Ultimo aggiornamento  09 giugno 2023 00:26

Ducati Cruiser, scooter inaspettato.

Antonio Vitillo ·

Oggi pronunciare il suo nome fa pensare subito a moto rombanti, frecce rosse che corrono (e vincono) sui circuiti di tutto il mondo. Ma. contrariamente al pensiero comune, in passato Ducati ha prodotto anche un paio di scooter.

Il primo, il Cruiser, fu presentato nel 1952 alla Fiera di Milano, con l’intenzione essere la chiave di volta per entrare in competizione commerciale con Vespa e Lambretta, già all'epoca popolari: Alla fine ne furono costruiti soltanto circa 700 esemplari fino all’inizio del ‘54, quando il progetto fu abbandonato.

Look automobilistico

Disegnato dal celebre carrozziere automobilistico Ghia, il Cruiser volle riprendere lo stile delle auto statunitensi e fu il primo scooter ad avere le frecce posteriori di serie, mentre nella fiancata sinistra alloggiava la ruota di scorta. Il resto della progettazione sarebbe attribuibile all’ingegner Antonio Fessia: in quegli anni consulente tecnico di Ducati, oltre ad avere lavorato a precedenti progetti aeronautici, appose la sua firma su auto come Flaminia, Fulvia e Flavia di Lancia.

Più pesante di una trentina di chili dei due diretti concorrenti, il Ducati Cruiser presentava soluzioni tecniche all’epoca ritenute innovative, come il motore a ciclo quattro tempi, l’avviamento elettrico e il cambio automatico.

Progettato per erogare 12 cavalli di potenza massima, il monocilindrico di 175 centimetri cubici raffreddato ad aria fu però depotenziato a 8 per le regole di commercializzazione dell’epoca; poteva raggiungere gli 80 chilometri orari di velocità massima, tuttavia la scarsa potenza espressa, in relazione al peso di circa 100 chili, creò alcuni problemi di trazione, soprattutto nelle salite più ripide, dove anche il particolare sistema di trasmissione disinnestava la presa diretta.

Prezzo alto

Il Cruiser si avviava elettricamente attraverso un pulsante “a piede” posto sul pianale. Le ruote misuravano 10 pollici di diametro, l’impianto frenante era “a tamburo”, le sospensioni a braccio oscillante. Fra i punti deboli vi fu anche il prezzo di vendita: costava più di 300mila lire, il triplo di una Vespa.

Cessata la produzione del Cruiser, Ducati conservò comunque il suo motore, portandolo fino a 200 centimetri cubici di cilindrata, per montarlo su un motocarro.

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