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Incentivi auto (anche usate), il Ministro dell’Ambiente è favorevole

di Adriano Tosi - 18/11/2023

Le parti sembrano tutte dello stesso avviso: servono incentivi auto, anche per l’usato recente, finalizzati ad aggiornare il parco circolante italiano, uno dei più vecchi d’Europa. Ne va della qualità dell’aria che respiriamo, ne va della sicurezza stradale (e dei costi sanitari) di noi tutti. Già, ma quali parti? Innanzitutto il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ma anche AsConAuto (Associazione Nazionale Concessionari Auto), ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri). Andiamo dunque a vedere cosa è emerso in occasione dell’Automotive Business Summit del Sole 24 Ore.

Le disparità salariali rispetto alla Germania

Questo il pensiero del Ministro Gilberto Pichetto Fratin: “Il ritardo italiano della transizione verso le elettriche è principalmente di ordine economico, perché il salario medio italiano avrebbe bisogno di un’integrazione almeno del 50 o 60% per essere alla pari del salario tedesco e quindi si dovrebbe di fatto avere un incentivo, una contribuzione pubblica per l’elettrico di dimensioni triple, quadruple rispetto all’attuale stanziamento. Il bilancio dello Stato non può permettersi interventi di questo genere quindi il percorso è quello che riguarda il sistema industriale, il sistema produttivo per arrivare a dei prezzi che siano compatibili con il mercato. È una questione di tempi, di salari, di cultura. Peraltro, nel piano nazionale integrato energia e clima, io ho previsto sei milioni al 2030 perché sono convinto che andando avanti ci sarà una crescita molto più accentuata.

L’inquinamento non dipende solo dalle auto

Parlando di emissioni non dobbiamo considerare solo la mobilità; ci sono le industrie, c’è l’agricoltura quindi è necessario avere un ragionamento organico. Per quanto riguarda la rottamazione, l’Italia ha 40 milioni di veicoli, ha due milioni e mezzo di Euro 1 e Euro 2 che inquinano 28 volte un Euro 6. Quando ero al Mise c’è stato un provvedimento dove col ministro Giorgetti abbiamo incentivato il cambio verso Euro 5 ed Euro 6 nel quale chi cedeva una Euro 1 o Euro 2 prendeva l’incentivo per rinnovare il parco auto. È un’azione che va fatta compatibilmente col bilancio dello Stato.”

I prezzi delle auto sono aumentati molto di più dei salari

Molto interessante anche il ragionamento di  Roberto Scarabel, presidente di AsConAuto: “Quello che è successo negli ultimi anni in Italia, dal 2003 al 2022, è che il RAL, la retribuzione annua lorda, è passata dai 23 mila euro del 2023 ai 31 mila euro del 2022. Una vettura utilitaria costava 6.400 euro e oggi costa 15.600 euro, quindi è cresciuta del 37% dal 2003 al 2010 e del 77% dal 2010 al 2022; non credete sia necessario, come fatto in altri settori, dare incentivi auto, anche per l’usato? Se un cliente, che non può acquistare un’auto nuova passa dall’Euro 2 all’Euro 4 deve essere aiutato. Il 2035 la vedo come una cosa molto, molto lontana.

Oltre elettrico e petrolio

Quindi credo che servano degli step intermedi, l’utilizzo del biometano e del biogas ad esempio, tenendo presente che nel libretto delle vetture Euro 5 ed Euro 6 c’è una dicitura, EN 15940 (XTL). Questo significa che si possono usare dei biocarburanti senza che l’utilizzatore finale debba andare in officina, non c’è nessuna necessità di intervento e questa è una comunicazione che deve essere fatta”. Gli imprenditori  aderenti  ai Consorzi che fanno parte dell’Associazione rappresentano l’80 per cento dei concessionari italiani  e sono impegnati  nel settore del post-vendita in modo  da potere fornire   al maggior numero di autoriparatori ricambi originali – core business di AsConAuto – e servizi di professionalità sicura.

Attrarre gli investimenti stranieri

Per Andrea Cardinali, Direttore Generale UNRAE:  “È di moda parlare di neutralità tecnologica e questo obiettivo può essere raggiunto in modi diversi con tecnologie diverse che però non hanno la stessa maturità. Non si può negare che la tecnologia dell’elettrico sia più matura rispetto agli altri. Ci sono tanti gap che ci separano dagli altri paesi europei: gap digitale ed infrastrutturale e anche diretto. La Spagna per esempio è più avanti rispetto a noi nella transizione verso l’elettrico e può contare su di una detrazione Irpef del 15%. Purtroppo abbiamo perso da tempo la leadership nell’automotive ed oggi attrarre investimenti stranieri è molto improbabile. Da due anni stiamo chiedendo di modificare il meccanismo di supporto alla domanda. Il tiraggio degli incentivi auto è bassissimo. Dobbiamo passare dal 3,9% di penetrazione dell’elettrico a dati più vicini a quelli delle realtà europee”.

L’auto elettrica nel comparto del noleggio

“Oltre il 30% delle vetture immatricolate in Italia sono destinate al noleggio. I veicoli elettrici sono arrivati ad una percentuale del 15% dell’immatricolato destinato al noleggio ma poi la successiva discussione sugli incentivi ha rallentato molto questa tendenza. Oggi nel noleggio l’elettrico sta facendo fatica e questo dipende anche dagli annunci continui di diminuzione dei listini”, ha affermato Alberto Viano, Presidente ANIASA.

Che ha poi aggiunto: “Abbiamo una buonissima interlocuzione con il Governo e ci aspettiamo che la distorsione sugli incentivi auto che penalizza il noleggio venga rimossa quanto prima. Ci aiuterebbe molto un piano stabile a 5 anni con incentivi che accompagnino verso le riduzioni di listino. Purtroppo, i 40 milioni di auto che circolano in Italia stanno diventando sempre più vecchi perché il tasso di rinnovamento è insufficiente e in questo senso auspichiamo un quadro fiscale chiaro. Ad esempio, sarebbe importante per il car sharing avere il 10% di IVA come nel resto del trasporto pubblico locale.”

L’Italia deve colmare il gap con gli altri Paesi europei

Marco Ficili, Stellantis Italy Country Manager, è intervenuto all’Automotive Business Summit del Sole 24 Ore ricordando: “A ottobre 2023, rispetto all’anno scorso, sia per le vetture che per i veicoli commerciali, c’è stato un incremento del 21% delle immatricolazioni dovuto alla diminuzione del portafoglio ordini accumulatosi nei mesi precedenti. Nei veicoli elettrici siamo fanalino di coda rispetto ai mercati euroei, con una quota al di sotto del 4% e questo è preoccupante rispetto ai piani d’investimento della cause automobilistiche, inclusa Stellantis che sta investendo molto nell’elettrificazione. L’obiettivo di Stellantis è infatti quello di arrivare nel 2030 ad una gamma completamente a emissioni zero.”

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