
Testo di Fabio Madaro
Ogni agosto, la baia di Monterey, in California, si trasforma: da tranquilla meta turistica affacciata sull’oceano diventa il palcoscenico più esclusivo del mondo dell’auto. Il Concours d’Elegance di Pebble Beach, atto finale della Monterey Car Week, non è soltanto una sfilata di vetture d’epoca restaurate alla perfezione: è un osservatorio privilegiato sul mercato globale del lusso su quattro ruote, dove si leggono tendenze, si misurano valori e si scruta il comportamento dei collezionisti più influenti.
La storia dell’evento affonda le radici nel 1950, quando un gruppo di appassionati organizzò una gara di auto sportive lungo la costa. Da quell’inizio modesto, Pebble Beach si è evoluta fino a diventare un’icona mondiale, capace di attirare marchi storici, investitori internazionali e celebrità. Lo scenario naturale – il 18° fairway che si affaccia sul Pacifico, la nebbia mattutina che lascia spazio a una luce perfetta per fotografie spettacolari – rende ogni vettura protagonista di un vero e proprio spettacolo visivo.
L’edizione 2025 del Pebble Beach Concours d’Elegance, in programma il 17 agosto, celebra accanto ai grandi classici della storia automobilistica anche la creatività e l’eleganza discreta di Giovanni Moretti, storico carrozziere nato a Reggio Emilia nel 1904 e attivo principalmente a Torino. La sua carriera inizia con le moto alla piccola officina Elletra, per poi fondare nel 1925 (100 anni fa esatti) la Moretti, inizialmente concentrata su motoveicoli e licenze con marchi internazionali. La prima auto a quattro ruote, la 500 del 1927, introduce già soluzioni innovative, mentre negli anni ’40 e ’50 l’azienda sviluppa modelli elettrici e utilitarie come la Cita, con motori progettati internamente. Dopo la guerra, Moretti collabora con Giovanni Michelotti e altri stilisti per realizzare varianti “fuoriserie” su Fiat, Alfa Romeo e Maserati, distinguendosi per eleganza mai ostentata.
Tra i modelli più celebri, la 500 Coupé, la 850 Sportiva Coupé del 1967 e le serie MiniMaxi e MidiMaxi. Negli anni ’70 e ’80 l’azienda esplora nicchie di mercato, dai pick-up Paguro alle sportive derivate dalla Campagnola, fino alla Panda Rock gestita dai figli. Il concorso di Pebble Beach rende omaggio a questo talento, riconoscendo la capacità di Moretti di combinare stile, ingegno e una sottile modestia, omaggiando un pezzo unico della storia dell’automobile italiana. A proposito di centenari, Pebble Beach quest’anno celebra anche Invicta (antico marchio inglese che produsse veicoli tra il 1925 e il 1935) e la ben più nota Chrysler che nacque nel 1925 per volontà di Walter P. Chrysler, un semplice meccanico ferroviario la cui curiosità e determinazione lo portarono a entrare nell’industria automobilistica dando rapidamente la scalata al successo fino a diventare proprietario di diversi marchi. Altri tempi.
Oggi, in un momento storico di trasformazione radicale per il settore automobilistico, Pebble Beach resta un faro per chi cerca esclusività e autenticità. Il valore di un’auto qui non si misura solo in cavalli o materiali pregiati, ma nella storia che sa raccontare. Nei giorni precedenti il concorso, le grandi case d’asta – RM Sotheby’s, Gooding & Co., Bonhams – mettono in vendita decine di pezzi rari. In questi ultimi anni il volume d’affari sfiora i 400 milioni di dollari, pur se nel 2024 diverse auto sono rimaste invendute. Le vetture più ambite? Quelle davvero uniche, con pedigree sportivo e storia documentata, come la Ferrari 250 GTO o la Bugatti Voiture Noire.
Ma Pebble Beach non è solo aste milionarie. Negli ultimi anni si è consolidata come palcoscenico strategico per le Case automobilistiche desiderose di rafforzare la propria identità premium. Bugatti, Aston Martin, Lucid, Koenigsegg, Lamborghini e altri hanno scelto la Car Week per presentare concept futuristici, edizioni limitate o modelli “one-off”, con un mix di design innovativo e contenuti tecnologici d’avanguardia. Non basta mostrare un’auto: serve raccontare una storia coerente, offrire esperienza e posizionamento, conquistando l’attenzione di collezionisti, imprenditori e vip che esigono unicità assoluta. Qui l’auto diventa status e simbolo culturale: per chi la possiede, è patrimonio e biglietto da visita; per chi osserva, è sogno e ispirazione. E se l’evento resta riservato, la sua magia attraversa social, media e reportage, trasformando Pebble Beach nella “Settimana della Moda” dell’automobile, dove passato e futuro si incontrano in un dialogo costante.
Nel frattempo il collezionismo evolve: le icone degli anni ’50 e ’60 condividono oggi spazio con supercar degli anni ’80 e ’90, in piena ascesa di quotazione. Accanto a queste, cominciano a comparire prototipi elettrici, restomod e concept digitali, segno che, nei prossimi dieci-quindici anni, le classi tematiche potrebbero includere auto nate da materiali compositi, software e tecnologie innovative.
Nonostante la crescente apertura alla contemporaneità, Pebble Beach mantiene la sua forte identità tradizionalista, distinguendosi da eventi come il Goodwood Festival of Speed, già più inclusivo verso i costruttori emergenti.
Il prato del 18° fairway del Pebble Beach Golf Links si affaccia sull’oceano Pacifico. La scenografia è talmente iconica che le foto diventano virali ancor prima della proclamazione dei vincitori. Dress code d’altri tempi: tra cappelli a tesa larga, completi in lino e bastoni da passeggio, l’atmosfera ricorda un set cinematografico anni 30, anche se le fotocamere degli ospiti sono di ultimissima generazione.
E poi ancora biglietti da record: entrare non è semplice né economico: un pass giornaliero supera i 500 dollari, mentre pacchetti luxury possono arrivare a cifre a quattro zeri. Infine vincere è un riconoscimento imperituro, o quasi. Il “Best of Show” è infatti uno dei premi più ambiti al mondo, e un’auto che lo conquista vede immediatamente moltiplicare il proprio valore.
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