Condividi con:

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

di Redazione - 30/11/2024

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

Testo e fotografie Edoardo Baj Macario

Piccola, affusolata, verniciata in un grigio molto tecnico, la coupé attrae gli sguardi. E quello stemma sul muso, DB (che in realtà si pronuncia Dé-bé), spinge perfino qualcuno a credere che sia il prototipo di un’Aston Martin. Ma il progetto affonda le sue radici dall’altra parte della Manica e rappresenta qualcosa di molto più peculiare e inconsueto.

Lo sapevate che…

La storia inizia addirittura nel 1904, anno di nascita di René Bonnet, figlio di un falegname del centro della Francia. Nell’autunno del 1929, mentre lavora presso l’attività del padre, riceve un telegramma: la sorella gli comunica la morte del cognato e chiede di aiutarla a portarne avanti l’officina di Champigny-Sur-Marne, vicino Parigi. Lui accetta.

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

Due anni dopo l’azienda va così bene che viene ampliata acquisendo la fabbrica di carrozze della signora Deutsch, vedova e con un figlio poco più giovane di René, Charles, iscritto a ingegneria. I due diventano amici e cominciano ad abbozzare progetti di automobili. Nel 1936 arriva la prima concretizzazione, con motore e telaio Citroën: la DB 1. Le iniziali dei soci (Deutsch e Bonnet, per l’appunto) sono impresse sul cofano. È nato il marchio.

DB, si ricomincia

Dopo il buio periodo della guerra, alla collaborazione con il Double Chevron si sostituisce quella con Panhard e viene “schizzata” una piccola gt 2+2 per la categoria gran turismo, in vista della quale si contatta la carrozzeria Chausson, specialista nella plastica. Finalmente l’auto fa il suo debutto al Salone di Parigi del 1954, denominata Hbr4 o Hbr5 a seconda del motore.

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

L’H era l’allora codice d’omologazione Fia per le vetture tra 500 cm³ e 750 cm³ (sarebbe dovuta diventare una G quando la cilindrata salì a 851 cm³, ma si preferirà conservarla per questioni di riconoscibilità), la B sta per biposto (Biplace), la R per stradale (Route), il numero indica la potenza fiscale.

DB, la francese “britannica”

La carrozzeria, disegnata da Bonnet e perfezionata da Deutsch, è costruita in fibra di vetro su un telaio estremamente rigido, con longheroni molto grandi. Il design è decisamente aerodinamico, con il chiaro intento di privilegiare una bassa resistenza all’aria rispetto a un motore molto potente.

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

Non a caso, perché sotto il cofano pulsano due bicilindrici Panhard: la Hbr4 “Standard” è spinta da un 745 cm3 raffreddato ad aria, mentre la Hbr5, conosciuta anche come “Rallye Luxe”, ha un 851 cm3 con carburatore doppio corpo, per 58 cv e 165 km/h. L’850 può anche montare la sovralimentazione tramite compressore.

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

La produzione iniziò nel gennaio 1955 presso la Chausson, al ritmo di due unità a settimana. Già in questa fase non mancano le prime piccole modifiche: nel giugno 1956 viene rimosso il bordo centrale del cofano, mentre dal febbraio 1957 i paraurti si presentano integrati nella carrozzeria.

Evoluzione francese

Lo stesso anno vede però un’altra importante novità: l’iniziale contratto DB-Chausson scade e i dirigenti della carrozzeria, che volevano riconquistare la propria indipendenza senza mettere in difficoltà i soci, accettano di partecipare alla costituzione di una nuova società, inizialmente denominata Spcav (Société Plastique de Construction Automobile des Vosges), poi più semplicemente Spv (Société Plastique des Vosges).

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

La prima Hbr5 esce dalla nuova fabbrica l’11 giugno 1957 e, naturalmente, con l’occasione del cambio di stabilimenti, arrivano ulteriori evoluzioni: a dicembre vengono eliminati i fari anteriori a scomparsa, sostituiti da elementi con carenature in plexiglas, mentre i posteriori sono presi in prestito dalla Peugeot 403 e nel gennaio del 1959 i paraurti diventano più spessi. E non è certo finita qui.

DB, la passione per le corse

La Hbr si rivela anche un’ottima auto da corsa, con oltre 200 competizioni portate a termine, tanto più che l’acquisto per i piloti amatoriali è agevolato dai vantaggi fiscali della ridotta cilindrata. Ma se in Francia l’apprezzamento è comprensibile, la sorpresa giunge da oltreoceano: uno dei fondatori dell’Scca e creatore delle gare di durata negli Usa, Alec Ulmann, resta stupito dalla vettura e ne acquista tre con l’amico Bill Cook, con cui prende parte alla prima edizione della 12 ore di Sebring.

