Il governo italiano sta intensificando le trattative con la casa automobilistica cinese Dongfeng per l’apertura di un nuovo stabilimento in Italia. Secondo fonti vicine alle negoziazioni, Roma sta ponendo particolare enfasi sulla necessità di implementare misure rigorose per la sicurezza informatica e la protezione dei dati, in cambio del sostegno governativo per l’investimento.
Come riportato da Bloomberg, e ripreso dal portale Automotive News Europe, il governo Meloni avrebbe posto come condizione necessaria per l’investimento di Dongfeng l’obbligo di affidare la fornitura di componenti cruciali, come le unità di infotainment, a produttori locali.
“L’arrivo di una casa automobilistica cinese in Italia potrebbe rappresentare un’opportunità per rilanciare il settore, a condizione che i fornitori locali svolgano un ruolo centrale e che vengano garantiti gli standard di sicurezza occidentali”, ha commentato Stefano Aversa, presidente per Europa, Medio Oriente e Africa di AlixPartners.
Le negoziazioni con Dongfeng si collocano in un momento delicato per l’industria automobilistica italiana, che ha visto la sua produzione calare drasticamente negli ultimi decenni. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale dei Costruttori di Veicoli a Motore, la produzione di auto in Italia è scesa a 880.000 unità nel 2023, rispetto a 1,14 milioni nel 2017 e 1,74 milioni nel 2000.
Il Primo Ministro Meloni, di recente in visita a Pechino per incontrare il Presidente Xi Jinping, ha ribadito la volontà dell’Italia di attrarre nuovi investimenti cinesi. Secondo quanto riportato dalle fonti (rimaste anonime) l’intenzione del nostro Governo è che Dongfeng impieghi almeno il 45% della componentistica realizzata e prodotta in Italia. Al momento nessuno dei diretti interessati ha commentato la notizia in forma ufficiale.
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