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Ghia Alfa Romeo 1900C Sprint, la “Supergioiello”

di Redazione - 29/12/2024

Testo di Carlo di Giusto. Fotografie di Remi Dargegen, Villa d’Este

Al via del Rally di Monte Carlo del 1955 c’erano tantissimi equipaggi. I più̀ avevano scelto paciose berline a quattro porte progettate per andare a fare la spesa, accompagnare i bambini a scuola, portare la famiglia in vacanza e i papà tutti i giorni al lavoro. La gara sarebbe stata lunga, dura, complicata da condizioni meteorologiche avverse, tanto valeva viaggiare su molleggiate quanto improbabili Ford Consul, Peugeot 203 o Simca Aronde. Per capirci: alla fine avrebbe vinto una Sunbeam Mk III, che quantomeno era spinta da un 2,3 litri da 80 cavalli e probabilmente affidabile come un mulo. Pochi possono permettersi di gareggiare con un’Alfa Romeo 1900 TI e pochissimi i piloti che decidono di disputare il rally con una vera auto sportiva. Figuriamoci con una fuoriserie: si contano sulle dita di una mano.

La fuoriserie del Portello dal gusto americano

Tra questi c’è lo spagnolo Gumersindo García Fernández, partito da Lisbona a metà gennaio di quell’anno con il suo coéquipier Antonio Creus al volante di un’elegantissima Alfa Romeo color bronzo metallizzato, con le ruote a raggi e una linea vagamente americaneggiante, sottolineata da innumerevoli profili cromati. Tecnicamente, la sua è una 1900C Sprint con il motore bialbero a quattro cilindri di 1884 centimetri cubi progettato dall’ingegner Giuseppe Busso, alimentato da un carburatore Weber e accoppiato a un cambio al volante a quattro marce.

Anche il passo è quello accorciato della coupé del Portello, così come i freni con quattro grossi tamburi e lo schema delle sospensioni: anteriori a ruote indipendenti e posteriori a ponte rigido. Ciò che rende questa vettura così particolare è il fatto di essere stata vestita da Ghia.
In quel periodo – stiamo parlando dei primi anni 50 – la Carrozzeria torinese aveva avviato una proficua collaborazione con la grande industria automobilistica statunitense, in particolare con Chrysler e con Ford. I designer dell’atelier avevano dato un’impronta molto riconoscibile ai loro prototipi, soprattutto alla parte frontale: i parafanghi anteriori allungati in avanti e prominenti rispetto alla griglia e ai fari sono la cifra stilistica di numerose delle loro creazioni dell’epoca, a prescindere dalla base meccanica.

L’Alfa Romeo 1900C Sprint di García Fernández è infatti in buona compagnia nel portfolio della Ghia, fortemente influenzato dalla genialità̀ e dalla creatività̀ di Virgil Exner, allora capo dello stile della Chrysler. Altri esempi di realizzazioni importanti sono proprio la Chrysler Thomas Special Swb del 1952 o la one off su base Ferrari 212 Inter dello stesso anno. O, ancora di più, la Chrysler D’Elegance, sempre del 52, un altro straordinario studio di stile partorito dalla matita di Exner e affidato al carrozziere torinese per la produzione. L’anno successivo Felice Mario Boano cede l’azienda, dove s’insediano Giovanni Savonuzzi e Pietro Frua, e si chiude anche la parentesi italiana di Virgil Exner. Quest’ultimo lascia in eredità una visione, forse anche dei disegni, magari solo un’idea, o qualcosa di più concreto: non lo sappiamo. A ogni modo, quando nel 1954 vengono svelate le concept car di Ghia sugli organi meccanici della Fiat 8V e dell’Alfa Romeo 1900C Sprint, gli stilemi introdotti durante la collaborazione con il designer americano emergono in tutta la loro evidenza.

Gumersindo García Fernández acquista questa specialissima Alfa Romeo 1900C Sprint telaio 01549 proprio nel 1954. Ghia l’aveva ribattezzata “Supergioiello”, probabilmente alludendo all’eleganza delle proporzioni e all’opulenza delle cromature. Non sappiamo se Gumersindo si sia lasciato sedurre dalle forme, se desiderasse soltanto acquistare una macchina per correre o abbia scelto proprio questo modello per tutt’e due le ragioni insieme. Lo spagnolo era un pilota dilettante, probabilmente un socio sportivo del Real Automóvil Club de España, e l’idea di gareggiare guidando una sportiva del biscione da 100 cavalli deve averlo solleticato non poco. La carriera agonistica dell’auto inizia così il 30 maggio 1954, al primo Gran Premio Nacional Sport, sulle piste dell’aeroporto di Madrid-Barajas. Sotto il sole, con il vento che agita le bandiere giallorosse della Spagna e davanti al suo pubblico, la bronzea Alfa di Fernández taglia il traguardo al quarto posto di classe.

