
A un’ora da Praga, lungo le strade che tagliano la foresta boema, si arriva allo stabilimento Škoda di Mladá Boleslav. Moderno impianto industriale che sforna oltre alla longeva Octavia, le ultime elettriche del marchio come la Elroq. Da questo stesso luogo nel 1905 usciva la Voiturette A, prima automobile della casa automobilistica ceca, che vanta una delle storie più longeve e continue d’Europa, capace di attraversare imperi, regimi e rivoluzioni restando sempre sé stessa.
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Alla fine dell’Ottocento, in una regione tra le più industrializzate dell’Impero austro-ungarico, Václav Laurin, meccanico e costruttore di biciclette, e Václav Klement, libraio con spirito imprenditoriale e visione moderna, fondarono a Mladá Boleslav una piccola officina per la produzione di biciclette. Nel 1899 l’attività si estende ai motocicli, poi, nel 1905, arriva la prima automobile, la Voiturette A. È una piccola vettura a due posti, spinta da un bicilindrico a V di 1005 cm³ capace di 7 cavalli e 40 km/h, con trasmissione a catena e successivamente ad albero cardanico. Telaio a scaletta, assali rigidi, molle a balestra: una meccanica semplice, ma concepita con intelligenza.

Ne vengono costruiti 44 esemplari e costavano ciascuno 3600 corone, una cifra importante se si considera che un operaio ne guadagnava poco più di quaranta al mese. La piccola officina di Laurin & Klement diventò presto una vera fabbrica, organizzata con rigore e precisione, specchio della Boemia imperiale.
Nel 1925 Laurin & Klement si fuse con la Škoda di Plzeň, un colosso dell’industria pesante che costruiva locomotive, turbine e armamenti. L’azienda voleva ampliare la propria attività all’automobile, settore in rapida espansione in Europa.
Alla fine degli anni Venti, modelli come la Škoda 645 — una sei cilindri in linea di 2.492 cm³ da 45 cavalli — riflettevano il gusto e l’eleganza dell’epoca. Ma la vera rivoluzione arrivò pochi anni dopo, quando l’ingegnere Vladimír Matouš, ispirandosi ai lavori di Hans Ledwinka della Tatra, introdusse un nuovo telaio a trave dorsale con sospensioni indipendenti su tutte le ruote.
Il primo modello a beneficiarne fu la Škoda 420 Standard del 1933, seguita dalla Popular, che nel 1934 divenne la prima vettura davvero accessibile al grande pubblico.
La Popular, con un motore quattro cilindri da 995 cm³ e 22 cavalli, rappresentava un salto tecnico e sociale: più rigida, più confortevole, più moderna delle precedenti. Era disponibile in versioni berlina, cabriolet, roadster e persino furgoncino, e contribuì a rendere Škoda il principale costruttore cecoslovacco della seconda metà degli anni Trenta.

Da questa base nacque la Popular Monte Carlo, realizzata in una settantina di esemplari per celebrare il secondo posto ottenuto al Rally di Monte Carlo del 1936 nella classe fino a 1.500 cm³. Equipaggiata con un motore di 1.386 cm³ da 31 cavalli, freni idraulici ATE-Lockheed e carrozzeria più bassa e aerodinamica, la Monte Carlo raggiungeva i 120 km/h. Era un’auto di successo e d’immagine, ma anche il simbolo di un’industria nazionale che sapeva coniugare competenza tecnica e gusto moderno.
Quella stagione di entusiasmo industriale e fiducia civile si spense bruscamente nel 1938, con la crisi dei Sudeti e l’occupazione tedesca che trasformò la Boemia in protettorato del Reich.
Nel 1934 la casa di Mladá Boleslav presentò la Škoda Superb, destinata a diventare la sua ammiraglia fino al 1949. Era la berlina di rappresentanza della Cecoslovacchia interbellica, un’auto che univa sobrietà tecnica e comfort borghese.
La versione più nota, la Superb 3000 OHV del 1939, montava un sei cilindri in linea di 3.137 cm³ e 85 cavalli, sospensioni anteriori indipendenti e cambio a quattro marce. Superava i 120 km/h, ma ciò che colpiva era la cura del dettaglio: carrozzeria in acciaio saldato, interni in velluto, finiture eleganti ma mai eccessive.

Dopo l’occupazione nazista, la produzione proseguì sotto controllo tedesco: parte delle Superb fu destinata alle autorità del Reich, segno della solidità del progetto. Quando la guerra terminò, la fabbrica sopravvisse e riprese per un breve periodo la produzione, fino al 1949, anno in cui la Škoda venne nazionalizzata dal nuovo regime comunista.
Oltre alla Superb, anche la Octavia vanta un’illustre antenata. La Octavia Combi del 1961 rappresentava l’idea di automobile pratica per eccellenza: motore da 1.221 cm³ e 47 cavalli, trazione posteriore e un abitacolo spazioso, luminoso, costruito con logica e semplicità. Il suo punto di forza era il bagagliaio — 690 litri di capacità (contro i 640 litri di quella moderna), che si trasformavano in un vero letto matrimoniale abbattendo i sedili posteriori: una trovata tanto ingegnosa quanto tipicamente Škoda.

Negli anni Sessanta, l’ingegno di Mladá Boleslav arrivò fino all’altro capo del mondo. In Nuova Zelanda nacque la Trekka, un fuoristrada costruito su base Octavia Super. Con il suo motore da 1.221 cm³ da 40 cavalli, trazione posteriore e carrozzeria d’acciaio, la Trekka era semplice, robusta e versatile. Tra il 1966 e il 1972 ne furono costruiti quasi tremila esemplari, il primo veicolo passeggeri mai realizzato nel Paese oceanico.

Nel 1970 Škoda riesce a stupire con un modello dal carattere sportivo e moderno: la 110 R Coupé. Costruita nello stabilimento di Kvasiny, era una due porte elegante dalle linee fluide e proporzioni equilibrate, con motore posteriore a quattro cilindri da 1.107 cm³ e 52 cavalli, capace di toccare i 145 km/h. La trazione posteriore e il peso contenuto le conferivano un comportamento agile e sincero, in un contesto in cui le vetture dell’Est raramente concedevano spazio al piacere di guida. Tra il 1970 e il 1980 ne furono prodotti oltre 57.000 esemplari, diventando uno dei modelli più amati e riconosciuti della storia del marchio.

Dalla sua base nacque la leggendaria Škoda 130 RS, denominata la “Porsche dell’Est”, dominatrice delle competizioni rallystiche e stradali europee negli anni Settanta.
Nel 1988 debutta la Škoda Favorit, la prima moderna trazione anteriore del marchio: progetto guidato da Petr Hrdlička, carrozzeria firmata Stile Bertone, quattro cilindri 1.289 cm³ da 58 cv, cambio a 5 marce, fino a 150 km/h. È la piattaforma con cui Škoda entra nei Novanta e si affaccia sull’Occidente: dopo il 1991, già nell’alveo Volkswagen, la Favorit vincerà più volte la classe al Rally di Montecarlo (1991–1994) e, con derivate Forman e veicoli commerciali, supererà il milione di unità a metà 1995.

La Rivoluzione di velluto del 1989 segnò la fine del regime comunista e l’inizio di una nuova era. Nel 1991 Škoda Auto entrò a far parte del Gruppo Volkswagen, che ne modernizzò le linee e rilanciò il marchio sui mercati occidentali. E nel 1996 debuttò la nuova Octavia, costruita sulla piattaforma della Golf, erede spirituale della Combi degli anni Sessanta: spaziosa, solida e razionale. La storia continua…

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