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Dimensione Alfa, alla scoperta dell’Alfa Blue Team

di Redazione - 22/07/2025

 

Testo di Matteo Sartori, Foto di Arianna Romagnoli e Alessio Migliorini 

Alfa Blue Team: una collezione d’auto, una filosofia di vita, una famiglia allargata. Fondato nel 1972 da Gippo Salvetti, il Team è oggi più in salute che mai, ma con i suoi soli 25 soci, entrare a farne parte non è né facile, né immediato. Sono richieste cultura automobilistica, partecipazione attiva e una comprovata dedizione al marchio Alfa Romeo.

Gippo Salvetti

Abbiamo incontrato i Salvetti, Gippo e i suoi due figli Alessandro (di formazione umanistica) e Stefano (ingegnere), che insieme al socio della primissima ora e compagno di scuola di Gippo, Claudio Bonfioli, ci hanno guidato in un viaggio immersivo al cuore della collezione e dello straordinario archivio alloggiati presso l’ex fonderia di Settala che, dal 1992, è sede dell’Alfa Blue Team. Dall’esterno è solo un capannone alle porte di Milano, ma una volta varcato il cancello, stanza dopo stanza, la collezione racconta la storia del marchio Alfa Romeo in tutte le sue declinazioni, come in un museo d’arte contemporanea.

Quindi certamente le automobili, un paio di centinaia di auto dal Dopoguerra agli anni 80; e poi motori stellari avio, diesel, motori nautici, gruppi elettrogeni, autobus fantascientifici unici al mondo e mezzi pesanti, tra cui un rarissimo telaio del modello 350 “che sarà poi la base per il camion 500, la prima vera produzione di serie fatta dalla Romeo negli anni 30 – ci spiega Stefano Salvetti – ben prima della nota produzione su larga scala della 1900 negli anni 50”.

 

Tutto questo seguendo la fantastica toponomastica del luogo, da Viale Nicola Romeo, a Piazzetta Autodelta, passando per Sottopasso Rudolf Hruska e Piazza del Portello.
Da tenere presente che le automobili successive all’arrivo di Torino nel mondo Alfa non sono ammesse. “Per noi l’Alfa Romeo si ferma alla 75. Quindi sì – afferma Gippo Salvetti – per chi se lo sta chiedendo accogliamo a braccia aperte anche l’Alfasud e l’Arna. Qui di Arna, progetto tecnico di assoluto pregio tra l’altro, ne abbiamo addirittura tre e tutte trovano spazio e piena legittimità nel parco macchine dell’Alfa Blue Team”.

Quella dell’Alfa Blue Team è una lunga storia costruita fin da subito su idee semplici e chiarezza d’intenti.
“Avevamo vent’anni o poco più quando insieme a un’avanguardia di giovani entusiasti composta da me, mio fratello Stefano, Claudio Bonfioli, Guido Delli Ponti e i fratelli Garavaglia, tutti affetti da alfite acuta, abbiamo creato l’Alfa Blue Team. Avevamo il culto dell’automobile, ma soprattutto dell’Alfa Romeo – continua Gippo – e nella nostra idea di collezione, la coerenza del percorso è stata fondamentale. Per dire, quando io nel 1972 per 110 mila lire ho acquistato la mia seconda auto, una Giulietta SZ abbandonata presso un demolitore di viale Fulvio Testi, ho saputo fin dal primo momento che la ricevuta di quell’acquisto l’avrei conservata gelosamente perché sapevo già allora che venti, trenta, cinquant’anni più tardi sarei stato felice di averla tra le mani. Questo secondo me è il segno della mentalità del collezionista”.

 

Le automobili venivano cercate come si faceva una volta, studiando gli annunci sui giornali. Oppure mettendo dei bigliettini con un numero di telefono sul parabrezza delle auto parcheggiate per strada.
“Niente algoritmi e motori di ricerca a quel tempo”, interviene Claudio Bonfioli. “Oggi, a distanza di 53 anni, gli assi cardinali dell’Alfa Blue Team sono gli stessi di allora. C’è la passione per le auto, ma soprattutto, imprescindibile, si richiede la conoscenza della loro storia, intima, dei modelli e dei singoli esemplari. La volontà e il piacere di documentarsi”.

