Sono passati ormai 23 anni da quell’8 ottobre 2000 rimasto scolpito nei ricordi dei tifosi del Cavallino Rampante e tra gli appassionati di corse in generale. Una data entrata nella storia per la riconquista da parte di Ferrari e Michael Schumacher del tanto agognato Campionato del Mondo Piloti di Formula 1 che mancava a Maranello dal 1979 con Jody Scheckter.
21 anni di attesa, l’ormai classica sveglia all’alba per seguire il Gran Premio del Giappone a Suzuka, da sempre decisivo per le sorti del Titolo Iridato. Il weekend si preannuncia una vera battaglia, con Schumacher che riesce a strappare la pole position in qualifica dalle mani di Hakkinen, su McLaren, per soli 9 millesimi e prepara il terreno per una domenica che diventerà memorabile. Occhi ancora socchiusi, tra le mani una tazza di caffé e i semafori si spengono. La gara non parte nel migliore dei modi, con il finlandese che sopravanza in partenza la Ferrari che però tiene il ritmo e si mantiene vicino alla McLaren deciso a sferrare l’attacco decisivo prima della sosta ai box. Hakkinen va al pit stop, Schumacher resta fuori e con i suoi proverbiali giri da qualifica si ferma poco dopo riuscendo ad uscire davanti. Altri 14 infiniti giri per sentire la voce del telecronista Gianfranco Mazzoni pronunciare le parole “I colori dell’arcobaleno sulle insegne del Cavallino Rampante” e quel team radio del Kaiser con il muretto box “Ce l’abbiamo fatta, ce l’abbiamo fatta!”. Brividi.
Un’impresa divenuta leggenda per il dream team formato da Montezemolo, Todt, Brawn e Schumacher che conquisterà altri quattro Campionati del Mondo piloti per un dominio rimasto ineguagliato fino all’arrivo dell’era ibrida in Formula 1 con le vittorie a raffica da parte di Mercedes.
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