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Perché dovete vedere Gran Turismo al cinema

di David Giudici - 19/09/2023

L’attesa è finita: da mercoledì 20 settembre debutta nelle sale italiane la riproposizione in pellicola del più celebre “sim racer” della storia. Quello che ha consentito a un giovane talento gallese della console, Jann Mardenborough, di vincere il contest Nissan GT Academy nel 2011 e diventare così un pilota affermato con oltre 200 gare nel palmarès e un 3° posto di classe persino alla 24 Ore di Le Mans. Ho visto in anteprima il film e posso dirvi che ne vale la pena: anche perché è uno spettacolo che unisce almeno tre generazioni di appassionati.

Non si smette mai di essere gamer

Correva l’anno 1998. Chi vi scrive, all’epoca, aveva ancora meno di 30 anni e ha consumato joypad, occhiali e nottate a giocare a Gran Turismo per PlayStation. Sono passati 25 anni da allora, oggi ho ancora Gran Turismo a casa sulla PlayStation 3 – mi sono fermato lì, ammetto – ma ancora mi capita ogni tanto di accendere l’ambaradan e gareggiare per un po’. È dunque con l’approccio del vecchio connoisseur che ho accettato l’invito degli amici della Brembo per gustarmi in anteprima il film di cui in redazione si parla da tempo. Non sapevo granché della trama, ma avevo intercettato in tv un’intervista al vero Jann Mardenborough che raccontava la sua storia. Il primo pensiero? Sì vabbè, un nerd da console che ha provato a diventare pilota e gli è andata benino.

Oltre ogni condivisibile scetticismo

Dai confessiamolo: ci avvicineremmo tutti con questo preconcetto alla poltrona in sala ed è tutto qui il significato più puro, genuino della trama. Nei 135 minuti tirati della pellicola di Neill Blomkamp, è narrata la storia di un ragazzo meticcio di madrelingua inglese (qualche similitudine con un altro campione?) che dimostrerà al mondo che altro che pivello da console…  Se oggi per sfondare nel motorsport devi avere necessariamente una cassaforte d’oro montata sulle spalle, quel ragazzo lì partendo dalla sua cameretta a Cardiff, Galles, ha dato un senso alla magica intuizione del guru del marketing Nissan Danny Moore (ottimamente interpretato da Orlando Bloom, altra star del film l’ex Ginger Spice Geri Halliwell nei panni della mamma di Jann) e successivamente ha corso sulle più importanti piste del mondo e intascato successi importanti, sino ad arrivare al terzo posto di classe a Le Mans. Inimmaginabile, soprattutto dieci anni fa.

Non solo per impallinati di auto

Non vi spoilero niente della trama e di come si svolge il contest (contemplava una selezione dei 10 migliori giocatori da console al mondo, partendo da 90 mila!), per non togliervi il gusto di godervi le scene una dopo l’altra. Vi anticipo soltanto che le prime immagini del film sono di una Honda NSX e successivamente di una Ford GT e impreziosite con il cameo di sua maestà Kazunori Yamauchi, il creatore del più diffuso simulatore di guida della storia per PlayStation e già sufficiente per far spuntare la pelle d’oca.  Ma com’è il film? È chiaro, si rivolge a una platea non necessariamente sfegatata di auto, ma che vuole mixare la passione per gli esports con quella per il motorsport. Un serbatoio sempre di più fondamentale per travasare la cultura da un bacino all’altro. D’altronde anche i piloti di F1 oggi si formano così, no?

Dal virtuale al reale

Un film, dunque, che corre via leggero nelle sue oltre due ore e racconta come “un ragazzino che gioca nella sua cameretta possa dire la sua anche a 320 all’ora in pista” su un’auto vera. Le scene di gara in circuito sono spesso ricostruite con l’effetto videogame, inclusi rumori e animazioni – ecco, non come Le Mans di Steve Mc Queen, per capirci, ma nemmeno come Rush di Ron Howard – ma è lo spettacolo che gradiranno i milioni di giocatori di Gran Turismo degli ultimi 25 anni (80 milioni di appassionati) che guardando le sequenze della pellicola arricchite con i sound caratteristici di Gran Turismo si sentiranno subito a casa. Dicevamo, per certo questo film piacerà soprattutto perché unisce tre generazioni di appassionati: target 15-50.

Le piste, quelle vere

Silverstone, Nürburgring, Le Mans, ma mancano Monza e Spa: con loro i templi della velocità del Vecchio Continente ci sarebbero tutti e farebbero sognare di più. Tanta adrenalina e anche momenti di profonda sofferenza, il percorso non all’acqua di rose di Mardenborough è ben raccontato nello svolgimento. E di certo lascia uno spiraglio aperto al sogno per chi, come Jann, mai nella vita avrebbe potuto aspirare a diventare pilota a 19 anni e senza aver mai guidato nemmeno un kart. Una cosa possibile oggi grazie ai simulatori. Dopo questo film con buona probabilità ci sarà un’ulteriore impennata consapevole di interesse verso gli esports.

Il “dietro le quinte”

Ed è bene così, è l’ultima arma che abbiamo per tenere viva questa antica passionaccia per i motori che fanno rumore e per il puzzo di benzina in un mondo che ormai predica soprattutto l’elettrico. Nota di colore che si scopre leggendo i titoli di coda: il vero Jann ha fatto da controfigura a Archie Madekwe, l’attore che lo interpreta, nella parte di sé stesso. E poi osservartelo bene quel ragazzo: a me ricorda proprio da vicino un altro asso del motorsport, nato e cresciuto sul kart, che qualche titolo mondiale in tasca se l’è infilato. Una storia specchiata tra asfalto e pixel che fa bene al nostro mondo e a quello delle corse. Buona visione, non perdetevi Gran Turismo! Io intanto vado a comprarmi Gran Turismo 7 e una PlayStation 5, più una postazione come si deve. Non si sa mai, magari potrei avere la mia occasione nella terza età. 

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