 

 

Nella vastità di questo patrimonio di memoria e tecnica, quali sono le tre auto del cuore di Gippo Salvetti? Sembrerebbe una domanda insidiosa, ma anche qui le idee di Salvetti sono piuttosto chiare e senza esitazione Gippo snocciola in sequenza i seguenti nomi: Giulia SS, Giulia SZ, Alfa Romeo Osi 2600 De Luxe. “La SS è stata la mia prima automobile in assoluto. La SZ è stata la seconda e quella che di fatto ha dato inizio alla collezione, in quanto per avere un embrione di una qualunque collezione bisogna avere almeno due oggetti. La 2600 nera invece è l’auto su cui io e mia moglie ci siamo sposati e sulla quale entrambi i miei figli, Alessandro nel 1983 e Stefano nel 1986, sono stati portati a casa dalla clinica dopo la nascita”.

È a questo punto che entrano in gioco le nuove generazioni. E in particolare, per quanto attiene il reperimento e la conservazione dei documenti, la figura di Alessandro: archivista ufficiale dell’Alfa Blue Team, ha la missione di arricchire la documentazione accumulata nelle stanze e sugli scaffali adiacenti la sala dominata dal grande tavolo da pranzo a forma di scudetto Alfa Romeo, quello dove ogni giovedì sera da più di trent’anni i soci, al suono della campana delle 20 e 30, si riuniscono per parlare, mangiare (bene), coltivare amicizie e passioni comuni.

L’archivio attraverso il quale Alessandro si muove con dimestichezza sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria biblioteca, composta da circa 9000 volumi, quasi tutti donati da soci, amici e appassionati. Vi si trovano intere collezioni di riviste, tra cui anche tutti i numeri de L’automobile dell’Aci, per poi passare alla zona marche automobilistiche e alla sezione dei cataloghi d’asta. Poi notevole letteratura destinata al lavoro di carrozzieri e designer e per finire naturalmente centinaia di volumi inerenti il motorsport.

Nonostante la mole, la biblioteca gestita da Alessandro è ordinata e per niente polverosa, segno dell’attività di consultazione costante che la contraddistingue.
“Forse la parte più interessante, e rara, è quella che riguarda i cataloghi dei ricambi e dei manuali di manutenzione delle auto”, ci dice Alessandro, “che, alla fine, sono quelli che delle automobili raccontano la tecnica ma anche l’anima”.
Poi ci sono i carteggi, come una parte dell’archivio di Alfonso Greggio, segretario particolare di Tazio Nuvolari. Questi documenti sono strumenti di navigazione capaci di definire la storia e per Alessandro, Gippo e soci è cruciale che tutta questa cultura venga condivisa con studiosi o appassionati.

“Gianni Cancellieri, decano dei giornalisti italiani e persona di grande spessore umano”, continua Alessandro, “qualche tempo fa, mentre faceva ricerca per un suo libro, ha passato lunghe serate a compulsare delle cose che non si trovavano nemmeno all’Alfa Romeo. Questa moltiplicazione del sapere rappresenta il senso profondo di un archivio di questo genere”.
Gippo, Claudio e i soci dell’Alfa Blue Team sono ancora tutti molto attivi e attenti alla loro creatura, ma col passare del tempo un pensiero al futuro è inevitabile. “Una fondazione è il progetto che permetterà a tutto questo di vivere e continuare a crescere”, dice Gippo con la chiarezza di sempre. “L’Alfa Blue Team proseguirà con i miei figli e con i nipoti di mio fratello, che per fortuna sono anch’essi molto appassionati”.

La fondazione quindi sarà lo strumento che permetterà di tramandare il patrimonio automobilistico e la biblioteca nel futuro, ben oltre l’esistenza dei fondatori. “Altrimenti tutto svapora e si dissolve, come diceva Lucrezio”, conclude Gippo, salutandoci nella calura estiva dal cancello della fonderia.

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