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Mercedes, l’ESP compie trent’anni

di Emiliano Ragoni - 30/01/2025

La Mercedes festeggia il debutto dell’ESP, Electronic Stability Program, avvenuto 30 anni fa, esattamente nel 1995. Una ricorrenza molto importante perché questo sistema di sicurezza attiva, frutto della collaborazione con la Bosch, ha rappresentato un vero punto di svolta nell’ingegneria dell’industria dell’auto diventando uno standard di sicurezza.

Il debutto

L’ESP sostanzialmente impedisce al veicolo di sbandare frenando selettivamente le singole ruote. Previene gli incidenti, rendendo la vettura più controllabile nelle condizioni avverse, con asfalto bagnato o ghiacciato.

L’Electronic Stability Program ha celebrato la sua prima mondiale nel febbraio 1995, nel nord della Svezia, sulle Coupé di Classe S della serie 140. La Casa tedesca per validare la sua efficacia ha provato su un circuito innevato un’esemplare della coupé di lusso equipaggiato con ESP e una priva del dispositivo. In questo contesto l’ESP ha dimostrato tutta la sua efficacia, rendendo la vettura perfettamente controllabile, al contrario dell’altra, che invece sbandava continuamente.

Il flop del test dell’alce

Ma la data fondamentale nella storia dell’ESP è il 1998, quando la Mercedes decide di equipaggiare la compatta Classe A con questo sistema. Soluzione presa perché la vettura falliva il cosiddetto “test dell’alce”.

La Mercedes Classe A è stata una delle vetture più controverse della compagnia. La prima “piccola” (lunga 358 cm), la prima a trazione anteriore e la prima a fallire il test dell’alce. L’älgtest, la denominazione in svedese, è la simulazione di una situazione abbastanza frequente in terra scandinava eseguita dalla stampa locale. In pratica si va a simulare il passaggio di un alce, o di un altro animale, che attraversa improvvisamente e sbarra la strada. Per superare il test la vettura che viaggia a una velocità di 80 km/h deve essere in grado di evitare l’animale e non ribaltarsi.

La Mercedes Classe A, che nel 1997 era già nelle concessionarie, non solo non superò il test dell’alce, ma addirittura si ribaltò.

La soluzione, a Pinerolo

Come riporta la GazzettadelloSport, per risolvere il problema era necessario richiamare oltre 3mila vetture provenienti da quasi tutta Europa sulle quali effettuare l’aggiornamento tecnologico.

Come località è stata scelta Pinerolo (TO), poiché la società del posto di trasporti di vetture e ricambi all’epoca collaborava con la Mercedes e poteva offrire un ampio hangar dove potevano essere stoccate fino a mille auto alla volta. A coordinare e a realizzare materialmente l’intervento oltre 150 persone tra meccanici e personale specializzato della rete italiana di assistenza Mercedes.

L’aggiornamento tecnico prevedeva modifiche al retrotreno e alla zona anteriore delle sospensioni, oltre all’introduzione dell’ESP con il relativo sensore d’imbarcata.

La Mercedes, che poteva uscire da questa situazione letteralmente con le ossa rotta, realizzò un vero e proprio capolavoro di comunicazione. L’errore tecnico è stato ammesso e i clienti sono stati avvisati degli interventi tecnici effettuati per aggiornare le vetture e rassicurati sulla sicurezza.

L’ESP oggi

L’ESP è diventato obbligatorio su tutte le auto vendute nell’Unione Europea a partire dal 2014. Il suo funzionamento (qui il nostro approfondimento) è relativamente semplice: la centralina elabora i dati provenienti dai sensori e, in caso di perdita di aderenza, agisce applicando una forza frenante selettiva alle ruote esterne o interne alla curva, contrastando il movimento incontrollato. Se il sottosterzo o sovrasterzo diventa grave, il sistema può ridurre la potenza del motore per aiutare a ripristinare l’aderenza.

L’ESP monitora continuamente la traiettoria del veicolo, confrontando la direzione in cui sta andando con quella in cui il conducente vorrebbe che andasse. Ciò è possibile grazie a una serie di sensori (sensore di angolo di sterzo, di velocità delle ruote e accelerometri) che rilevano diversi parametri i cui dati vengono elaborati dell’ECU, Unità di controllo elettronico, che corrisponde a un vero e proprio “cervello”.

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