Dalla decisione (in discussione) di Volkswagen di annullare il contratto collettivo, alle peripezie di Mirafiori, è chiaro che l’industria dell’auto sia profondamente in crisi. Un futuro appeso all’incertezza di un mercato che ancora non premia la tecnologia dell’elettrico. E che proprio sull’auto elettrica ha visto l’Unione Europea scegliere la strada dei dazi per salvaguardare l’industria del Vecchio Continente aggredita da quella cinese.
A tal proposito pare sempre più certo che il prossimo 25 settembre venga votato in via definitiva il provvedimento che stabilisce la norma. Nel frattempo il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha incontrato il Ministro del commercio estero cinese Wang Wentao, ha confermato la posizione dell’Italia.
“Al ministro ho ribadito la volontà italiana di collaborare con questo grande Paese che è interlocutore ma anche competitore sui mercati internazionali, ho ribadito la posizione dell’Italia per quanto riguarda i dazi sulle auto, noi sosteniamo la posizione dell’Ue. Siamo pronti a collaborare sulle piccole e medie imprese con iniziative molto positive che abbiamo concordato e che ribadiremo anche in occasione della visita del presidente Mattarella che accompagnerò a Pechino.”
Al di là della posizione dell’Italia, che non è mai stata messa in discussione, forse fanno più discutere le dimissioni di Thierry Breton, commissario Ue al Mercato interno. Che proprio il presidente Macron aveva proposto per un secondo mandato all’interno dell’Unione Europea. Con una lettera pubblicata su X è arrivato l’annuncio delle dimissioni, a causa di contrasti con la presidente Ursula von der Leyen.
Per quanto avesse sempre imputato all’industria automotive europea un certo ritardo (ma soprattutto la “non” volontà) nel recepire le nuove linee guida in materia di emissioni, aveva però sempre criticato come la normative promosse dall’UE per mettere al bando le auto endotermiche avrebbero necessitato di una strategia differente.
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