
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto una multa di 6 milioni di euro a DR Automobiles S.r.l. e alla sua controllata DR Service & Parts S.r.l. per pratiche commerciali scorrette. L’accusa mossa dall’Antitrust è di aver ingannevolmente pubblicizzato e venduto autovetture come prodotti “made in Italy”, quando in realtà sono fabbricate in Cina e di fatto il costruttore molisano si limita ad alcune rifiniture.
Secondo l’AGCM, DR Automobiles ha utilizzato messaggi pubblicitari e materiali informativi che inducevano i consumatori a ritenere che le auto fossero interamente prodotte in Italia, sfruttando indebitamente l’immagine del “made in Italy” per accrescere il loro valore commerciale. Inoltre, l’Antitrust ha accertato che l’azienda molisana non abbia garantito un adeguato approvvigionamento di pezzi di ricambio e una corretta assistenza post-vendita, creando disagi ai consumatori.
DR Automobiles ha immediatamente replicato alla decisione dell’AGCM, annunciando l’intenzione di fare ricorso. L’azienda sostiene di aver sempre rispettato le normative vigenti e di aver fornito informazioni adeguate sulla provenienza dei componenti delle sue vetture. Di fatto l’attenzione del Governo italiano verso prodotti “fake” che rimandano all’italianità si fa sempre più serrata. Sebbene anche i sassi sapessero che le DR non sono propriamente vetture pensate e realizzate nel Bel Paese. E quindi dopo la querelle con Stellantis, che ha portato anche al cambio di nome della Milano, il nuovo fronte si sposta in Molise. Chi la spunterà?
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