Quando si parla di sostenibilità si entra in un argomento delicato, che solleva “grandi questioni”: per questo bisogna farlo con estrema attenzione e conoscendo bene il panorama completo. A pensarla così è Adrian Newey, forse il più famoso progettista di auto di F1 oggi sulla piazza, che da anni disegna le Red Bull che hanno permesso a Max Verstappen di laurearsi per due anni consecutivi campione del mondo.
"La Formula 1 può e deve svolgere un ruolo in questo senso", ha dichiarato il responsabile tecnico della scuderia in una lunghissima intervista col periodico tedesco motorsport-magazin.com. "Ma c'è tutta questa discussione su quale debba essere la fonte di energia: elettrica, biocarburante, carburante sintetico, idrogeno. C'è molta disinformazione in giro sull'argomento, soprattutto per quanto riguarda il lato elettrico. La gente comincia a rendersi conto che l'impronta di carbonio della produzione di un veicolo a batteria è molto più grande di quella di uno a benzina”.
Secondo il progettista, anche "l'ipotesi che l'elettricità prodotta dall'energia eolica o solare sia priva di emissioni non è corretta. Le turbine eoliche richiedono un'enorme quantità di cemento per essere costruite, e questa è una delle maggiori cause di emissioni di C02. Inoltre le strutture contengono anche molto alluminio e rame, che sono anch'essi molto inquinanti nella fase di produzione. Quindi non si tratta di emissioni zero".
Il peso conta
Per quanto riguarda le auto di Formula 1, la tecnologia delle "power unit" ibride è straordinariamente efficiente, ma Newey sostiene che il peso elevato delle auto ne compensa gran parte. "Nessuno sembra parlare della quantità di energia utilizzata per mantenere l'auto in movimento. Le nostre monoposto sono diventate più grandi e più pesanti e non sono particolarmente efficienti dal punto di vista aerodinamico, perché hanno molta resistenza. Il problema più grande è la quantità di energia necessaria per muovere quella dannata cosa, indipendentemente dalla sua provenienza. Purtroppo, la Formula 1 ha ottenuto l'esatto contrario di quanto si prefissava con le nuove regole. È chiaro che per il motorsport e l'industria automobilistica in generale, auto più grandi e più pesanti unite all'ossessione della gente per l'alimentazione a batteria o benzina sono la direzione sbagliata”.
L’ingegnere britannico non risparmia un attacco all'industria automotive nel suo complesso. “Quello che penso è che le grandi case automobilistiche non vogliano riconoscere questo discorso e influenzano anche i dirigenti sportivi. Trovo illogico che i produttori ottengano crediti per vetture più grandi e più pesanti, a patto che i gas di scarico siano meno inquinanti”. Tutto questo porta, secondo Newey a “pressioni” esterne al motorsport. La ricetta, in pista e fuori? “Abbiamo bisogno di auto più piccole, leggere ed efficienti dal punto di vista energetico”.