Condividi con:

La ragazza yé-yé

di Redazione - 02/07/2023

Se fosse un 45 giri di Mina, questa macchinina giallina con i sedili di vimini sarebbe Stessa spiaggia stesso mare. Anzi, Allegria: “Tutta la gente per strada guarda di qua e di là… Ho spalancato le braccia, corro volando da te. Cose da fine del mondo, stanno accadendo per me…”. Tutto il buonumore contagioso, la spensieratezza e il glamour della Versilia degli anni 60 si esprimono nella 500 Albarella, presentata dalla Carrozzeria Savio nel 1967.

La prima in circolazione

Una vera spiaggina come andava di moda sui litorali più esclusivi di quei tempi, costruita sul pianale della Fiat 500 F in competizione con la più nota Jolly firmata Ghia. Il nome, Albarella, è un riferimento a un’isola privata della laguna a sud di Venezia, il cui villaggio residenziale era − naturalmente − meta delle celebrità da rotocalco, per cercare un po’ di relax lontano dai paparazzi scatenati. Esclusiva no, ma la 500 Albarella era piuttosto cara e, di conseguenza, rara.

Un po’ Volkswagen Pescaccia e un po’ Mini Moke, nonché sorella minore di quella Jungla commissionata alla Savio da Gianni Agnelli su meccanica 600, dell’Albarella ne sono stati costruiti 28 esemplari, dei quali oggi si contano solamente otto sopravvissuti. Quello rinvenuto da Andrea Nannetti a Pietrasanta riporta il numero di telaio 1568566, il più basso di cui si abbia notizia. Si tratterebbe del secondo o terzo dei dieci prototipi approntati nella carrozzeria torinese fondata nel 1919 da Antonio e Giuseppe Savio, nonché quello ritratto nelle brochure e apparso alla presentazione del Salone di Torino 1967. Ma ciò che più conta è che ha una storia particolare alle spalle. Con una protagonista d’eccezione: Mina.

Figlia e vedette della Bussola

“Mia nonna, che è grande appassionata di musica, dice sempre: ‘Tutte brave, ma lei era unica’”, racconta Nannetti. Con i suoi 28 anni, si tratta di uno dei più giovani barnfinder e commercianti di auto classiche in Italia. È stato lui a riportare alla luce la piccolina scovandola in un garage prefabbricato a Pietrasanta, tra un lockdown e l’altro. Era totalmente smontata, ma completa di tutte le parti, per quanto semisepolta da sacchi di spazzatura con contorno di piccioni morti. Insomma, un ritrovamento dai contorni neo-archeologici. E c’è di più: visura alla mano, la 500 Albarella “tipo spiaggia” risulta immatricolata il 20 aprile 1968 con targa Lucca, una settimana dopo che la “Tigre di Cremona” incise lo storico album Mina alla Bussola dal vivo. Fu acquistata per un valore nominale di 750 mila lire (la 500 base era a listino per 475 mila) alla concessionaria Fiat Giannotti di Viareggio, nientemeno che da Sergio Bernardini, il patron dello storico locale sul lungomare di Marina di Pietrasanta che fu il polo d’attrazione del meglio della musica leggera e del jazz degli anni 60 e 70. Qualche nome? Marlene Dietrich, Ray Charles, Wilson Pickett, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Chet Baker, Miles Davis, João Gilberto… E si potrebbe andare avanti a lungo anche con le star italiane: da Celentano a Modugno, dalla Vanoni a Milva, a Patty Pravo e altre divine della nostra canzone.

Mina, lei, giocava un campionato tutto suo. Era insieme figlia e vedette della Bussola: ecco perché il 14 aprile 1968 Bernardini le aveva organizzato un evento speciale, proprio nel locale che l’aveva lanciata una notte d’estate di dieci anni prima, spinta dagli amici che l’avevano convinta a salire sul palco. “Le fotografie documentali di Mina scattate da Giannotti il giorno della consegna dell’Albarella sono andate perdute, ma i viareggini doc più anziani si ricordano di averla vista girare su quest’auto gialla così particolare. È qualcosa che non si dimentica”, assicura Nannetti. “Un familiare di Giannotti mi ha spiegato che Bernardini ebbe una discussione con la cantante e, per fare pace, le dedicò l’Albarella a uso esclusivo per spostarsi nei suoi soggiorni versiliesi. La circostanza è stata confermata da un paio di vecchi frequentatori della Bussola”.

