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Case cantoniere: passato, presente e futuro

di Redazione - 18/10/2025

Testo di Maurizio Bertera

Perché diventi fenomeno, mancano due elementi: l’acquisto da parte di un vip o di un influencer e obiettivamente la bellezza delle posizioni. Ma il 2025 sembra essere l’anno delle case cantoniere in vendita: gli edifici caratterizzati dal tipico colore rosso pompeiano (obbligatorio solo dal 1934), originariamente destinati ad ospitare i cantonieri – gli addetti alla manutenzione delle strade – spesso insieme alle loro famiglie.

Le origini

Non siamo lontani dal 200° compleanno dalla nascita, segnata dal Regio Decreto di Carlo Felice di Savoia, che il 13 aprile 1830 istituì la figura del cantoniere, affidandogli il compito di gestire un ‘cantone’ (dal provenzale ‘canton’, ossia un tratto di strada di 3-4 km). Tecnicamente, l’idea va attribuita a Giovanni Antonio Carbonazzi, un ingegnere al servizio dei Savoia, inviato in Sardegna per studiare come migliorare la viabilità stradale sull’isola.

Archivio storico ANAS

Per svolgere in tempi rapidi la manutenzione e controllare facilmente le strade, i lavoratori dovevano abitare in case situate ai margini di ciascun ‘cantone’, dello stesso colore in modo da essere riconoscibili, e con l’indicazione del km in cui sorgevano. Un locale della casa doveva sempre rimanere a disposizione dei “viandanti a piedi o a cavallo” che avessero bisogno di un luogo dove riposare.

Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, la professione del cantoniere iniziò a diffondersi in tutto il paese. Un Regio Decreto del 1874 richiedeva ai cantonieri di essere presenti sul tratto di strada assegnato loro tutti i giorni, dall’alba al tramonto, per fare le riparazioni necessarie: “Nonostante poi qualsiasi intemperia il cantoniere non deve abbandonare il tratto di strada affidatogli, ma ricoverarsi nel più prossimo luogo per riprendere il lavoro appena lo potrà e per accorrere ad ogni bisogno”. La costruzione continuò anche durante il ventennio fascista, e nel 1938 furono censite 1365 case cantoniere che offrivano in totale 2341 alloggi: erano ormai diventate una “riconoscibile, specifica e capillare presenza dello Stato localizzabile anche nel più sperduto angolo del territorio nazionale”, si legge nel saggio “Le case rosse’, scritto dall’antropologo sardo Sergio Contu.

Archivio storico ANAS

Dalla ricostruzione al declino

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu la neonata Azienda Nazionale Autonoma delle Strade (ANAS) a prendersele in carico e nei decenni successivi la gestione delle operazioni di manutenzione venne rivista. Nel 1982, il sistema inizialmente basato sul lavoro diffuso di centinaia di cantonieri si riorganizzò venendo aggregato intorno ad alcuni centri di manutenzione. Infatti, oggi il cantoniere esiste ancora, ma i lavori sono affidati a squadre che si occupano di tratti di strada ben più lunghi rispetto a quelli originari, di circa 50 km.

Non bastasse, nel 2000 l’ANAS trasferì la gestione di molte strade e delle relative case cantoniere, direttamente alle regioni o agli enti locali competenti. Per questo non si può sapere esattamente quante ce ne siano in Italia: l’Anas ne controlla 1244 ma a queste vanno aggiunte tutte quelle sulle strade non statali, gestite, come detto, dalle regioni o da altri enti locali. Di sicuro, in gran parte sono state dismesse, in quanto non sfruttate come abitazioni dai lavoratori.

Messe in vendita

Nel 2016, ANAS rendendosi conto che ne venivano utilizzate poco più di 500 come sedi operative per le squadre oppure come magazzini per conservare gli strumenti utili nelle attività di manutenzione delle strade, lanciò un primo bando di vendita per 30 case cantoniere con l’obiettivo di attirare chi intendeva trasformarle in ristoranti, centri informativi e didattici, alberghi, centri per il noleggio di auto o biciclette e altro ancora.

Da lì, si è continuato bando dopo bando a proporle sul mercato immobiliare – lo fa tecnicamente Ferservizi, società del gruppo FSI, che ha un portale specializzato sul tema. Viste quindi le condizioni di semi o totale abbandono, sono tantissime le offerte che si possono trovare in giro per l’Italia, con quotazioni non altissime. Nell’ultimo bando, di aprile 2025, ne sono state messe sul mercato altre 75. Abbiamo sbirciato per rendersi conto dell’offerta. Una ex casa cantoniera ad Albano Laziale (RM) di circa 110 mq su due livelli (storicamente necessari per dividere la parte dei servizi da quella puramente abitativa) con cortile di 593 mq partiva da 103.000 euro mentre per un’altra nel comune di Modena – di circa 127 mq su due livelli con deposito e corte esclusiva – si chiedevano 145.000 euro.

Prospettive future

Va detto che sinora c’è una richiesta inferiore alla disponibilità. E che numerosi progetti di riqualificazione si sono arenati. Ma ci sono esempi virtuosi come la ex-casa cantoniera di Limone sul Garda, (BS), che sulla spettacolare Gardesana ospita la nuova sede della Croce Bianca. O quella di Acquabona, una frazione del di Cortina d’Ampezzo (BL), utilizzata come sede della Fondazione Dolomiti Unesco che come sala operativa dell’ANAS. C’è da augurarsi che il ‘mercato’ dia un’attenzione maggiore al tema perché in bilico tra memoria e futuro, le case cantoniere raccontano il passato delle nostre strade e nel contempo indicano una nuova frontiera del riuso del patrimonio pubblico.

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