
Testo di Fabio Madaro
Nel firmamento del design automobilistico italiano, Ercole Spada occupa un posto speciale. Non era un personaggio da copertina, non amava la ribalta, ma ha lasciato una traccia indelebile con le sue linee pulite, tese, funzionali. A pochi giorni dalla sua scomparsa, avvenuta all’età di 88 anni, è giusto ricordare un designer che ha saputo dare forma alla velocità e allo stile con una sensibilità tutta italiana, ma capace di parlare il linguaggio del mondo.
Nato nel 1937, Spada entra nel 1960 alla Carrozzeria Zagato, poco più che ventenne. Da lì parte una carriera lunga e brillante, fatta di passaggi strategici – Bmw, Ford, IDEA Institute – e di auto che hanno segnato l’immaginario collettivo.
Il nome di Ercole Spada si intreccia in maniera indissolubile con quello di Zagato, dove contribuì a ridefinire lo stile delle vetture da competizione italiane. La sua prima grande creatura fu la Alfa Romeo Giulietta SZ (Sprint Zagato), vettura del 1960 concepita per correre e vincere.
Ma è con la mitica Giulia TZ (1963) che Spada compie un ulteriore passo avanti. Telaio tubolare, peso piuma, e una carrozzeria che sembrava cesellata dal vento. La Tubolare Zagato (appunto TZ) era affilata, sensuale, essenziale. La bellezza si fondeva con la funzionalità, in una sintesi che sarebbe diventata la cifra stilistica di Spada per tutta la carriera. “Disegnavo auto che dovevano correre, non sfilare in passerella”, raccontò in un’intervista. Eppure, le sue vetture hanno sempre avuto la grazia delle top model.

Nel 1970 Ercole Spada approda in Germania dapprima alla Ford realizzando vari prototipi di studio tra cui la GT70. Poi, quando Ford acquisì la Ghia nel 1973, Spada entrò a far parte della Ghia Operation. Nel 1976, dopo un breve periodo all’Audi entra alla Bmw dove torna a ricoprire il ruolo di capo designer. A Monaco rimarrà fino al 1983. Qui affronta una sfida totalmente diversa: non più vetture da corsa leggere e agili, ma berline solide, complesse, tecnologiche.
Eppure, anche in questo contesto riesce a imprimere il suo segno. Così dopo la sua uscita da Bmw vengono lanciate la terza serie della Serie 5 (la E34) nel 1987 o ancora nel 1986 la seconda generazione della Serie 7 (codice E32), progetto a cui Spada lavorò come capo del design esterno. L’auto segna un salto in avanti per la casa bavarese: linee rigorose ma fluide, un equilibrio tra forza e sobrietà, e innovazioni pionieristiche come il primo sistema di navigazione di serie su una vettura europea.
La Serie 7 E32 è l’archetipo della berlina di lusso tedesca moderna: elegante ma non appariscente, solida ma dinamica. Lo stile di Spada, sempre più maturo, trova un nuovo equilibrio tra esigenze industriali e identità di marca. È il trionfo del design funzionale senza rinunciare all’eleganza.

Negli anni ’80 Spada torna in Italia per guidare il design dell’IDEA Institute, centro torinese di progettazione avanzata. È una fase importante, in cui mette a frutto l’esperienza maturata tra artigianato e industria, per creare auto pensate per la produzione di massa.
Nascono così vetture come la Fiat Tipo (1988), che introduce un nuovo concetto di compattezza e abitabilità, vincendo anche il titolo di Auto dell’Anno. Suo è anche il design della Fiat Tempra (1990), sia in versione berlina che station, sobria ed efficiente, che spinge il concetto di aerodinamica anche nella fascia media del mercato.

Ma forse la più iconica di questa fase è l’Alfa Romeo 155 (1992). Una berlina che univa geometrie razionali e spigoli netti con un cuore sportivo. Sottovalutata al debutto, trovò il suo riscatto nelle competizioni: fu protagonista nel DTM tedesco, dove riportò il marchio Alfa alla gloria. Spada, ancora una volta, aveva disegnato una macchina nata per correre.

Ciò che colpisce nella carriera di Ercole Spada è la coerenza stilistica, ma anche la capacità di adattarsi. Dai piccoli laboratori artigianali alle grandi fabbriche tedesche, dai prototipi sportivi alle vetture per le famiglie europee, Spada ha sempre mantenuto una visione personale: la forma deve seguire la funzione, ma può anche emozionare.
Nel 1993, insieme al figlio Paolo, fonda Spadaconcept, piccolo studio di design con cui continua a esplorare soluzioni stilistiche fuori dagli schemi. E nel 2008 stupisce tutti con la Codatronca, una supercar avveniristica che omaggia le sue prime creazioni in Zagato con un taglio da coupé del futuro.

Ercole Spada non amava i riflettori, eppure era stimato dai colleghi più celebri. Giorgetto Giugiaro lo definì “uno dei più intuitivi e rigorosi designer italiani”. Era schivo ma appassionato, preciso ma visionario. Disegnava a mano libera anche negli anni in cui i computer cominciavano a dominare, e nelle sue linee si percepiva sempre l’intelligenza della mano e dell’occhio.
La sua eredità è ovunque, anche se molti automobilisti non ne conoscono il nome. È nelle carrozzerie che attraversano i decenni senza invecchiare, è nei dettagli che fanno la differenza, è in quell’equilibrio tra tecnica e bellezza che è l’anima stessa del design italiano.
Addio, Maestro. Le tue linee continueranno a correre.
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