
Archivio YC 13, maggio 2024. Testo di Marco Visani, Foto di Massimiliano Serra
Hai presente i corsi e i ricorsi della storia? Il percorso dell’automobile è pieno di questa alternanza di passi avanti e indietro. C’è cascata con entrambi i piedi anche la Bmw, che dopo avere lanciato una delle spider più rivoluzionarie di sempre – te la ricordi la Z1, quella con le porte che s’insaccavano verso il basso e la carrozzeria parzialmente di plastica? – le ha fatto succedere la Z3. Per quanto all’avanguardia era la “1”, la “3” è stata, stilisticamente quantomeno, il suo opposto: un omaggio al passato. Eppure con contenuti mai visti su una Bmw.
Siccome una macchina la scegli e la giudichi partendo anzitutto dal design (lo si fa persino con una suv, figurati te con una due posti scoperta) inizio a parlarti della “crosta” esterna. Arrivata nel 1995, la Z3 è una delle prime esponenti del neoretro che avrebbe fatto proseliti nei dieci anni e passa a seguire. A differenza di Beetle, Mini e 500, non è il remake moderno di uno specifico modello del passato, ma raccoglie comunque suggestioni estetiche ricavate dal libro di storia della marca: se vuoi, l’operazione è più simile a quella che ha portato alla definizione della Chrysler PT Cruiser o della Lancia Thesis che alle compatte che ti ho citato prima.

Giusto che qua è venuta mostruosamente meglio. Anche perché un “calco” in realtà ce l’avevano, alla Bmw: l’ispiratrice indiretta è infatti la 507 di quarant’anni prima, di cui la Z3 cita (adeguandoli magistralmente a proporzioni moderne) il cofano lunghissimo, le lamiere sinuose, le (finte) branchie laterali tra arco ruota anteriore e porta. L’effetto è scenografico che di più non si potrebbe: ti volti a guardarla ancora oggi, che sono passati quasi trent’anni: figurati allora, che di macchine così proprio non se ne vedevano.
Che poi, fosse tutto qui, saresti giusto di fronte a una delle tante Bmw riuscite particolarmente bene e la faccenda non sarebbe, di conseguenza, nemmeno così clamorosa. E invece, tanto per bilanciare questo tuffo nel passato con un’immersione nel futuro, la Z3 è la prima Bmw destinata al mercato worldwide non solo costruita all’estero, ma addirittura oltreoceano. Nota che ti ho specificato questa cosa della sua destinazione mondiale perché in realtà erano esistite, molto prima di lei, alcune vetture assemblate in Sudafrica per il mercato locale che, come tali, non fanno punteggio.
Pensata con un occhio particolare per gli Stati Uniti, la Z3 veniva fabbricata in uno stabilimento nuovo di zecca a Spartanburg, nella Carolina del Sud. Il primo esemplare di serie scende dalla linea di montaggio il 20 settembre 1995. Ma molti la conoscono già. Non solo perché tutti i giornali ne hanno parlato ma perché, con uno dei product placement più riusciti di sempre, è stata usata – alcuni mesi prima – come auto di James Bond (che per lei ha tradito la Aston Martin) in Golden Eye. Quando si dice la stoffa della diva.

Se uno ci sa fare, riesce a estrarre il coniglio anche da un cilindro mezzo vuoto. Ok, forse ho un po’ esagerato, ma l’ho fatto di proposito perché m’interessava farti capire che sottopelle la Z3 altro non è che una Serie 3 Compact, quindi con il passo accorciato rispetto alle versioni “regular” e, soprattutto, ancora con il vecchio retrotreno a bracci obliqui di derivazione E30, cioè la Serie 3 precedente, invece del più elaborato multilink della E36. Un abile incastro meccanico che ovviamente riduce le spese industriali e mette a frutto il limitato ingombro in altezza di questa geometria per disegnare intorno all’asse posteriore una ammaliante codina corta, bassa e sfuggente (alla fine è sempre lì che andiamo a parare: sull’estetica).

