Ultimo aggiornamento  09 giugno 2023 20:41

Simca 1100, sopra la media.

Massimo Tiberi ·

Scomparso il fondatore, il piemontese Enrico Teodoro Pigozzi, alla metà degli anni Sessanta la francese Simca è nel pieno di una fase di transizione aziendale che, dal più forte legame con la Fiat, la porterà alla piena acquisizione da parte della Chrysler.

La gamma fa perno sulla 1000, utilitaria di successo, e vede al vertice le belle ma meno apprezzate e tradizionali berline e wagon Break 1300/1500. La necessità di occupare anche uno spazio nella categoria intermedia porta così allo sviluppo di un progetto avanzato per l’epoca, che guarda all’impostazione di modelli come l’Autobianchi Primula o le Renault 4 e 16, espressione della formula innovativa con carrozzeria due volumi e schema tecnico a trazione anteriore.

Il debutto

Il Salone di Parigi del 1967 ospita il lancio ufficiale della Simca 1100, presentata nelle varianti berlina 3 o 5 porte, Break e Commerciale, per collocarsi nell’ambito dei prodotti meno convenzionali della sua fascia di mercato. Già nell’estetica la vettura, lunga appena sotto i 4 metri, è piuttosto originale, con accenno di terzo volume posteriore (più squadrata e convenzionale la wagon) e tratti complessivamente un po’ elaborati e ricchi di cromature che le donano comunque personalità.

All’interno, lo spazio è sufficiente per 4/5 persone e il bagagliaio di buona capacità è trasformabile, mentre finiture ed equipaggiamenti sono di livello utilitario.

"Tutto avanti"

Decisamente di maggior tono la meccanica che, oltre all’impostazione “tutto avanti”, offre sospensioni a quattro ruote indipendenti a quadrilateri anteriori e barre di torsione, impianto frenante con dischi anteriori e sterzo a cremagliera. Il motore 1,1 litri, disposto trasversalmente, non si può considerare sofisticato, ma nelle due versioni disponibili mette a disposizione potenze di 53 e 56 cavalli per velocità che permettono di superare i 140 chilometri orari. Un temperamento dunque vivace ben coadiuvato quanto a comportamento su strada. Inoltre, in alternativa al cambio manuale a quattro marce sincronizzate, è disponibile un semiautomatico a tre rapporti e nella gamma verrà aggiunto un modello economico dalla cilindrata ridotta ad un litro da 45 cavalli.

Le qualità della Simca 1100 la portano a conquistare un discreto spazio commerciale e non mancano i clienti in Italia, dove i prezzi, intorno al milione di lire, sono competitivi e praticamente al livello della Fiat 124.

D’altra parte, l’evoluzione è costante, in particolare caratterizzando la compatta francese in chiave sportiveggiante. Nel 1970, quando il marchio viene definitivamente acquisito dalla Chrysler, arriva un motore 1,2 litri da 75 cavalli e l’allestimento Special con strumentazione completa di contagiri e volante a tre razze con corona in finto legno. Nel 1973 si raggiunge il vertice in fatto di dinamica con le TI 1.300 da 82 cavalli, in grado di sfiorare i 170 chilometri orari, riconoscibili per spoiler, fari supplementari e cerchi in lega.

Nei successivi passaggi, un restyling e il debutto della variante pick-up e della simil fuoristrada Rancho allestita dalla Matra. Non avrà esito positivo il tentativo di sfondare sul mercato USA, ma la carriera non si arresta neppure dopo l’assorbimento della Simca-Chrysler nel gruppo PSA, il lancio dell’erede Horizon e l’imposizione del marchio Talbot, prolungando la vita produttiva, almeno di alcune versioni, fino al 1985 per oltre 2 milioni di unità vendute.

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