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Mazda, con CX-80 alla conquista del segmento Premium

di Cesare Cappa - 13/09/2024

In occasione del Salone dell’Auto di Torino è stata presentata al pubblico della Mole la nuova Mazda CX-80. Abbiamo approfittato quindi di questa presa di contatto “statica” per fare un paio di domande a Roberto Pietrantonio, Managing Director di Mazda Motor Italia. Per capire come una vettura così imponente, misura 4,99 metri di lunghezza, 1,89 metri di larghezza e 1,71 metri di altezza, possa fare breccia in un pubblico solitamente più avvezzo alle maestranze tedesche quando le quote in gioco sono queste.

Qual è il target e da quali brand arriva il cliente della nuova Mazda CX-80?

“Noi abbiamo iniziato a conoscere i clienti che frequentano queste piattaforme più importanti quando abbiamo iniziato a vendere il CX-60. […] Quindi CX-80 ci dà la possibilità di continuare questa esplorazione. Abbiamo individuato clienti di profilo alto, che hanno magari bisogno per motivi familiari o professionali di questo tipo di spazi e anche di flessibilità. Non sono tanti in Italia e bisogna andarli a cercare. […] I competitor sono principalmente nel mondo premium, non nomino marchi specifici. Abbiamo il vantaggio di avere un posizionamento prezzo che parte da 61.000 euro che è decisamente più basso della maggior parte dei concorrenti che però hanno dalla loro il brand”.

In un mercato un po’ confuso sia per ragioni normative sia per ragioni di disponibilità da parte della clientela, ovviamente poco propensa a spendere verso l’elettrico, il diesel è una certezza per CX-80. Al di là delle norme, è ancora un’alimentazione rilevante?

“Sulla sorella più piccola CX-60 il diesel è ancora la motorizzazione prevalente in Italia. In Europa già le cose cambiano leggermente. Ma nel nostro Paese quando si parla di auto per macinatori di chilometri il diesel continua ad essere una soluzione molto interessante. Poi quando è efficiente come il nostro, diventa una soluzione tecnologica rilevante, che è il motivo per cui Mazda continua a professare la multi solution”.

La Mazda MX-5 alimentata dal motore due litri è fuori dal mercato. Quanto una CX-80 potrebbe influire negativamente nel monte CO2 di Mazda?

“Se pensiamo a quelle che saranno le soglie di riferimento del 2025, per quanto sia efficiente questo motore è sicuramente sopra soglia. Se guardiamo il continente Europa, nell’ambito del business model di questa vettura, si deve tener conto che ci saranno anche dei premium, così come vengono definiti dall’Unione Europea, da pagare. Più si andrà avanti secondo il percorso che è stato previsto ad oggi fino al 2035, cosa su cui si sta discutendo tantissimo […] noi non possiamo che adeguarci a quello. Da una parte cercando di accontentare i clienti, da una parte magari bilanciando le vendite della gamma per far sì che le emissioni complessive stiano nel range e questo lo faremo in Europa”.

Però una vettura come CX-80 vi è utile per alimentare lo status premium del brand?

“Sì, assolutamente. Nel senso che con queste auto noi riusciamo a parlare ai clienti premium. Ma dall’altra parte per parlare con i clienti premium dobbiamo essere stati bravi a lavorare sulla percezione di brand. Questo è un lavoro molto lungo e molto difficile che noi stiamo facendo da 12 anni da quando è arrivato il CX-5 nel 2012 con dei risultati importanti. Ma dire che oggi siamo arrivati alla fine del nostro viaggio è prematuro. C’è tanto ancora da fare”.

Abbiamo detto che vetture come CX-80 sono fondamentali per alimentare la percezione del brand. Ci sarà ancora spazio per le auto compatte, perché non si può vivere solo di CX-80?

“Certo ci sarà. Noi abbiamo oggi una gamma completa che va dalla Mazda 2, anche full hybrid, passando per la Mazda 3 e il CX-30. Presidiamo quindi anche i segmenti più piccoli. Anzi, io dico spesso che per un produttore che non fa dei volumi il proprio business model ma lo fa della qualità, abbiamo fin troppe car-line in questo momento. Perché abbiamo una gamma molto estesa che copre tantissimi segmenti”.

“Se guardiamo il mercato italiano in particolare, la rilevanza è dei segmenti A e B, con i B-Suv che la stanno facendo da padrone. In un contesto di mercati europei quello italiano si sta allontanando un po’ dalla media complessiva. Questo non è detto che sia una cosa buona per i costruttori, che magari devono vendere. Ci sono dei marchi che hanno una gamma che è perfetta per l’Italia ma magari poi non lavora bene nel resto d’Europa. Io dico sempre che Mazda è un costruttore globale, quindi non solo deve guardare all’Europa ma deve guardare a tutti i 135 paesi (vado a memoria) in cui è presente”.

 

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