Il marchio Mazda viene da sempre associato dagli appassionati al motore rotativo, ideato da Felix Wankel nel 1957 e portato al debutto sul mercato dalla Nsu. La casa nipponica, insieme ad altri costruttori come Mercedes, Citroen e Suzuki credette nel futuro di questo nuovo tipo di motore a combustione interna.
Quale miglior banco di prova della 24 Ore di Le Mans per testarne le qualità?
Siamo nel 1983 e Mazda iscrive alla gara endurance più famosa e impegnativa del mondo la 717 birotore nella categoria Gruppo C Junior. Non molte le avversarie ma le due vetture, oltre ad aggiudicarsi la vittoria di classe, finirono 12° e 18° assolute. Davvero niente male, tanto da spingere Mazda a crescere pensando al successo assoluto creando uno speciale reparto corse dove viene sviluppato il progetto.
Il cammino è lungo con diverse evoluzioni soprattutto in ambito tecnico, dalla 757 con tre rotori fino ad arrivare nel 1991 alla 787B quadrirotore che conclude prima e sesta la 24 Ore del 1991 senza soffrire di inconvenienti o cedimenti che, al contrario, decimarono molti degli avversari con nomi celebri: Jaguar, Porsche, Mercedes. Primo successo giapponese a Le Mans e unica vittoria, sinora, di un motore non a pistoni.
Con la MX-30 R-EV presentata recentemente, Mazda continua a investire nello sviluppo del motore rotativo Wankel che utilizzato come generatore, fornisce energia all’unità elettrica. Lunga vita al rotativo!
testo di Stefano Beloni
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