Testo di Carlo Di Giusto
La Jeep Avenger benzina (ma anche e forse soprattutto l’elettrica) è l’esempio perfetto di come i valori e la mission di un marchio, Jeep appunto, possano essere trasferiti in modo credibile su un modello completamente nuovo, che non ha precedenti né predecessori. E non è soltanto teoria o marketing, ma è soprattutto un tema di contenuto, di pensiero e di approccio. È vero, la Avenger, quantomeno finora, non ha la trazione integrale e assai probabilmente non si fregerà mai del badge “Trail Rated”, che identifica le Jeep inarrestabili.
Eppure, osservandola nei dettagli, si capisce che è qualcosa di diverso dalla solita suvvettina da città e che ogni particolare o elemento è stato pensato per assolvere a una funzione specifica. Ecco qualche esempio: tutta la parte bassa della carrozzeria, lungo tutto il suo perimetro, è protetta da pannelli di plastica nera che, nel caso si danneggiassero, possono essere sostituiti facilmente; i fari sono piuttosto incassati, perciò meglio protetti dagli urti; le piastre di protezione sotto i paraurti sono di plastica pigmentata e non verniciata, così gli eventuali graffi si vedranno di meno. Soluzioni pratiche, insomma, tutta roba che semplifica la vita in macchina e che risolve uno o più problemi nell’utilizzo quotidiano, sia nella jungla urbana sia sugli sterrati di montagna.
Non a caso, poi, la Jeep Avenger è una delle pochissime, se non l’unica, sport utility di queste dimensioni per la quale vengono diffusi i valori degli angoli di attacco, di rampa e di uscita, rispettivamente di 20, 20 e 32 gradi, e dell’altezza minima da terra, che è pari a 20 cm. Se questi numeri non vi dicono granché, pazienza, vi basti sapere che è meno probabile “toccare sotto”: una comodità in più anche in città e non soltanto nei boschi del centro Italia. In ogni caso, queste sono tutte caratteristiche che si sposano con i valori del brand, trasformando concetti astratti come il senso di libertà, lo spirito d’avventura, la passione in qualcosa di autentico e concretamente fruibile ogni giorno e ovunque. E che fanno la differenza.
Ora, non è un mistero il fatto che la piattaforma della Jeep Avenger benzina (che è la stessa anche per la Avenger a batterie, seppur adattata), per quanto ottimizzata, adattata, evoluta e via dicendo, sia utilizzata da una moltitudine di modelli della galassia Stellantis e che lo sarà per altri che devono ancora venire, ma non può sfuggire il fatto che lo stile sia decisamente Jeep, inconfondibilmente Jeep. E se la Avenger ha riscosso così tanto interesse da subito, guadagnandosi finanche l’ambito titolo di Auto dell’Anno 2023, una (grande) parte del merito va al suo design, alle proporzioni azzeccate, ai dettagli che assecondano la funzione e che sono risolti con originalità e creatività.
Che la Avenger sia piaciuta subito lo dimostrano i 21.000 esemplari venduti in Europa sulla fiducia, prima ancora che la macchina raggiungesse le concessionarie e si potesse realmente guidare. Per una volta, le aspettative non sono andate deluse, perché questa Jeep esprime qualità anche e soprattutto in movimento, e su ogni tipo di percorso, su strada e no. E lo si può dire sia della versione full electric sia della variante a benzina.
Quest’ultima è la più apprezzata dagli automobilisti italiani: delle oltre 9.000 Avenger vendute nel nostro Paese nel primo trimestre dell’anno, ben l’85% è con il caro, vecchio motore a combustione interna. Vecchio si fa per dire, perché quello che muove i circa 1180 chilogrammi della Avenger è il raffinato tre cilindri “milledue” turbo Euro 6 già ampiamente impiegato dai francesi della Psa. Un’unità propulsiva collaudatissima, che sulla più piccola delle Jeep si dimostra più che adeguata e all’altezza del ruolo.
Intanto e per cominciare, il motore è abbastanza brillante o, quantomeno, non ha un carico di lavoro troppo gravoso da espletare. Il che lo rende anche piuttosto parco nella richiesta di carburante. Difficile scendere sotto i 15 chilometri con un litro di benzina sia che usiate la macchina in città, dove apprezzare un diametro di sterzata di appena 10,5 metri, sia che la impegniate in lunghe trasferte autostradali. Dove, peraltro, la Jeep Avenger si trova piacevolmente e inaspettatamente a proprio agio: è silenziosa, confortevole, veloce abbastanza da non soffrire di complessi d’inferiorità rispetto al traffico. La capacità di assorbire le irregolarità del fondo stradale è notevole e frutto di una messa a punto specifica, che tiene evidentemente conto del nome sul musetto. All’atto pratico, questo si traduce in un assetto composto e fermo, ben assecondato dalle qualità dello sterzo, mentre sullo sconnesso si apprezza la capacità di smorzare le asperità. I sedili, comodissimi, fanno il resto e, volendo, è disponibile anche la funzione massaggio: un lusso destinato a chi passa le giornate in macchina.
Anche il sistema di infotainment è pratico e facile da utilizzare, come il Carplay wireless, che si connette senza esitazioni.Oppure la comodissima funzione che permette di impostare, con una singola pressione di un tasto, il regolatore automatico di velocità sui limiti del tratto di strada che si sta percorrendo: è di una comodità impagabile.
La dotazione di accessori, infine, in particolare dell’allestimento Summit, il massimo della gamma Avenger, non fa rimpiangere quella di automobili di categoria superiore e oltretutto le ambizioni premium del modello sono ben supportate da ampie possibilità di personalizzazione, soprattutto attingendo al ricco catalogo del programma Jeep Authentic Accessories: oltre alla Avenger, c’è tutto un mondo da scoprire.
Aggiornamenti estetici in linea con la nuova EX90 e un feeling di guida perfetto per chi ama i lunghi viaggi in auto. C'è la mild-hybrid e l'ibrida plug-in
Assetto morbido con sospensioni autolivellanti ad effetto “tappeto volante” e un V12 da 6.75 litri. È di lusso anche l'accelerazione da 0 a 100 orari, meno di 5 secondi