Testo di Fabio Cormio
Come custodire una collezione d’auto? Ci siamo rivolti a Corrado Lopresto (il più noto in Italia), a Massimo Macaluso (che con Monica Mailander e i fratelli è l’anima della Fondazione intitolata all’indimenticato padre Gino) e ad Andrea Gemelli (che ha fondato Valvole in Testa e cura, tra le altre, le vetture della collezione Milini).
In queste pagine trovi le loro risposte, che testimoniano una volta di più la cifra della loro passione e una disponibilità nient’affatto scontata a condividere i segreti della loro professione.
Architetto e imprenditore milanese, è appassionato di auto d’epoca fin da ragazzo. Negli anni ha creato una vasta collezione di pezzi unici, prototipi e auto speciali, rigorosamente italiani. Celebre a livello internazionale, Corrado Lopresto è ventisettesimo nella classifica mondiale dei collezionisti. E negli anni ha ricevuto oltre 280 premi in concorsi organizzati in ogni parte del mondo. Ecco che ci racconta come custodire una collezione d’auto.
“La conservazione delle auto da collezione si fonda su un delicato equilibrio tra molti fattori. L’adeguatezza del “rimessaggio” di un’automobile d’epoca dipende certo dai valori di temperatura e umidità corretti, ma deve tenere conto anche della fattibilità pratica. La ‘capsula del tempo’ implementata nei magazzini delle pinacoteche, per esempio, non è sempre replicabile in garage.
La conservazione di una vettura da collezione ha due volti: quello estetico e quello funzionale. Per mantenerla in efficienza, infatti, è utile un uso moderato, ma regolare che permetta a tutte le parti meccaniche di rimanere lubrificate ed efficienti. Meglio mettere in moto l’auto periodicamente, percorrendo diversi chilometri, per consentire anche a telaio, freni e sospensioni di “sgranchirsi le gambe”. E alla marmitta di far evaporare l’acqua di condensa che si forma all’accensione, evitando che arrugginisca dall’interno. Io non utilizzo particolari additivi per l’olio motore. Se l’auto è ferma da anni è meglio inizialmente far girare il motore col solo motorino di avviamento e i cavi candele staccati, per permettere una lubrificazione dei cilindri che non implichi uno sforzo eccessivo.
Quanto alla carrozzeria, va considerato dove l’auto viene conservata. Un garage in riva al mare richiede accortezze differenti da un parcheggio multipiano. L’umidità e la salinità dell’aria incidono sulla longevità di alcune finiture, come le cromature, e sulla tendenza all’ossidazione delle lamiere. Importante quindi che dopo un giro in riva al mare o in montagna l’auto venga lavata accuratamente. In generale però non bisogna esagerare con la frequenza (e l’intensità!) dei lavaggi. Evitare autolavaggi con i rulli e prediligere prodotti professionali per ogni superficie, dalla pelle alle plastiche, dalla carrozzeria alle gomme”.
Socio fondatore della Fondazione Gino Macaluso per l’Auto Storica, istituzione nata nel 2018 per volontà della moglie e dei figli. L’officina specializzata nel restauro dell’auto storica da competizione è il cuore pulsante della fondazione, il cui scopo è valorizzare l’auto come oggetto di culto. Coniugando innovazione tecnologica e cultura umanistica, tradizione artigianale e bellezza del design d’avanguardia. Ecco che ci racconta come custodire una collezione d’auto.
“Il mantenimento del patrimonio storico automobilistico è un argomento di discussione sempre aperto. Varia in base all’età delle vetture, al loro stato di conservazione e al tipo di uso che se ne intende fare. L’ideale sarebbe tenere queste auto a condizioni di umidità e temperatura costanti, ma non potendo fare come il Revs Institute di Naples, in Florida, che conserva il suo incredibile patrimonio automobilistico sotto pressione costante in modo da non modificare i parametri dell’aria per 365 giorni l’anno, ci si deve un po’ adattare.
Idealmente bisognerebbe trovare un luogo chiuso con un livello stabile di umidità e shock termici non troppo elevati. Ma un garage pulito e ben tenuto fa già molto in questo senso. Anche la luce diretta sarebbe da evitare, per scongiurare rischi di danneggiamento della verniciatura delle parti esposte all’irradiamento. Una pellicola schermante sulle finestre può essere sufficiente. Fondamentali sono i mantenitori di carica (importante che siano di ottima qualità) per le batterie e gli anti-ovalizzanti per le gomme.
Inoltre è consigliato un buon telo antistatico e traspirante, che abbia uno dei due lati (quello a contatto con la carrozzeria) in lana. Detto questo, le auto sono e devono rimanere oggetti vivi. Rimane quindi fondamentale e prioritaria la parte dinamica. Parliamo infatti di oggetti meccanici che, in quanto tali, si gioveranno moltissimo di una messa in moto (portando a temperatura i liquidi) e di una vera propria uscita in strada ogni due-tre mesi: sono probabilmente queste le componenti fondamentali per preservare la vita di un’auto storica… E poi non dimentichiamoci che guidarle è anche la parte più divertente”.
Dopo aver trascorso 25 anni nel settore dell’industria e dell’ict, Gemelli mette a frutto esperienza e tecnologie al servizio del restauro di vetture storiche. Passione coltivata sin dall’infanzia avendo nel cuore le Range Rover. Fonda perciò Valvole in Testa, realtà che si afferma nel restauro delle vetture inglesi e che, infine, cresce e si evolve grazie anche all’incontro con la famiglia Milini. Ecco che ci racconta come custodire una collezione d’auto.
“Un aspetto che spesso si sottovaluta è quello microclimatico, che è importantissimo. Per custodire le auto è sempre preferibile un ambiente secco e arieggiato. Un microclima secco, per così dire californiano, evita infatti che l’eventuale eccessiva umidità alimenti i processi di ossidazione e formazione di muffe. Un deumidificatore può aiutare. Inoltre, facciamo una distinzione fra i veicoli che rimangono fermi per anni, tipo esposizione museale, e quelli che invece devono essere sempre “pronti all’uso”.
In questo secondo caso − senza tralasciare mantenitori di batteria e sistemi per evitare ovalizzazione dei pneumatici − il miglior consiglio è quello di usare il veicolo almeno ogni due mesi. Bastano pochi chilometri, percorsi però sempre con l’accortezza di far arrivare in temperatura d’esercizio il motore e di mantenerla per qualche minuto. L’impianto di raffreddamento deve aprire il termostato e l’eventuale ventola elettrica deve entrare in funzione. Vanno fatti funzionare tutti i dispositivi meccanici ed elettrici, sempre con motore acceso. Sintetizzando, non c’è nulla di meglio di un utilizzo completo, anche se limitato.
Occhio poi al circuito di raffreddamento (deve contenere il prodotto previsto, non solo acqua, così come l’impianto lavavetro). Quanto alla carrozzeria, una lucidatura professionale aiuta. Visto che porosità e righe facilitano il deposito di polvere che può contenere agenti ossidanti. Se l’auto viene coperta con teli, la pulizia accurata è d’obbligo e sarà meglio lasciare feritoie per consentire la circolazione dell’aria.
Le portiere vanno solo accostate e i vetri aperti, per non schiacciare le guarnizioni. Vero tallone d’Achille è la benzina: quelle odierne sono poco adatte a carburatori e pompe âgés. Meglio, infine, tenere il serbatoio pieno piuttosto che quasi vuoto, in quanto le particelle in sospensione risultano più diluite”.
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