Era al Festival of Speed di Goodwood 2023, ma anche alla Le Mans Classic. I più attenti avranno sicuramente notato la sua presenza. Una vettura diventata leggenda per le sue forme così stravaganti, tanto che i francesi ribattezzarono quella Cadillac: “Le Monstre”.
Briggs Cunningham, americano con esperienze da costruttore di auto da corsa alla Frick-Tappett Motors, aveva deciso di schierare due Cadillac per l’edizione del 1950 di Le Mans, con la scommessa di “snellirne” una per renderla più competitiva, contando sull’altra nel caso l’esperimento aerodinamico fallisse.
Entrambe le Cadillac erano della Serie 61 con motore V8 da circa 150 cv: quella rimasta “normale” era stata potenziata da un doppio collettore e carburatori maggiorati da Frank Burrell. Aveva anche prese d’aria per raffreddare i tamburi dei freni e un serbatoio aggiuntivo nel bagagliaio. In altre parole, sostanzialmente standard e affidata ai fratelli Collier.
L’altra, “Le Monstre” appunto, era l’opposto tanto che i commissari tecnici di Le Mans trascorsero ore a esaminarla per assicurarsi che il telaio fosse realmente Cadillac. Anche in questo caso era stato potenziato il motore con un gruppo carburatori racing. Nonostante il suo aspetto simile a una chiatta, la Cadillac “Le Monstre” era di circa 7 centimetri più stretta della Cadillac Serie 61 di produzione. Con una velocità massima di 210 km/h (130 mph), era più veloce di una ventina di chilometri rispetto all’altra.
I vantaggi tecnici non le consentirono un risultato di rilievo, concluse infatti all’11° posto dietro ai compagni di squadra, i fratelli Collier, giunti 10° assoluti. Ma non fu per mancanza di prestazioni. Piuttosto per un particolare trascurato: Le Mans, in quegli anni, aveva vie di fuga e bordi pista con sabbia. Spesso i piloti usciti di strada si mettevano pazientemente a scavare per liberare le proprie vetture. E’ quello che fu costretto a fare Briggs Cunningham quando si piantò. Minuti e minuti scavando a mano buttati al vento.
Ma a Le Mans si sa, spesso non serve un piazzamento d’onore per entrare nei cuori degli appassionati, proprio quello che è successo a “Le Monstre”, oggi nella collezione visitabile del Revs Institute a Naples, in Florida.
testo di Stefano Beloni fotografie Peter Harholdt, Revs Institute
In edicola il nuovo Youngclassic di dicembre-gennaio con in copertina tre Alfa rosse dotate del mitico V6 Busso
Quest'anno il Tunnel del Monte Bianco ha compiuto 60 anni: ecco le sfide ingegneristiche necessarie alla sua realizzazione