La storia del Cavallino Rampante a Indianapolis cominciò nel 1952, quando la 500 Miglia era valida per il Campionato del Mondo di Formula 1, anche se la vettura, battezzata 375 Indy e guidata da Alberto Ascari, cedette per le sollecitazioni del catino dell’Indiana e fu costretta al ritiro. Enzo Ferrari incassò la sconfitta ma rimase sempre attratto da quella gara così mitica al punto di mettere in pratica uno spettacolare stratagemma anni dopo.
Nel 1986, temendo di essere penalizzato dai litigi che vedevano protagonisti Bernie Ecclestone – vero patron della Formula 1 ai tempi – Jean Marie Balestre – presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile – e i team che si dividevano tra “legalisti”- di cui Ferrari faceva parte – e non – tra cui le principali squadre inglesi, Ferrari ideò un costoso ma efficace stratagemma. Costruì una vera auto per Indy, completa di motore turbo secondo le regole americane. Non se ne sapeva l’esistenza e, anche se c’è chi afferma il contrario, la macchina non aveva mai fatto neppure un metro. Quando Ecclestone si recò a Maranello per cercare di trovare un accordo con Ferrari, a un segnale concordato si sente il rumore di un motore da corsa che viene messo in moto. Ecclestone chiede di cosa si tratti. Ferrari, impassibile, gli dice di andare con lui a vedere la macchina. Quando Ecclestone trova la vera vettura fatta e pronta, secondo le regole americane, rompe ogni indugio e cede alle richieste di Ferrari per la Formula 1. Vittoria! Vittoria di un‘auto che non ha corso mai! Quando si dice il genio!
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