Un “Supergioiello” che ha un passato nelle corse

Gumersindo ci dà dentro e nel resto della stagione agonistica disputa con la “Supergioiello” altre quattro gare, agguantando due primi posti di classe, il primo al 1° Rally de los Pirineos, a fine settembre, e il secondo un paio di mesi dopo, alla tragica edizione della Subida a la Dehesa de la Villa durante la quale perde la vita il pilota Gabriel de Olive, marchese de Moyá, uscito di strada alla guida della sua Austin Healey. In quella stessa gara in salita, nella categoria delle moto, Antonio Creus conquista il primo posto assoluto. Non sappiamo se Antonio e Gumersindo si siano conosciuti in quell’occasione, ma evidentemente fra i due nasce un’intesa e il desiderio di misurarsi in una competizione di respiro internazionale, come appunto il Rally di Monte Carlo. La prima grande gara del calendario sportivo 1955.

Gumersindo e Antonio raggiungono il Principato di Monaco da Lisbona, con il numero di gara 400 sulle porte, una coppia di fari supplementari sul musetto e la targa rossa e bianca del Rally fissata al paraurti. La loro non sarà una prova memorabile (come del resto non lo erano state quelle precedenti), ma in qualche modo portano la loro Alfa Romeo al traguardo: 204° posto assoluto, 28° di classe e pure fuori tempo massimo. Ma che ne sa un pilota della España caliente del verglas sui passi alpini? Appunto. Gumersindo García Fernández guida la vettura in almeno altre quattro competizioni alle assai più rassicuranti latitudini iberiche, chiudendo dignitosamente sempre entro i primi otto classificati. Forse, e anche senza forse, la 1900C Sprint “Supergioiello” Ghia è un’automobile troppo lussuosa per essere competitiva o, chissà, Gumersindo non ci si trova a suo agio. E nel settembre 1955 manda Belén Aguilar, con la sua Alfa, al Concurso de Elegancia di San Sebastián.

Dopo un incidente è stata riportata alla forma originale

Chi sia Belén Aguilar e quale sia l’esito del concorso (con gimkana, si legge nel manifesto dell’epoca, che raffigura il profilo di una raffinata signora) non lo sappiamo, né vi sono tracce in rete. Si sa, invece, che il mese successivo la coupé italiana è nella disponibilità di Salvador Ros, un altro pilota dilettante e appassionato di gare e di auto. Ros sarà uno dei fondatori del Club 600 di Barcellona e in seguito diventerà anche presidente e organizzatore di eventi agonistici. Prima, però, si misura al volante dell’auto di queste pagine in svariate competizioni locali fino al 1961, quando un incidente mette la parola fine alle sue velleità agonistiche. E al frontale della speciale Alfa Romeo, che peraltro non è più freschissima. Il muso così abilmente modellato dai battilastra torinesi è ovviamente introvabile, dunque per rimettere la macchina su strada si ricorre all’innesto del frontale di una 1900C Super Sprint Touring.

Ed è così che la “Supergioiello” riappare, a prima vista dal nulla, nel 1990. Pablo Gemino, il nuovo proprietario, è un collezionista di auto classiche e uno storico, oltre a ricoprire il ruolo di responsabile del magazine dell’Antic Car Club de Catalunya. È lui che si preoccupa di ricostruire accuratamente tutte le vicende della sua Alfa. Le sue ricerche confermano i trascorsi agonistici del telaio numero 01549. Il successivo possessore, Francisco Pueche, altro collezionista e rivenditore con sede a Madrid, approfondisce ulteriormente la questione, riuscendo finanche a recuperare alcune immagini dell’auto in gara nella sua configurazione d’origine, così com’era stata acquistata nuova da Gumersindo García Fernández. Quando i contorni della storia della “Supergioiello” diventano più nitidi, Pueche decide di affidarla alle abili mani del maestro restauratore Dino Cognolato, che ricostruisce il frontale e riporta la vettura esattamente com’era il 17 gennaio del 1955, alla vigilia del Rally di Monte Carlo.

Lei è un’Alfa da corsa. Non è fatta solo per i tappeti rossi

Tre anni fa, questo incredibile e rarissimo capolavoro – uno dei tre esemplari sopravvissuti dei 17 che avrebbero dovuto essere prodotti –  ha partecipato al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este. In tanti avrebbero scommesso sul suo successo, ma nonostante tutta l’eleganza delle sue forme, ha fatto ritorno a casa senza un premio. Forse avevano proprio ragione Gumersindo e Salvador, che se la sono divisa sui campi di gara: questa è un’Alfa da corsa. E sarebbe da riportare al Monte Carlo Historique, magari proprio all’edizione del prossimo anno.

 

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