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Marcia indietro della Germania: flessibilità sul ban del 2035

di Redazione - 09/10/2025

Testo di Mattia Eccheli

La Germania aggiusta il tiro. Il nuovo esecutivo tedesco – una GroKo (Grosse Koalition, grande coalizione) tra Unione cristiano democratica e sociale e socialdemocratici – guidato dal conservatore Friedrich Merz si impegnerà (“farò di tutto”) per impedire un radicale blocco delle immatricolazioni delle auto con motore a combustione. “Nel 2035 non deve avvenire questa cesura drastica”, ha precisato Merz al termine del cosiddetto “Autogipfel”, il vertice sull’auto sollecitato (anche) dalla potente lobby industriale del Paese.

Industria di comparto e sindacato concordato sul cambio di rotta

La Germania lavorerà ad una transizione più flessibile, ossia una proroga della scadenza del bando della commercializzazione di veicoli non a zero emissioni su strada del 2035 oppure per norme meno stringenti. La dichiarazione è stata accolta positivamente sia da Hildegard Müller, presidente della VDA, l’industria che rappresenta la filiera automobilistica tedesca, sia da Christiane Benne, numero uno della IG Metall, la sigla che rappresenta le tute blu, i cui livelli occupazionali sono fortemente a rischio.

Non si rinnega l’auto elettrica

L’esecutivo non rinnega l’opzione elettrica, che per Merz rimane “la via principale da percorrere” e alla quale si guarda per il futuro, ma c’è bisogno di tempo. Il governo ha così sostanzialmente sposato le richieste che provenivano dal comparto, in grande difficoltà, e solleciterà maggiore flessibilità e pragmatismo, soprattutto a difesa della propria industria. “Non vogliamo andare a sbattere con la testa contro il muro”, ha sintetizzato il vicecancelliere, il socialdemocratico Lars Klingbeil.

Per contribuire al contenimento delle emissioni di CO2, l’industria dell’auto della Germania propone le soluzioni plug-in e range extender per portare i motori termici anche oltre il 2035. Senza il dieselgate e malgrado la concorrenza cinese (il governo di Pechino ha appena deciso un ulteriore giro di vite sulle esportazioni di terre rare e sulle tecnologie collegate) si sarebbe difficilmente arrivati a questo punto. Diverse associazioni ambientaliste hanno già protestato a Berlino contro la politica del governo sull’auto.

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