
Due successi in meno di un mese, entrambi nel segno della storia. Il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, andato in scena dal 23 al 25 maggio, ha incoronato Best of Show una vettura simbolo dell’epopea Alfa Romeo: la Tipo B P3 del 1934, appartenuta alla Scuderia Ferrari e pilotata da Tazio Nuvolari.

Un mese dopo, il 21 giugno, Alfa è tornata sul gradino più alto del podio con la vittoria alla 1000 Miglia 2025: a firmarla, per la sesta volta consecutiva, il campione bresciano della regolarità Andrea Vesco insieme a Fabio Salvinelli, al volante di una 6C 1750 Super Sport del 1929. Un podio targato tutto Alfa Romeo, completato da una 6C 1750 Gran Sport del 1930 e da una 6C 1500 Super Sport del 1928, che conferma quanto il nome del Biscione sia ancora oggi sinonimo di eccellenza nel mondo dell’automobilismo storico. Ma per capire il significato profondo di queste vittorie bisogna tornare indietro fino agli inizi di quella che tradizionalmente viene identificata come l’epoca d’oro delle competizioni per Alfa Romeo, gli anni 20 e 30 del Novecento.
Quando Vittorio Jano arriva in Alfa Romeo nel 1923, ha poco più di trent’anni ma porta con sé una solidissima esperienza maturata in Fiat. È lui a gettare le basi dell’identità sportiva dell’Alfa: ingegneria raffinata, leggerezza costruttiva e motori brillanti.

Il primo frutto del suo lavoro è la P2, la nuova vettura da Grand Prix che debutta nel 1924 con un motore otto cilindri sovralimentato e oltre 140 cv. La vittoria al Gran Premio d’Europa a Lione apre un periodo di supremazia nelle competizioni per la Casa del Portello. Solamente l’anno successivo, nel 1925, Alfa Romeo conquista il suo primo Campionato del Mondo per vetture Gran Prix. In onore di quel successo, viene inserita una corona d’alloro nello stemma.
Nel 1925, lo stesso anno del titolo mondiale, Jano mette mano a un progetto destinato a durare nel tempo: un nuovo sei cilindri bialbero in linea. Nasce così la 6C 1500, che debutta due anni più tardi. Compatta, leggera e brillante, la 6C rappresenta una sintesi perfetta tra prestazioni e guidabilità.

Proprio quest’anno la 6C 1500 ha compiuto cento anni dalla progettazione. Un traguardo celebrato anche sulle pagine de l’automobileclassica di aprile (richiedi QUI l’arretrato), con il racconto di un raro esemplare carrozzato Vanden Plas.
È con questa vettura che comincia la vera epopea delle Alfa Romeo nelle competizioni stradali, come la 1000 Miglia (che si corre dal 1927) e la più antica Targa Florio.
Nel 1929 arriva la 6C 1750, l’evoluzione naturale della 1500, con cilindrata aumentata e nuove versioni per ogni esigenza: Turismo, Sport, Super Sport e, dal 1930, la versione più estrema con passo ridotto e compressione volumetrico di dimensioni maggiori, la Gran Sport.

È proprio la 6C 1750 Gran Sport, con carrozzeria Zagato, a scrivere una delle pagine più leggendarie dell’automobilismo. Accade alla 1000 Miglia del 1930. A bordo ci sono Tazio Nuvolari e Giovanni Battista Guidotti. Dopo oltre 1600 chilometri, nelle fasi finali della gara, Nuvolari riesce a raggiungere Achille Varzi, che conduce la gara con una vettura gemella.

Secondo una versione diventata celebre — e raccontata dallo stesso Nuvolari — il mantovano avrebbe spento i fari nella notte per non farsi vedere da Varzi e sorprenderlo con un sorpasso improvviso a Bagnolo Mella, pochi chilometri dall’arrivo a Brescia. Un episodio mai documentato ufficialmente, ma entrato nella leggenda e perfettamente in linea con lo stile di guida e l’ingegno del Mantovano Volante.
Nel 1932 Jano progetta una vettura adatta ai gran premi con più cavalli e più velocità di punta rispetto alla 6C 1750 e alla successiva 8C 2300. Si tratta della Tipo B, conosciuta da tutti come P3, la prima vera monoposto da Gran Premio, costruita attorno a un telaio leggerissimo e spinta da un motore 2654 litri otto cilindri in linea sovralimentato, capace una potenza di 215 cv già nella prima versione.

La vettura è affidata alla Scuderia Ferrari, che gestisce ufficialmente le Alfa Romeo nelle competizioni internazionali. Con la P3 arrivano vittorie in serie: Nuvolari, Varzi, l’asso tedesco Rudolf Caracciola e il monegasco Louis Chiron portano il Biscione al vertice del motorsport europeo tra il 1932 e il 1935.
Ma è proprio nel 1935, con una versione aggiornata della P3, che Nuvolari compie l’impresa che ne consacra la leggenda. Accade al Gran Premio di Germania, sul tracciato del Nürburgring, il leggendario “Inferno verde”. Il pilota mantovano batte dopo un’incredibile rimonta le più moderne e potenti Frecce d’Argento tedesche, Auto Union e Mercedes, in casa loro, davanti a Adolf Hitler e centinaia di migliaia di spettatori.

In edicola il nuovo Youngclassic di dicembre-gennaio con in copertina tre Alfa rosse dotate del mitico V6 Busso
Quest'anno il Tunnel del Monte Bianco ha compiuto 60 anni: ecco le sfide ingegneristiche necessarie alla sua realizzazione