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Il GPL per autotrazione, lo conosci davvero?

di Redazione - 25/06/2024

Il GPL per autotrazione, lo conosci davvero?

Il Gas di Petrolio Liquefatto (GPL) è un carburante alternativo relativamente popolare nel settore automobilistico. Composto principalmente da propano e butano, è una soluzione energetica versatile che deriva sia dalla raffinazione del petrolio sia dall’estrazione del gas naturale (in Italia poco più del 50%).

Si tratta di una miscela di idrocarburi gassosi (principalmente propano e butano) che viene liquefatta per facilitare il trasporto e lo stoccaggio. È incolore e inodore. Tuttavia, per motivi di sicurezza, viene aggiunto un odorizzante per rilevare eventuali perdite. Le principali fonti di GPL sono appunto i processi di raffinazione del petrolio greggio e la separazione del gas naturale estratto dai giacimenti.

Composizione e funzionamento del GPL

Si presenta, quando andate alla stazione di servizio, come un gas liquefatto stoccabile in bombole in pressione. Mentre a temperatura ambiente e pressione atmosferica, si trova invece allo stato gassoso. Tuttavia, mediante compressione a pressioni relativamente basse, comprese infatti tra 2 e 8 bar, diventa liquido. In questo stato riduce notevolmente il volume a parità di massa, il che lo rende più efficiente per il trasporto. Durante il rifornimento, il gas viene immesso nel serbatoio dell’auto, dove viene stoccato allo stato liquido. All’avvio del motore, un vaporizzatore provvede a trasformare il GPL da liquido a gassoso, alimentando così il motore.

Brucia in maniera più pulita rispetto ai combustibili tradizionali, generando emissioni inferiori. Questo lo rende un’opzione ecologica e sostenibile per la mobilità. Però ha una densità energetica inferiore rispetto alla benzina, ecco perché in linea di massima, a parità di motore, i consumi dell’auto alimentata a gas risultano essere più alti. I sistemi negli anni sono migliorati e sono diventati più efficienti, ma il divario è ancora tangibile, sebbene la forbice si sia ridotta.

Una opzione da valutare

In tema di sostenibilità da sottolineare come il GPL abbia un rapporto carbonio/idrogeno relativamente basso. Inoltre non è tossico ne corrosivo, e  in caso di perdite accidentali, non inquina terreno, acqua e falde acquifere. Però tende a concentrarsi al suolo e nelle cavità, aumentando il rischio di incendio. Ecco perché per garantire la rilevazione di eventuali perdite, è odorizzato con etantiolo. Ed ecco perché le vetture che hanno queste genere di alimentazione non sono gradite nei parcheggi sotterranei.

Però ha un forte vantaggio in termini di costo, essendo mediamente più basso di un euro al litro rispetto a benzina e gasolio. E in questo momento sono ancora disponibili degli incentivi per tutto coloro che vogliono convertire la propria vettura (che deve essere almeno Euro 4) alla doppia alimentazione a GPL.

Il GPL in Italia

Nel nostro Paese ci sono 4.611 distributori. Mentre il parco auto circolante a GPL al 31 dicembre 2023 è di oltre 3,032 milioni forte delle 143.889 nuove immatricolazioni registrate nell’anno. Quando invece sono state 36.327 le conversioni nel 2023. Dal 2000 ad oggi, il numero di retrofit in Italia ha avuto un decremento dell’82,6%.

Il settore del GPL è fortemente impegnato nello sviluppo delle componenti bio e rinnovabili del GPL e del diemetiletere (bioGPL, bioDME, GPL e dimetiletere rinnovabili da carbonio riciclato o come e-fuels) da miscelare al prodotto fossile per ridurre l’impronta carbonica. L’obiettivo è quello di arrivare al 2030 all’immissione in consumo di una miscela formata per almeno il 40% da prodotto bio e rinnovabile, per il raggiungimento del quale si prevede che il settore stanzi degli investimenti pari a circa 4 miliardi di euro.

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