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

Così numerosi piloti a stelle e strisce si accorgono della piccola transalpina. Nel frattempo, in Europa arrivano diverse vittorie legate al famoso “indice di prestazione”, creato della federazione francese per consentire alle auto di piccola cubatura di raccogliere una parte degli allori se superavano gli standard attesi.

La DB Hbr rimane in produzione fino all’autunno del 1959, con 428 esemplari tra Hbr4 e Hbr5. Nel 1960 nasce la Hbr5 Super Rallye, realizzata in sole dieci unità, con motore a doppia accensione da 954 cm3 e 70 cv, che partecipa a numerose competizioni. Nello stesso anno, dopo un quarto di secolo i due amici si separano: Charles Deutsch decide di non seguire più i progetti dell’azienda. Sciolta la società, continua la progettazione di automobili in modo diverso, realizzando quattro sportive (a motore Panhard) con la sigla CD, per poi assumere in seguito un incarco dirigenziale nell’organizzazione della 24 ore di Le Mans.

Morirà nel 1980. Il socio, invece, apre la “Société des automobiles René Bonnet” e, con il supporto della Matra, tra il 1960 e il 1964 si occupa di quattro modelli (fra cui la piccola Djet). Nel 1964, fortemente indebitato, vende l’azienda proprio alla Matra. Perirà in un incidente stradale nel gennaio 1983.

DB Hbr5, adesso tocca a te

La Hbr5 ritratta in queste foto, la numero 842, è stata costruita nel gennaio 1956 e dunque dovrebbe essere un prodotto della carrozzeria Chausson, ma non ci sono dati certi a riguardo. A oggi è però uno dei tre esemplari conosciuti con i fari antinebbia, i Marshall “Fantastic”. Immatricolata in Francia nel marzo 1956 a nome della Casa madre, con targa 775DB02, ha partecipato alle ultime due 1000 Miglia e centrato un 6° posto di classe nell’edizione del 56, per poi proseguire la carriera in Francia fino al 57.

Dopodiché non ha lasciato il territorio natale fino al 2022, con quattro possessori in 65 anni. L’ultimo l’ha riverniciata due volte: prima in un blu tipicamente transalpino, poi con un rosso tendente all’aragosta, personalizzando anche l’interno con appariscenti rivestimenti in microfibra blu accesso e plancia nera.

In questa combinazione di colori la Hbr5 viene acquistata dall’odierno proprietario, appassionato di vetture che abbiano preso parte alla gara bresciana: “L’ho trovata su internet e mi è piaciuto un po’ tutto, dalla linea alla storia del marchio. Grazie al club delle DB francesi ho ottenuto la certezza che fosse originale e corretta, cioè che lo “stravolgimento” si limitasse ai colori e i fondi fossero buoni, come il motore”.

Lo sbarco in Italia

Così l’auto arriva in Italia e viene affidata ad alcuni artigiani toscani. Il proprietario, vista la particolarità, divide i compiti: “È stata portata a nudo e dipinta con la vernice per la fibra. Il colore originale, grigio, l’ho trovato sotto i pulsanti della plancia, mentre durante lo smontaggio abbiamo reperito la cifra “128” su alcuni pezzi, corrispondente al numero di scocca. Il rosso della selleria l’ho scoperto sotto le foderine blu”.

È arrivato il momento della prova, sulle strade del Lido di Camaiore. Il bicilindrico è pronto a sorprendere chi dubita della sua potenza e si sveglia con un bel rombo che attira tutti i presenti, i sedili simili a quella della Porsche 356 Speedster piacciono per il comfort, e in pochi chilometri la piccola tutt’avanti ci trasmette tutta la sua precisione e agilità di guida.

DB Hbr5, perfetta sconosciuta

L’unica accortezza è il cambio a innesti laterali, cui bisogna fare l’abitudine; fra l’altro i rapporti sono lunghi e si sente, viaggiamo in terza senza quasi mai cambiare marcia. Nel frattempo raccogliamo l’approvazione di tutti i passanti, che chiedono stupiti di che auto si tratti: “Che macchina è codesta? DB? mai sentita!”.

Potrebbe interessarti

Il nuovo Youngclassic lo trovate in edicola dal 20 dicembre!

In edicola il nuovo Youngclassic di dicembre-gennaio con in copertina tre Alfa rosse dotate del mitico V6 Busso

di Redazione - 17/12/2025

traforo del monte bianco

Traforo del Monte Bianco, le origini di un capolavoro ingegneristico

Quest'anno il Tunnel del Monte Bianco ha compiuto 60 anni: ecco le sfide ingegneristiche necessarie alla sua realizzazione

di Redazione - 15/12/2025

Podcast

in collaborazione con Aci Radio

Il Punto di Pierluigi Bonora

Il Direttore di ACI Radio Pierluigi Bonora fa il punto sul fatto più rilevante della giornata offrendo spunti di riflessione per una corretta informazione.