Di Z3 ne hanno fatte un’infinità di varianti, con motori a quattro e – in prevalenza – a sei cilindri. La prima serie aveva solo due “quattro”: un milleotto da 115 cavalli, bello fluido ma scarsino per una vettura da 12 quintali, e un ben più tonico millenove 16 valvole da 140. Durò poco, perché a maggio del 1999 venne rimpiazzato da un duemila 24 valvole sei cilindri. Ben più corto del sei in linea, il quattro sublima la centralità della sua posizione rispetto alla scocca: è una delle ragioni per cui, pur essendo meno pimpante dei molti motori di maggiore cilindrata (ce ne sono stati di 2,2, 2,3, 2,5, 2,8 e 3 litri) a me piace moltissimo e mi sento di consigliartelo. A differenza delle sei cilindri – tanto più, delle M – le quattro cilindri non hanno la carreggiata posteriore maggiorata (di quasi 9 cm più larga). Di sicuro, è meno aggressiva. Altrettanto certamente, è più armoniosa.

Come su ogni Bmw, il cambio manuale ha innesti così precisi e ben contrastati che persino i fan dell’automatico trovano irrinunciabile il piacere di cambiar marcia. Anch’io, che sono di quelli per cui la “due pedali” è uno dei piaceri dell’esistenza, se mi danno una Bmw manuale non la mollo più. Adesso aggiungi che il motore, più che realmente anteriore, è centrale anteriore, visto che è montato dietro l’avantreno, e che le carreggiate sono belle larghe. Dai, che hai capito: è una di quelle macchine che le guidi col fondoschiena. Le tue terga sono a tanto così dalle ruote motrici, dunque la macchina la senti come fosse una “cosa” viva anche senza bisogno di tirarci come un dannato. Esatto, hai capito bene: ti diverti anche solo andandoci all’iper.

Chiamata a confrontarsi con l’Audi TT, la Mercedes-Benz Slk e con la Mazda MX-5, la Z3 svolse benissimo il suo mestiere di rompiscatole della concorrenza: fino al 2002, quando arrivò la spigolosissima Z4 E85 a raccoglierne il testimone, è stata costruita in quasi 297mila esemplari, comprese le coupé che furono comunque meno di 18mila. Il totale vale le 35 volte tanto (trentacinque, sì, hai letto bene) i volumi della Z1. Merito anche di un’affidabilità proverbiale conquistata sul campo: in particolare proprio il sedici valvole, oltre a disporre di maggiore coppia che lo rende più piacevole nell’uso, è veramente indistruttibile e non soffre delle noie alle punterie idrauliche che invece affliggono il milleotto. I ricambi si trovano sia presso la rete delle concessionarie Bmw sia sulla rete, intesa come web. La differenza è enorme, sia come costi sia come qualità. A te la scelta: dipende dal tuo budget e dalla tua propensione a ritornare sul lavoro già fatto. A buon intenditor…

Come spesso succede, e sulle Bmw in modo specialissimo, pompa acqua, radiatore e tubazioni varie sarebbe bene che tu li cambiassi per precauzione prima che un loro forfait consigli a te di cambiar macchina. Meglio sostituire anche il termostato con guscio in plastica rimpiazzandolo con uno di quelli con custodia in alluminio. Mentre l’avantreno, sostanzialmente identico a quello della E36, lo ripari alla bisogna con facilità e poca spesa, il retrotreno “alla vecchia maniera” – che vuol dire anche che è un po’ imprevedibile nelle reazioni – è delicato in caso d’urto: fai attenzione a controllare che l’auto su cui hai messo gli occhi non sia stata tamponata.

Come avviene su gran parte delle vetture a cavallo del millennio, le plastiche dei fari diventano spesso giallognole e si opacizzano, ma si possono far lucidare; meglio controllare con cura, sempre pensando male – cioè che abbia conosciuto molto da vicino altri veicoli – anche il cofano anteriore, ché se si allinea o articola male e lo devi buttare sono dolori di quelli acuti. La stoffa e la pelle di rivestimento e alcuni dei tappetini vanno per forza fatti ricostruire perché rientrano nella (sin qui rara) casistica dei pezzi introvabili. Inevitabile che se la tua Z3 ha fatto tanta strada a capote giù la sua plancia sia cotta dal sole. È vero che è mal comune, tra le scoperte. Ma, scusa se te lo dico, per una volta non è affatto mezzo gaudio.

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