggio introduce nel 1994 l’Ape Cross, equipaggiato con roll-bar e un ampio vano posteriore. Una versione che ha riscorre un ampio successo nelle giovani generazioni confermandosi una valida alternativa agli scooter tradizionali.

Credit: Piaggio

Nel corso degli anni, “l’Apino” si è costantemente aggiornato per rimanere al passo con i tempi e con le normative. L’ultima versione, del 2018, è l’unica da anni in vendita nel nostro paese: rinnovata per rispettare le normative Euro 4 sulle emissioni, è dotata di un motore a due tempi da 50 cc con sistema cut off e aria secondaria, per garantire emissioni ridotte e una maggiore efficienza. Tuttavia, queste soluzioni non sono state sufficienti per mantenere il veicolo in produzione in Italia, e per questo motivo la produzione è stata trasferita in India, garantendo comunque la sopravvivenza di questo mezzo iconico.

Fonte: Piaggio

 

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