Testo di Tommaso Marcoli
L’avvento delle auto elettriche ha portato una rivoluzione nel settore automobilistico, cercando di promuovere una mobilità più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, nonostante una proposta di prodotto sempre più ampia e una comunicazione aggressiva, le auto elettriche incontrano delle difficoltà perché non sempre soddisfano le aspettative dell’automobilista. Sia in termini di autonomia sia in termini di tempi di ricarica.
Insomma, sembra farsi sempre più forte l’idea che l’auto alimentata a batteria sia soltanto una delle alternative possibili. Da questo presupposto, una domanda: riusciranno le cosiddette “EV” a diventare delle vere e proprie icone, a raggiungere lo status di leggenda?
Le auto più iconiche sono spesso legate a una lunga tradizione che si è mossa in parallelo con la Storia dell’automobile. Modelli come la Fiat 500 del 1957-75, la Ford Mustang, la Volkswagen Beetle (o Maggiolino), e la Ferrari 250 GTO sono diventati leggendari soprattutto grazie alla loro storia e al loro impatto culturale. Le auto elettriche, essendo una tecnologia relativamente nuova, non hanno ancora avuto il tempo di costruire questo tipo di eredità.
La mancanza di un passato di successi – commerciali ma anche sportivi – e aneddoti legati a momenti impressi nella memoria collettiva (quasi tutti hanno sentito le storie dei propri nonni e della loro 500 negli anni ’60) della cultura popolare rappresenta un primo ostacolo alla loro iconicità.
Tradizione ed eredità sono concetti strettamente legati al tempo. E, di tempo, l’auto a combustione ne ha avuto molto più a disposizione e servirà soltanto altro tempo all’auto elettrica per colmare questa distanza. Tuttavia, una delle caratteristiche che rende alcune auto sportive leggendarie è il suono distintivo dei loro motori. Il rombo grezzo di un V8 o il suono complesso come un’orchestra di un motore V12 aspirato sono parte integrante dell’esperienza di guida e contribuiscono a creare un legame emozionale tra il veicolo e il guidatore.
Le auto elettriche, invece, sono per definizione silenziose. Sebbene questo sia un vantaggio dal punto di vista del comfort e della riduzione dell’inquinamento acustico, diminuisce l’impatto emotivo tanto per gli estimatori quanto per l’utente medio. Quante volte, magari durante una cena, mamma e papà hanno ricordato quel viaggio in Riviera con un “baccano infernale” del motore a bordo di quella 7 posti “che mangiava olio”.
Oppure “il Diesel tedesco un po’ puzzolente ma che beveva niente”. Frasi che raccontano storie e costruiscono un’identità del veicolo a cui spesso si finisce per affezionarcisi. Storie che, se anche negative, sono sempre storie e, quindi, ricordi.
Le auto iconiche spesso presentano design unici e immediatamente riconoscibili. La silhouette della Porsche 911 o la linea della Lamborghini Countach sono e resteranno identificabili anche in mezzo ad altre mille automobili e anche tra decenni. Le auto elettriche, specialmente nei loro primi anni, hanno privilegiato un design più conservativo, orientato all’efficienza aerodinamica e alla funzionalità piuttosto che all’estetica distintiva.
Questa “necessità” ha inoltre limitato la creatività dei designer, prima artisti e oggi – forse – irrimediabilmente compromessi dalla valutazione scientifica. Anche se questo sta cambiando con modelli più recenti e audaci, ci vuole sempre del tempo per stabilire un design come iconico.
La tecnologia delle auto elettriche è in continua e rapida evoluzione. Di conseguenza, i modelli tendono a diventare obsoleti più velocemente rispetto alle auto tradizionali. La rapidissima innovazione rende difficile per un singolo modello stabilirsi come iconico, poiché viene rapidamente sostituito da una versione più avanzata. Questa continua evoluzione, sebbene positiva per il progresso tecnologico, può ostacolare la creazione di un mito attorno a un singolo modello.
