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Renault Clio Williams: intramontabile pestifera

di Redazione - 30/07/2023

Hai presente quell’emozione pazzesca, che di sicuro da piccolo hai provato almeno una volta al rombo di un motore? Lʼetà per la patente era ancora lontana, ma da come il cuore ti scoppiava nel petto non ci sono dubbi, era proprio un colpo di fulmine… a quattro ruote. E lei, come da copione per ogni cotta adolescenziale che si rispetti, era meravigliosa, conturbante, bollente, irraggiungibile. A me è successo proprio con questa francesina blu dai cerchi dorati, che ostenta il logo Williams sulle fiancate. Che poi mia mamma aveva la stessa macchina, beh insomma non proprio uguale, cʼera scritto RT e per lei (la mamma) era perfetta, per me così così. Nemmeno la 16v (già ben più intrigante, per carità) era la stessa cosa, perché ormai avevo il chiodo fisso, volevo lei e solo lei, la Clio Williams. E la mamma a modo suo mi ha pure accontentato… regalandomi un simpatico modellino scala 1:43. Non ci rimasi benissimo. A sua (della mamma) discolpa, bisogna dire che a quel tempo per portarsi in garage una Clio Williams servivano 30 milioni di lire, infatti non è che se ne vedessero in giro a frotte. Comunque, dato che te lo stai certamente chiedendo, la trama di questa romantica storia ha continuato a snodarsi: una Clio (stavolta vera, il che è già qualcosa) lʼho guidata a lungo durante gli anni dellʼuniversità. Era una timida 1.2, al volante della quale era impossibile non chiedersi come potesse essere guidare quellʼinarrivabile pestifera con il vestito “blu 449ˮ. Per carità, mi sarei accontentato anche di quella in “blu 432ˮ, cioè una delle ultime, un filo meno esoteriche, senza la targhetta della serie limitata. Comunque, il grande momento, quello vero, alla fine è arrivato grazie allʼamico Mauro: anche lui lʼaveva sempre desiderata e poi, da grande, se lʼè regalata.

Il momento più atteso

Eccola, è proprio quella che vedi qui. Con Mauro mi sono dato appuntamento sui colli fiorentini per avverare il sogno, girare finalmente la chiave dʼaccensione dellʼauto che viene spesso definita la migliore hot-hatch a trazione anteriore degli anni 90. Dio, che emozione. Nel 1991 la Clio fu auto dell’anno In sostanza si trattava di una utiliaria (quando questa parola si poteva ancora dire! ) che presentava un notevole avanzamento progettuale rispetto alla vecchia Supercinque in termini di qualità, spazio, sicurezza ed ef- ficienza, oltre a un totale rinnovamento stilistico. Pensa solo alla parte posteriore: lʼopera di Gandini era “tutta verticale”, il portellone obliquo, la fanaleria dritta.
La Clio aveva forme molto diverse e già le versioni tranquille lasciavano presagire che potesse mostrare i muscoli. Del resto, rispetto alla 5 Turbo e alla Supercinque, i tempi erano cambiati: la prima Clio sportiva era la 1.8 16v, con motore aspirato, il cofano con presa dʼaria, gli archi posteriori più larghi, sospensioni modificate e freni potenziati. A questo aggiungiamo i tocchi di Renault Sport per creare la Williams (ti devo dare una bad news: del team cʼè solo il logo dorato, la meccanica è Renault). Questa macchina è sempre stata evocativa per gli amanti delle corse ed è stata usata come safety car in F1, un onore concesso a poche. Seduti al volante La Clio Williams è esattamente come dovrebbe essere. Non ha lʼesplosività di una turbo anni 80, ma il due litri aspirato è elastico, sempre pronto, regala una progressione pazzesca. E in curva la bestiolina Renault assicura velocità di percorrenza notevolissime. Sì, è veramente la macchina fantastica che credevo fosse: adrenalinica, comunicativa, dannatamente veloce. Azzeccata anche la posizione di guida: tutto è al posto giusto, le braccia sono alla corretta distanza, il cambio è precisamente dove lo cerca la tua mano destra. I più impallinati forse preferirebbero un volante “a caliceˮ tipo rally, ma io no. La schiena ha il giusto sostegno e i fianchi sono trattenuti, ma non bloccati, dal profilo non troppo sporgente del sedile. Per quanto sportiva e scenografica, di primo acchito non faccio più di tanto caso alla strumentazione perché guardo fisso davanti a me: la voglia di guidare è troppa, ho occhi solo per la strada. Poi mi accorgo che il blu domina anche allʼinterno, non solo fuori: blu il fondo del quadro strumenti, il pomello del cambio, persino la moquette. Indovina di che colore sono le cinture e il logo Williams cucito sul sedile? Ecco, bravo.

La chiave è il blu

Ma perché proprio quel cavolo di blu, si chiederanno in tanti, soprattutto i più giovani. Semplice, richiamava la F1 Williams di cui Renault era partner, quel team cannibale che aveva appena vinto il mondiale (nel 1993 con Alain Prost). Quale occasione migliore per sganciare sul mercato una piccola sportiva, che oltretutto serviva per la omologazione nelle classi N e A del rally? E comunque cʼè anche un altro colore, lʼoro dei cerchi Speedline da 15”. Questa faccenda dei colori, comunque, non è frivola come può apparire: è filosofica, anzi, in qualche modo al- chemica, perché contribuisce alla magia della più cattiva delle Clio. Che non è nera, né rossa, né bianca. È blu (e oro). E non è mai stata disponibile in alcunʼaltra colora- zione, quindi non poteva essere scambiata per una 16v o una Rsi. Quella tinta, chiamata Sports Blue nelle prime due serie, e Monaco Blue, leggermente più chiaro, nellʼultima, è una delle poche cose su cui i francesi e gli inglesi non litigano, forse perché campeggia in entrambe le bandiere? Se la 205 Gti aveva un colore distintivo, ed era il rosso, la Clio, arrivata a prenderne il posto, era la nuova icona vestita di blu. Non cito a caso la 205, sia chiaro: la Clio Williams è un poʼ lʼerede di quel trono che fu della piccola le- onessa. Paragonarle oggi ha poco senso, visto che dieci anni (che sono molti per le auto sportive) le separano. Chiamiamolo allora passaggio di testimone e, scrivendolo, viene da pensare… Dopo di loro sono state tante le piccole da leggenda? Forse no. Tutto è soggettivo, ok, ma è come se ci fosse un vuoto temporale prima della GR Yaris (che già consideriamo una youngclassic ad honorem). Resta il fatto che ancora oggi, 30 anni dopo la sua presentazione, tutto sulla Clio Williams risulta figo. Nata per i rally, ma con livrea da Croisette, a modo suo era pure raffinata: nel bagagliaio, con la moquette blu, ti presentava un bel porta-abiti sotto la cappelliera. In fondo, a chi non capita di finire una prova speciale e avere bisogno di un completo, il cui colore non starò nemmeno a specificare, visto che – ormai si è ben capito – è proprio lui lʼassoluto dominatore della scena. E tra lʼaltro, se questo blu lo cercassi oggi, scopriresti che è praticamente introvabile. Comʼè giusto che sia.

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