
Correva l’anno 2004 quando Peugeot, al Salone di Parigi, presentava una delle concept car più affascinanti e sorprendenti della sua storia: la 907. Una coupé dal design sinuoso e aggressivo, spinta da un motore V12 da 500 cv che sembrava promettere un futuro entusiasmante per il marchio francese nel segmento delle supercar. Eppure, nonostante le aspettative e l’entusiasmo del pubblico, la 907 non entrò mai in produzione. Oggi, a più di vent’anni di distanza e in un mondo proiettato all’elettrico, ripercorriamo la storia di questa incredibile one-off che avrebbe potuto sfidare le migliori sportive del mondo.

Se l’estetica della Peugeot 907 era sorprendente, il cuore pulsante della vettura era qualcosa di assolutamente inedito per il marchio. Peugeot non aveva mai prodotto un motore V12, e per dar vita a questa straordinaria unità da 6 litri e 500 cv, i suoi ingegneri decisero di unire due V6 da 3 litri, derivati dai modelli di serie 406 e 607. Il risultato fu un propulsore capace di generare una coppia di 620 Nm, abbinato a una trasmissione sequenziale automatica a sei rapporti con trazione posteriore.

Le prestazioni teoriche della 907 la collocavano tra le supercar più performanti del periodo: la velocità massima dichiarata era di 357 km/h, mentre l’accelerazione da 0 a 100 km/h avveniva in appena 3,7 secondi. Numeri che avrebbero permesso alla Peugeot 907 di confrontarsi con Ferrari, Porsche e Aston Martin, inserendosi in un segmento di mercato inesplorato per il marchio del Leone. Purtroppo, questo ambizioso progetto rimase solo un sogno, lasciando gli appassionati con il rimpianto di non aver mai visto una Peugeot di serie spinta da un dodici cilindri.
La linea della 907 era stata definita dagli stessi progettisti come una fusione tra passato e futuro, un omaggio alla storia del marchio ma con uno sguardo proiettato verso l’innovazione. Vediamo infatti in alcuni elementi, come i gruppi ottici, il tratto distintivo che caratterizzerà le Peugeot dal 2005 in poi. Il corpo vettura, lungo 4,37 metri, era costruito prevalentemente in fibra di carbonio per garantire leggerezza e rigidità. Un dettaglio distintivo era il cofano trasparente, una scelta stilistica ispirata alle auto da competizione degli anni ’50 e ’60, che permetteva di ammirare le trombette di aspirazione del V12.

Anche gli interni rispecchiavano il connubio tra lusso e sportività. L’abitacolo era rivestito in pelle marrone e Alcantara, con dettagli in legno pregiato su volante e pomello del cambio. Non mancava nemmeno la tecnologia, che oggi a vederla ci farebbe sorridere: la plancia analogica era affiancata da un display touchscreen con navigatore GPS e lettore MP3, soluzioni d’avanguardia per l’epoca.
Nonostante le voci su una possibile produzione limitata a 50 unità, la Peugeot 907 rimase un prototipo unico. Oggi è esposta al Musée de l’Aventure Peugeot a Sochaux, come testimone di un’audacia progettuale che non si tradusse mai in realtà. Ma per gli appassionati, la 907 resta il simbolo di ciò che Peugeot avrebbe potuto essere nel mondo delle supercar: un sogno di potenza, eleganza e innovazione mai realizzato.

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