La percezione pubblica delle auto elettriche è ancora in fase di formazione. Mentre alcune persone vedono le auto elettriche come il futuro e le abbracciano con entusiasmo, altre possono considerarle una necessità ecologica piuttosto che un oggetto del desiderio. Questa dicotomia nella percezione pubblica può rappresentare un ulteriore ostacolo alla loro iconicità. Inoltre, l’auto elettrica fatica a costruire una “familiarità” con l’automobilista.
“Ti dico io quando cambiare”; “Attento alla terza che entra a fatica, premi due volte la frizione”; “La frizione scatta”; “Ogni 15 mila chilometri c’è da cambiare l’olio”. Con le auto con motore a combustione – e con i loro componenti – si costruisce spesso un rapporto personale quasi intimo, si può intervenire direttamente su piccole manutenzioni e si crea quindi un legame.
Le auto elettriche sono sigillate, chiuse, inaccessibili. La distanza che c’è tra un’automobile elettrica e una termica è la stessa che passa tra uno smartwatch e un orologio meccanico. E sappiamo già quale, tra i due, continuerà sicuramente a funzionare tra vent’anni.
Il “disegno” che potrebbe portare l’automobile elettrica a essere iconica non può non considerare l’impronta indelebile lasciata dalla Tesla Roadster. La sua storia è iniziata nel 2008, quando Elon Musk ha presentato al mondo un’auto sportiva capace di combinare prestazioni mozzafiato con una tecnologia ecologica – per l’epoca – rivoluzionaria. La Roadster è diventata rapidamente un simbolo di innovazione, dimostrando che le auto elettriche potevano essere non soltanto sostenibili, ma anche estremamente potenti e desiderabili.
Il “viaggio” della Tesla Roadster ha raggiunto il suo apice mediatico nel febbraio 2018, quando Elon Musk ha deciso di lanciarne una nello spazio. Questo evento, oltre a essere una trovata pubblicitaria geniale, ha rappresentato una dimostrazione delle capacità tecnologiche della SpaceX, l’azienda spaziale di Musk (doppio ritorno d’immagine, insomma).
La Roadster, con a bordo un manichino chiamato “Starman” è ora in orbita solare, un monumento galleggiante all’ambizione umana e alla visionaria determinazione di Musk. Questo gesto ha consolidato ulteriormente lo status iconico della Roadster, sebbene – bisogna ricordarlo – la seconda generazione stia accumulando ritardi significativi rispetto ai precedenti piani di debutto.
Mentre la Tesla Roadster ha già assicurato il suo posto nei libri di storia, l’industria automobilistica si prepara ad accogliere un’altra potenziale icona elettrica: la prima Ferrari a batterie. Ferrari, un nome sinonimo di lusso, velocità e prestazioni, sta per intraprendere un viaggio simile – anche se non… spaziale – a quello della Tesla Roadster. L’attesa è palpabile, e ci si chiede se anch’essa riuscirà a diventare altrettanto iconica.
La transizione di Ferrari verso l’elettrico rappresenta una svolta significativa. Con una storia leggendaria nel mondo delle corse e delle auto sportive, Ferrari ha sempre puntato sull’ingegneria di precisione e sul rombo caratteristico dei suoi motori a 12 cilindri. Tuttavia, con l’evoluzione della tecnologia e la crescente attenzione verso la sostenibilità, anche Ferrari ha riconosciuto la necessità di adattarsi ai tempi contemporanei.
La prima Ferrari elettrica, sarà presentata entro il 2025 e dovrà affrontare la sfida di mantenere l’essenza del marchio pur abbracciando una nuova tecnologia. Se riuscirà a coniugare le prestazioni straordinarie e il design elegante che da sempre contraddistinguono il Cavallino Rampante con i vantaggi ecologici e innovativi della propulsione elettrica, allora potrebbe non solo soddisfare le aspettative, ma superarle, diventando una delle prime icone a zero emissioni del XXI secolo.
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