Investitura d’eccezione per il Naias, il salone dell’auto di Detroit che - dopo tre anni di assenza - tornerà dal 17 al 25 settembre. Il presidente Usa Joe Biden ha confermato che parteciperà all’evento, “confessando” davanti ai giornalisti alla Casa Bianca: “Sarò presente. Sono un appassionato di auto, come avrete notato”. In effetti già in passato il numero uno del Paese ha testimoniato il suo amore per le quattro ruote e si è recato, già nei primi mesi dell'incarico, tanto a visitare gli impianti Ford che quelli General Motors nella città del Michigan.
Investimenti significativi
Proprio mentre il presidente annunciava la sua presenza all'evento, il Dipartimento del Commercio ha assegnato 52,2 milioni di dollari a un programma regionale di Detroit chiamato "Epicentro globale della mobilità" per aiutare il settore automobilistico del Michigan a passare ai veicoli elettrici e autonomi.
Questo perché nonostante gli oltre 5 miliardi di dollari di investimenti privati, le prospettive della regione della “Motor City” americana per eccellenza, "sono minacciate dalla crescente concorrenza globale nel mercato dei veicoli elettrici e autonomi, dal rapido ritmo dell'innovazione nelle nuove soluzioni di mobilità e dall'invecchiamento della forza lavoro che necessita di una continua riqualificazione per stare al passo con i nuovi prodotti e le nuove tecnologie”, si legge in una nota del ministero.
Evento elettrico
Il Naias - che debutta nella sua nuova collocazione nei primissimi giorni dell’autunno dopo essere storicamente stato un evento invernale - si incentrerà, nell’edizione 2022, proprio sulla elettrificazione. In particolare le Case e i gruppi americani che hanno già annunciato la loro presenza - Ford, Stellantis e General Motors su tutte - offriranno nuovi modelli e consentiranno al pubblico di sperimentare la guida di auto a batteria negli spazi esterni all’esposizione.
Biden ha partecipato al Naias già in passato, soprattutto durante gli anni nei quali è stato vice presidente con Barack Obama. L’attuale inquilino della Casa Bianca è stato anche fra i fautori del salvataggio di General Motors e Chrysler (oggi nell’orbita di Stellantis) avvenuti proprio in quegli anni tra il 2008 e il 2009.