La Gigafactory Tesla di Berlino ha registrato un tasso di assenze per malattia pari al 17% lo scorso agosto, un dato significativamente superiore alla media nazionale tedesca del 6,1% e alla media del settore automobilistico del 5,2%.
Per far fronte a questa situazione, il responsabile dello stabilimento André Thierig ha inizialmente minacciato tagli di posti di lavoro, accusando alcuni dipendenti di “non avere voglia di venire a lavorare”. Successivamente, è stato introdotto un bonus di 1.000 euro per i dipendenti con una presenza superiore al 95%, ma la misura non ha sortito gli effetti sperati.
La dirigenza Tesla ha quindi deciso di adottare un approccio più diretto, inviando i manager a casa dei dipendenti assenti per malattia per verificarne lo stato di salute. Questa pratica, seppur non illegale in Germania, è stata definita “assurda” dal sindacato IG Metall, che la considera una risposta sproporzionata al problema.
Secondo il sindacato, il vero problema sarebbe il carico di lavoro eccessivo a cui sono sottoposti i dipendenti, che li spinge a prendersi più giorni di malattia. Questo, a sua volta, aumenta la pressione sui lavoratori rimasti, creando un circolo vizioso.
La vicenda solleva interrogativi sul clima lavorativo all’interno della Gigafactory di Berlino e sull’approccio di Tesla alla gestione del personale. Sebbene l’azienda abbia il diritto di verificare l’autenticità delle assenze per malattia, le modalità utilizzate potrebbero rivelarsi controproducenti, minando il morale dei dipendenti e aumentando il clima di tensione.
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