Di gelo, almeno in gran parte d’Italia, se n’è visto poco o nulla, nell’inverno 2023/2024. Detto questo, le basse temperature favoriscono la formazione di buche sull’asfalto. Incappare in una profonda significa, spesso, incorrere nella sfortuna di riportare danni alla propria automobile. Il fastidio e il tempo perso non ve lo ripagherà mai nessuno, però sappiate che oltre al danno non dovrete subire anche la beffa di dover pagare di tasca vostra la riparazione. Basta infatti avviare la pratica per il risarcimento.
Buche, materiali pericolosi sull’asfalto come olio o ghiaia, griglie o tombini rotti e caduta di alberi sono considerati come danni da insidia. La responsabilità ricade dunque sulla Pubblica Amministrazione in quanto proprietaria o gestore del bene. Spetta quindi al Comune, alla Provincia o ad altra Amministrazione il compito di dover risarcire i danni causati da omessa o insufficiente manutenzione della rete stradale (lo riconosce anche la sentenza n. 15384/06 della Cassazione).
Nel caso in cui l’automobilista subisca un danno a causa di una buca, la prima cosa da fare è chiamare le Forze dell’Ordine per verbalizzare l’incidente, scattare alcune foto per accertare i danni subiti, raccogliere eventuali testimonianze e farsi redigere un preventivo dei danni subiti dal meccanico o dal carrozziere. A questo punto si può inoltrare per raccomandata la richiesta di risarcimento alla compagnia di assicurazione dell’Ente proprietario dove è avvenuto il sinistro.
Attenzione però: la Pubblica Amministrazione non è tenuta a pagare nulla qualora riesca a provare che il danno sia stato causato da un comportamento sbagliato del conducente. Con ciò s’intende: limiti di velocità non rispettati o distrazione alla guida. I tempi per la pratica, generalmente, non sono rapidissimi e possono trascorrere anche diversi mesi prima di essere ricontattati con una proposta economica di risarcimento.
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