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Microlino, la prova su strada di Tiberio Timperi

di Redazione - 15/06/2024

Microlino, la prova su strada di Tiberio Timperi

Testo di Tiberio Timperi, fotografie Alberto Novelli

Microlino. Il triangolo no, non l’avevo considerato. Vespa e Smart, spunta il terzo incomodo. Si chiama Microlino. Elettrica. Svizzera da parte di padre, italiano da parte di mamma. È l’ultima arrivata nell’ambito di una (im)mobilità urbana alla ricerca di soluzioni per spostarsi e parcheggiare. Un’impresa, vista la proliferazione dei dehors eredità del Covid, auto in sharing e colonnine elettriche con posto dedicato.

Muoversi comodamente e infilarsi ovunque: questa la missione che la Microlino riesce a interpretare. Ha più dell’auto che della microcar. A proteggerci dal mondo esterno c’è una scocca autoportante in acciaio, assemblata da robot, e pelle in alluminio; 496 kg. Dicevamo dell’albero genealogico. Il papà è Wim Ouboter, svizzero, che ha costruito la sua fortuna reinventando il monopattino, aggiungendoci una ruota in più davanti. La mamma invece è Cecomp di Torino, con una solida reputazione nell’ automotive in materia di ingegnerizzazione e che ha dedicato un nuovo stabilimento con catena di montaggio a questo ovetto.

Microlino, corsi e ricorsi storici

Microlino, al pari dell’Isetta, musa ispiratrice, è l’anello di congiunzione tra scooter e auto. La Microlino sembra uscita da Ritorno al Futuro, soprattutto in questa livrea nera/argento opaco. In mezzo al traffico non passa inosservata. Quindi, armarsi di pazienza è la parola d’ordine. Ogni due per tre si viene fermati da curiosi in cerca di spiegazioni, come ai tempi delle prime Smart. La Microlino piace al pubblico femminile e, più in generale, a quello maturo.

Meno ai giovani, attratti da microcar che scimmiottano le auto convenzionali. Per le strade di Roma è un fiorire di commenti. Di apprezzamenti in generale, ma non mancano giudizi pesanti e salaci. In quel caso, se possibile, aprite il tettuccio, date gas e lasciateli alle vostre spalle. È un attimo, la Microlino va che è un piacere. In città è una mano santa. Sia chiaro, la fila la si fa come gli altri. Ma è imbattibile per come scatta.

Per come sguscia nei vicoli. Per come si parcheggia facile facile. Per come protegge dallo smog puzzolente. Per come accoglie borse e borsoni in un gran bagagliaio, in rapporto ai 2,5 metri di lunghezza della carrozzeria. Insomma, la Microlino è di una praticità senza pari. Unica avvertenza: la porta anteriore e il suo specchio di apertura. Ne consegue che il parcheggio dev’essere rigorosamente trasversale o a spina di pesce. Questione di abitudine. E poi: occhio a lasciare la Microlino negli stalli delle moto, si è passibili di multe. Così ha sentenziato la Cassazione. Peccato però che non ci sia reciprocità quando troviamo le moto sulle strisce blu, a filo paraurti.

Microlino, uno spasso su strada

Tenuta e maneggevolezza rispondono all’appello. Idem ripresa e velocità, che arriva fino a 90 km/h. Buoni per smarcarsi su strade a scorrimento veloce senza complessi di inferiorità. Se poi ci si vuole divertire ai semafori, basta premere il tasto Sport, senza però poi lamentarsi per l’autonomia. Già, l’autonomia: tasto dolente per le elettriche. La Casa dichiara 177 km con la batteria mediana (optional) da 10,5 kWh.

La realtà, come spesso con le bev, è diversa ma non in modo drammatico. Con un po’ di perizia, dosando l’andatura, ci si porta a casa 140 km effettivi. Che per muoversi in città, percorsi imprevisti compresi, sono un risultato lusinghiero. Per dire, in una giornata di traffico infernale, percorsa prevalentemente a passo di lumaca e con rilasci “predittivi” di gas (gas… vabbè ci siamo capiti) sono tornato a casa con il 40% di carica e 101 km percorsi.

Una notte e via…

Sui tempi di ricarica non sto con l’orologio in mano. Nel senso che quando torno la sera, solitamente con il 50 o 40% di energia residua, attacco la Schuko alla presa del box e il mattino dopo la batteria è bella che pronta. Va da sé che, con la wallbox dedicata, i tempi si accorcino notevolmente. Tornando al comportamento su strada, si sente che la Microlino è un’auto in piccolo e non un “giocattolo” fatto di un traliccio di tubi vestito da una carrozzeria in plastica. Sul pavé non cigola, non si torce. Va dritta per la sua strada, rigidamente (occhio) in caso di dossi o rallentatori. Ma non tradisce mai. Neanche sullo sconnesso, bagnato e dunque infido fondo di Piazza Venezia.

Microlino, la prova su strada di Tiberio Timperi

Qui, pur azzardando, l’ufetto ha risposto in maniera sincera senza causare patemi. Nella norma i freni che, pur in assenza di abs e servofreno, sono ben modulabili e non tendono a bloccare. In caso di panic stop, però, mani ben salde sul volante per evitare che l’auto si scomponga. Premesso che quello della prova è un esemplare di preserie, l’unico rumore parassita è quello del portatelefono sul maniglione della porta.

Il motore elettrico si sente ma non disturba. Dentro c’è posto per due, zero attacchi di claustrofobia. Questo, grazie alla linea bombata e al tettuccio in tela apribile. L’atmosfera è intima con un retrogusto di Vacanze Romane. In dotazione, cassa bluetooth da collegare allo smartphone, impianto (efficace ma rumoroso) di riscaldamento e lunotto termico. Volendo essere un filo pignoli, forse ci starebbe un volante a calice per trovare la quadra tra gambe, schiena e posizione di guida.

Cosa non ci piace

Matita rossa, infine, per i copriruota che nascondono le valvole dei pneumatici e il pulsante di sblocco della porta all’interno, nascosto dietro il maniglione, non proprio il massimo dell’intuitività. Va bene l’estetica ma un po’ di praticità non guasterebbe. Arriviamo alla ciccia: quanto costa la Microlino? In Italia, l’importatore Koelliker propone due allestimenti: Dolce e Competizione.

Microlino

Il primo costa 21.090 euro con batteria da 91 km di autonomia (sempre dichiarati), tetto apribile di tela, volante in pelle vegana e tanto altro di serie. Il listino dell’allestimento Competizione, batteria da 177 km, parte invece da quota 25.570 euro.

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