
Testo di Andrea Bellomo
Nel 2027, Renault inaugurerà a Flins un centro senza precedenti. Non sarà un museo: sarà un luogo vivo, un cuore pulsante dove convivranno industria, arte, innovazione, memoria e formazione. Un progetto ambizioso che vuole dire molto di più di “guardare al passato”: vuole dar vita a ciò che il passato ci ha lasciato di più utile — la cultura del fare.
Il luogo non è stato scelto a caso. Flins, a 40 km da Parigi, è stato per decenni uno dei pilastri produttivi di Renault. Da lì sono uscite 18 milioni di auto — dalla R4 alla R5, dalle mitiche Clio e Twingo e l’elettrica Zoe. Ed è proprio sull’ex parcheggio dello stabilimento che sorgerà la nuova struttura: una cattedrale laica della mobilità, pronta a dialogare con il pubblico francese e internazionale.

Il cuore sarà una collezione verticale mozzafiato: 600 veicoli esposti su 5 piani, 13 file da 9 auto ciascuna, illuminate da luce naturale. Sarà un gesto architettonico forte, spettacolare, pensato per celebrare non solo il design Renault, ma la storia tecnica e sociale dell’auto stessa.
Il centro ospiterà anche un’officina di restauro e certificazione: qui si formeranno i nuovi meccanici e carrozzieri, e collezionisti e appassionati potranno riportare in vita i propri veicoli storici. Accanto, gli archivi Renault, con oltre 2.400 metri lineari di documenti, poster, disegni tecnici, fotografie, manifesti: la materia grezza della storia.

E poi c’è l’arte. Renault fu pioniera nel dialogo tra industria e creazione. Il centro ospiterà opere di Dubuffet, Vasarely, Erró, Doisneau. Ma anche nuove produzioni contemporanee grazie all’Art Factory, una residenza artistica integrata nata in un’ex area di verniciatura. I primi a intervenire? Gérard Zlotykamien e Jean Faucheur, due leggende della street art francese.
Come se non bastasse, il progetto include esperienze immersive in realtà virtuale, un grande spazio eventi di 3.200 m², laboratori, incontri, mostre temporanee e un polo formativo già attivo. E sì: tutto sarà accessibile, inclusivo, pensato per coinvolgere il pubblico di ogni età.

Il valore complessivo di auto, opere, archivi e know-how custodito qui supererà il costo sostenuto per realizzare l’intero progetto. Un investimento culturale prima che economico. Ma anche, diciamolo con un sorriso, un messaggio a chi guarda da fuori: forse è anche un modo per ricordare al mercato asiatico che noi, il patrimonio, ce l’abbiamo. E non lo nascondiamo.
Renault non archivia il passato: lo mette in scena. Flins diventerà un ponte tra storia e futuro, tra tecnica e immaginazione, tra industria e collettività. Un gesto forte, europeo, necessario.

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