
Testo di Fabio Madaro
Il Safari Rally che in questi giorni è andato in scena lungo le insidiose strade del Kenya è una delle gare più celebri del mondiale rally e con una lunghissima storia alle spalle. La prima edizione si svolse nel 1953 per celebrare l’incoronazione della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. A quell’epoca la gara attraversava il Kenya, l’Uganda e la Tanzania. Teatro di epiche battaglie nel corso dei vari decenni, il Safari Rally ha ospitato i grandi protagonisti del mondo dei rally, compreso il nostro Miki Biasion che su quelle strade ha ottenuto due splendide vittorie consecutive, nel 1988 e nel 1989, al volante, ovviamente, della Lancia Delta Integrale.
Una gara da sempre massacrante per macchine e piloti che negli anni ha acquisito fama e importanza per la estrema difficoltà delle sue prove speciali, che di fatto lo pongono come una delle competizioni più impegnative nel mondo dei rally. Per questo le vetture venivano preparate con grande attenzione per affrontare la gara. Tra le modifiche più importanti, vanno ricordate le sospensioni riviste, con ammortizzatori più lunghi e resistenti, spesso con doppi ammortizzatori per ruota per assorbire meglio gli urti.
Fondamentale per il successo di Biasion anche la grande affidabilità e robustezza della Delta Integrale, una delle vetture più titolate nella storia del Rally che in quelle due edizioni si rivelò praticamente imbattibile per la concorrenza, permettendo al pilota italiano di affrontare con successo le mille insidie della corsa africana.
La scocca era rinforzata con protezioni supplementari per resistere alle sollecitazioni, mentre nel sottoscocca venivano applicate piastre di alluminio e acciaio per salvaguardare coppa dell’olio, differenziali e trasmissione.
Il motore 2.0 turbo rimaneva lo stesso, ma veniva adattato per tollerare meglio polvere e temperature elevate: l’aspirazione era modificata, con filtri più grandi e spesso dotata di snorkel per evitare l’ingresso di polvere e acqua nei guadi, mentre il sistema di raffreddamento veniva potenziato, con radiatori maggiorati e ventole più potenti.
Altrettanto importante l’utilizzo di cerchi e pneumatici rinforzati, spesso con doppie gomme di scorta montate sull’auto. Infine il serbatoio del carburante veniva maggiorati per garantire maggiore autonomia extra.
Le strade accidentate, le condizioni climatiche imprevedibili e la fauna selvatica costituiscono una sorta di unicum nel panorama delle competizione. E proprio in questo contesto e tra mille difficoltà Miki Biasion, insieme al suo navigatore Tiziano Siviero, è riuscito a imporsi in ben due edizioni, dimostrando straordinarie abilità di guida e una perfetta sintonia con il team Lancia.
Senza dimenticare che le due vittorie al Safari Rally hanno contribuito in modo significativo alla conquista dei titoli mondiali di Biasion per l’appunto nel 1988 e nel 1989.
Anche per questi motivi le imprese di Biasion al Safari Rally rimangono tra le pagine più gloriose del motorsport italiano, evidenziando il perfetto connubio tra pilota, navigatore e macchina in una delle competizioni più ardue del panorama rallystico.

Per chi volesse approfondire le imprese africane di Biasion e Siviero a bordo della Lancia Integrale consiglio di leggere il bel volume “Io e il Safari” di Miki Biasion con Maurizio Ravaglia, edito da Artioli Editore, corredato da splendide fotografie d’epoca.
In edicola il nuovo Youngclassic di dicembre-gennaio con in copertina tre Alfa rosse dotate del mitico V6 Busso
Quest'anno il Tunnel del Monte Bianco ha compiuto 60 anni: ecco le sfide ingegneristiche necessarie alla sua realizzazione