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Fiat 600, una storia parallela

di Lorenzo Cascioli - 02/03/2025

La Fiat 600 compie 70 anni: la data di riferimento è il 9 marzo 1955, giorno della presentazione al Salone di Ginevra. Oggi fioccano le celebrazioni e si moltiplicano i ricordi, soprattutto per chi ne ha avuta una in famiglia. Quello che vi stiamo per raccontare ci porta oltreconfine. Anzi, al di là della cortina di ferro.

Erano i primissimi anni 80 e molte famiglie italiane andavano in vacanza nell’allora Jugoslavia. Varcato il confine di Trieste Fernetiči – spesso con interminabili code sotto il solleone, visto che i controlli doganali erano fatti sul serio – ci si ritrovava in un altro mondo. Per i bambini la prima parola da imparare era “sladoled”, gelato. Ma presto a ragazzi e ragazzini italiani rimaneva impresso anche il vocabolo “milicja”, scritto a carattere cubitali sulle auto bianche e blu delle forze dell’ordine.

 

Nei panni dell’Alfetta

Più che la parola in sé, ci colpiva e ci faceva sorridere il fatto che la polizia fosse dotata di quelle che a un primo colpo d’occhio apparivano delle Fiat 600. Per quanto in terra italiana le Abarth avessero dimostrato tutto il loro valore anche in pista, ci veniva difficile immaginare quelle piccole 600 impegnate in inseguimenti tra guardie e ladri sulle curvilinee strade costiere tra Zadar e Dubrovnik. Nulla di paragonabile alle ruggenti Alfetta dei nostri Carabinieri, che schiacciavano il posteriore nelle poderose accelerazioni a sirene spiegate. In realtà quelle che ai nostri occhi di ragazzini apparivano delle 600, erano le Zastava 750, anche loro protagoniste di una storia parallela, addirittura più lunga di quella dell’originale costruita da Fiat (uscita di produzione nel 1969), che aveva dato la licenza alla Zastava, nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

Il mio nome è Zastava

Zastava 750

La Zastava gemella della 600 rimase sulle catene di montaggio per ben 30 anni, dal 1955 al 1985, e quindi anche lei quest’anno compie ben due anniversari: quello di nascita e quello di fine produzione. Era appena più lunga (330 cm contro i 321,5 della 600). Come intuibile dal nome, la Zastava 750 che vedevamo noi in quelle vacanze anni 80 era spinta dal quattro cilindri da 767 cm³, a suo tempo (dal 1960 in poi) utilizzato anche sulla 600D italiana. Ovviamente posteriore e raffreddato a liquido, sulla Zastava tirava fuori da 25 a 30 cv, a seconda delle versioni.

 

Chissà se erano sufficienti per dare la caccia alle altre “strane” macchine che incontravamo in quella Jugoslavia di inizio anni 80: per rimanere in casa Zastava, c’erano le 101, delle “128 due volumi e mezzo”, scusate la descrizione a spanne, con una coda spiovente che tutto sommato non era male. Già molto diffusa era la Yugo 45, su base 127, compreso il generosissimo 903 cm³ aste e bilancieri. Passando ad altri marchi, c’erano delle Golf prima serie che però non erano marchiate Volskwagen. Sulla calandra capeggiava la sigla Tas: Tvornica Automobila Sarajevo.

Fiat 600, l’anniversario italiano

Ma stiamo uscendo dal seminato. Ci appuntiamo tutte queste pilloline per futuri approfondimenti. Scusate la divagazione, ma i ricordi fanno questi effetti. Tornando alla nostra Fiat 600, l’abbiamo celebrata su l’automobileclassica di marzo, attualmente in edicola, con un trittico di servizi dedicati proprio ai 70 anni della creatura di Dante Giacosa: un viaggio da Milano a Torino con una prima serie del 1955, l’incontro all’Heritage Hub con il prototipo tipo 100 e una variegata collezione di fuoriserie su base 600: coupé, berline, spider e “spiaggine” firmate da Viotti, Ghia, Vignale, Scioneri, Mantelli e Moretti. Da non perdere.

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