
Testo di Fabio Madaro
La Corte di Cassazione in una recente sentenza ha confermato la condanna per omicidio stradale aggravato nei confronti di un conducente, che al momento dell’incidente stava scrivendo un messaggio su Whatsapp. Nel terribile schianto verificatosi lungo una strada extraurbana a scorrimento veloce, sono morte due persone.
L’incidente risale al mese di giugno del 2019 quando l’uomo, alla guida del proprio veicolo, ha travolto un’altra vettura. L’indagine ha chiarito che il conducente stava utilizzando il cellulare per inviare messaggi, distogliendolo completamente dalla guida. Le due vittime, i passeggeri dell’auto travolta, sono purtroppo decedute a seguito delle gravissime lesioni riportate.
Già nei primi due gradi di giudizio era emersa in modo chiaro la responsabilità dell’automobilista, che è stato condannato per omicidio stradale aggravato. A distanza di sei anni, finalmente, la Suprema Corte ha ora reso definitiva quella condanna, riconoscendo nella condotta dell’imputato una “grave imprudenza consapevole”. Per i giudici insomma, chi scrive su Whatsapp mentre guida non solo viola il codice della strada, ma compie una scelta attiva e pericolosa, che può avere conseguenze drammatiche.
Questa sentenza sancisce quindi un precedente rilevante: l’uso dello smartphone alla guida non può essere considerato una semplice distrazione, ma un’aggravante pesante nei casi di incidenti mortali. Una linea dura che potrebbe incidere sulle future valutazioni giudiziarie in casi analoghi. Un caso che riapre prepotentemente il dibattito sull’uso dei dispositivi digitali alla guida. Perché in un’epoca di connessione costante e a quanto pare irrinunciabile, la necessità di promuovere un uso consapevole della tecnologia è più urgente che mai per fare in modo che incidenti di questo tipo non accadano mai più.
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