Vasi di fiori

Dunque dovrebbe essere proprio questa, la spiaggina della diva. Signora Mazzini, dovesse mai leggerci, per favore manifesti una testimonianza a noi, che siamo suoi umili cultori… Nell’abbandonarsi alla suggestione, è sufficiente un minimo sforzo per rivedere il suo tubino nero fresco di tintoria e lo scialletto a fiori che drappeggiano con noncuranza sui sedili in vimini, che definiscono la filosofia della spiaggina. Aprendo il cassettino portaoggetti di lamiera, prerogativa dei primissimi esemplari, ci si aspetta che saltino fuori l’immancabile pacchetto di Muratti Ambassador e gli occhiali da sole neri oversize dell’unica cantante al mondo che si permise di dire “No, thank you” a Frank Sinatra. Quando nel 1978 Mina diede il suo addio alle scene con una serie di esibizioni dal vivo nell’adiacente teatro-tenda Bussoladomani, anche l’Albarella abbandonò le luci della ribalta per tornare mestamente da Piero Giannotti, che peraltro fu marito di Delia Scala, altra grandissima celebrità dello spettacolo italiano. Per quanto fosse rimasta in listino per una decina d’anni, le sue forme un po’ goffe e datate e la pesante struttura in lamiera stampata non l’avevano resa popolare come una Citroën Méhari. Così la spiaggina restò relegata a prender polvere per anni, anche dopo la chiusura della concessionaria, in seguito alla scomparsa dello stesso Giannotti nel 1982. Finché, nel 90, l’auto fu acquistata da un versiliese dai gusti bizzarri. Nel frattempo era stata riverniciata in arancione e, secondo il nuovo proprietario, appassionato di auto americane e di giardinaggio, sarebbe dovuta tornare in scena sul lungomare con… dei vasi di fiori imbullonati sulla carrozzeria. Il suo primo tentativo di restauro si era per fortuna arenato quasi subito, e in tali condizioni è stata rinvenuta da Andrea Nannetti, il terzo proprietario in 55 anni. Ne aveva sentito parlare in giro, sapeva che l’Albarella era da qualche parte nella provincia di Lucca. Si decise a comprarla, pur ridotta a pezzi, “per la vicenda che ha alle spalle, una storia toscana da valorizzare. Era da rifare completamente. L’intenzione era di restaurarla nella carrozzeria di mio padre, per fotografarla nella bellezza originaria davanti alla Bussola. Alla fine, per varie vicissitudini, il restauro l’ha completato il nuovo proprietario, cliente e amico”.

Questioni di giallo

Nella carrozzeria Labiri la spiaggina ha ricevuto un nuovo sottoscocca e ritrovato il giallo pastello, leggermente più tenue della tinta “scuolabus” della Savio, grazie a un frammento della vernice originale rinvenuto in un punto nascosto. La meccanica, le sospensioni, gli impianti frenante ed elettrico sono stati revisionati a cura dell’officina Pieroni aggiungendo parti nuove a quelle ancora sane d’origine. I sedili sono stati rifatti secondo un metodo artigianale dallo specialista Castellano di Maiori, sulla Costiera Amalfitana. I rivestimenti interni “abbottonati” sul pianale sono stati curati da Classica by Olmi a Pistoia. È stato di fondamentale aiuto il fatto che l’Albarella avesse conservato quasi tutti gli elementi originali, portiere incernierate comprese (benché potessero essere sostitute con semplici corde nautiche). Il musetto si distingue per la ruota di scorta anteriore montata verticalmente e dotata di coppa cromata, con marchio Fiat. È mutuata dalla 600 Kelly, la variante della Jungla Savio realizzata dalla concessionaria G.A.M. del Principato di Monaco e così intitolata in omaggio alla principessa Grace. Il parabrezza ripiegabile in avanti presenta il taglio trapezoidale originario. Presenti anche le cornici faro anteriori e le luci posteriori della Fiat 850 berlina seconda serie. Nell’abitacolo si distinguono il volante e il tachimetro della 500 F. Le parti più difficili da indovinare sono state le luci di posizione applicate sui parafanghi anteriori: “Non sapevo che provenissero dalla versione del 1953 della Campagnola. Una volta trovate, è bastato cromarne la calotta”.

Un’estate in Versilia

Nelle immagini di questo servizio manca all’appello la capottina nera originale con relativo telaio, ancora in fase di ripristino. È curioso notare come sul posteriore squadrato si aprano ben due sportelli: il più ampio cofano inferiore, che consente l’accesso principale al motore e si apre verso il basso, e la griglia superiore, tipica delle 500, che solo su questa realizzazione si “appoggia” alle spalle dei sedili ruotando su due perni.

Per dirla alla Fred Buscaglione, uno che alla Bussola tirava volentieri mattina, la 500 Albarella “tipo spiaggia” era piccola… piccola… co-sì. Ciò non toglie che ad Andrea Nannetti abbia regalato un’emozione enorme: “Sono stato contento di averla guidata lungo la passeggiata di Viareggio, dalla Bussola alla Darsena. Mi è piaciuto farla tornare a respirare l’aria di casa e riportare insieme alla luce un po’ del glamour di un tempo. Mi fa pensare alle serate d’estate della Versilia degli anni ruggenti, che non torneranno più”.

Testo Paolo Sormani – Fotografie Leonardo Perugini

Potrebbe interessarti

Il nuovo Youngclassic lo trovate in edicola dal 20 dicembre!

In edicola il nuovo Youngclassic di dicembre-gennaio con in copertina tre Alfa rosse dotate del mitico V6 Busso

di Redazione - 17/12/2025

traforo del monte bianco

Traforo del Monte Bianco, le origini di un capolavoro ingegneristico

Quest'anno il Tunnel del Monte Bianco ha compiuto 60 anni: ecco le sfide ingegneristiche necessarie alla sua realizzazione

di Redazione - 15/12/2025

Podcast

in collaborazione con Aci Radio

Il Punto di Pierluigi Bonora

Il Direttore di ACI Radio Pierluigi Bonora fa il punto sul fatto più rilevante della giornata offrendo spunti di riflessione per una corretta informazione.