
Può sembrare incredibile, ma ai Giochi Olimpici di Parigi del 1900, i secondi dell’era moderna dopo quelli di Atene del 1896, le corse automobilistiche erano parte del programma ufficiale. Le cronache dell’epoca raccontano di numerose prove di velocità per diverse categorie di veicoli. La scelta di Parigi non fu casuale.
La Francia era all’avanguardia nel settore automobilistico e l’Esposizione Universale del 1900 offriva il palcoscenico perfetto per una serie di competizioni motoristiche. Si trattava di uno sport dimostrativo, tant’è che furono diverse le tipologie di veicoli a partecipare alle differenti gare in programma: dai quadricicli sotto ai 400 kg, sino ai camion.
Da quel tempo, dalla manifestazione parigina, i motori non sono poi più entrati nell’orbita delle Olimpiadi. E probabilmente non entreranno mai ai Giochi Olimpici. E tutto per un fondamento che si trova all’interno della “Carta Olimpica”, ovvereo il testo che contiene i requisiti per partecipare alle Olimpiadi.
Fondamento che esplicita il fatto che ciascun atleta possa concorre ad armi pari rispetto ai suoi concorrenti. Va da se che nel mondo dei motori, a meno che non si prenda in considerazione la possibilità di un monomarca, sarebbe molto improbabile rispettare tale principio.
Le Olimpiadi hanno comunque mantenuto un legame forte con il mondo dell’auto. Al di là delle partnership commerciali che proprio in questi Giochi Olimpici hanno per protagonista Toyota, sono state numerose le serie speciali che hanno accompagnato il più importante degli eventi sportivi. Di seguito solo alcune delle protagoniste, perché l’elenco è decisamente più lungo e importare, ma queste si sono distinte per la denominazione davvero speciale.

Il nome risale addirittura al 1935, e venne utilizzato altre volte all’interno della gamma della vettura tedesca. E sostanzialmente “tenne botta” sino al 1953. Il ritorno in auge arriva nel 1967, quando la più prestigiosa Olympia A basata sulla Kadett B fu riproposta in versione berlina fastback a due e quattro porte e coupé. Peccato non ottenne il successo sperato e nel 1970 venne abbandonata.

Verniciata in oro metallizzato con il logo ufficiale delle Olimpiadi di Seul del 1988, nasceva proprio per celebrare tale manifestazione. Non riuscì però a fare breccia nel cuore dei coreani. E nemmeno a palesarsi come vera vettura premium. Però il legame con i giochi olimpici c’è tutto.

Perfettamente allineata al gioco dei nomi. Il monovolume familiare francese è solo uno di una serie di modelli targati Renault, che hanno omaggiato le Olimpiadi invernali di Albertville del 1992. Edizioni che si distinguevano, tra le altre cose, per il logo ufficiale Albertville 92 e cerchi bianchi, costituiti da coprimozzi o cerchi in lega, a seconda dell’auto in questione. Anche di Clio esiste l’edizione dedicata a quei Giochi invernali.

Un nome un programma, perché la traduzione della Javelin è proprio giavellotto. Pur non essendo celebrativi dei giochi, la denominazione è allineata alle Olimpiadi. Era equipaggiata con un motore flat-four da 1,5 litri e 51 CV di potenza. La vettura fece il suo debutto nel 1946, ma segnò in qualche modo anche la fine del marchio Jowett, proprio a causa dell’inaffidabilità di quel motore.
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