Ultimo aggiornamento  28 maggio 2023 04:43

Porsche 911 Carrera RS 2.7, l'antesignana.

Massimo Tiberi ·

Carrera è il nome che da tempo identifica le 911 di serie, per Porsche lo storico riferimento identitario alle vittorie di classe del 1953/54 nella Carrera Panamericana, massacrante gara su difficilissimi percorsi messicani che all’epoca donava grande prestigio in campo agonistico. In prima battuta il nome viene però utilizzato soltanto per le vetture da competizione, come le 904 GTS e le Carrera 6, o le più potenti della gamma, quelle al confine tra la strada e le gare, come le versioni spinte della 356 e un modello, particolarmente amato dai fans del marchio e oggi dalle valutazioni stratosferiche, che è entrato di diritto fra le auto mitiche del Cavallino di Stoccarda.

All’inizio degli anni Settanta, la Porsche domina nei piani alti delle corse su pista, con bolidi come la 917 eccellenza fra le Sport Prototipo, ma vuole estendere il potere anche nelle categorie minori, dalle più ampie ricadute commerciali. Partendo dunque dalla 911 2.4 di serie si lavora all’arma, fortemente voluta dal direttore tecnico Ernst Fuhrman, per battersi nel campo delle granturismo Gruppo 4.

Nel 1972 nasce la 911 Carrera RS (R per renn, corsa), che verrà proposta in vari allestimenti ma con tecnica in comune. Il motore posteriore a sbalzo, l’ormai già classico 6 cilindri “boxer” ad iniezione raffreddato ad aria, sale a 2.7 litri e viene elaborato per ottenere un migliore rendimento e non soffrire per le maggiori sollecitazioni nell’uso estremo adottando cilindri con rivestimento interno in Nikasil, tecnologia derivata dalla 917. Conferma per le sospensioni indipendenti a barre di torsione ora con componenti in lega, mentre l’impianto frenante è a quattro dischi ventilati e lo sterzo a cremagliera dispone di uno stabilizzatore idraulico. Il cambio a cinque marce è rivisto nella spaziatura dei rapporti e la frizione irrobustita.

Inconfondibile

Numerosi gli interventi che riguardano la carrozzeria per un consistente alleggerimento e per adeguare assetto e aerodinamica. In evidenza l’imponente alettone posteriore, dalla forma caratteristica che verrà definita a “coda d’anatra”, allargati i parafanghi posteriori per alloggiare i cerchi Fuchs maggiorati da 7 pollici e lo spoiler anteriore ospita il radiatore dell’olio. Altro emblema di riconoscimento, dall’indiscutibile effetto ma non sempre scelto dalla clientela, la grande scritta adesiva Carrera in negativo nella parte inferiore delle fiancate.

La versione specificamente destinata alle competizioni adotta lamiere e vetri più sottili, cofani e paraurti in vetroresina, mancano le cromature, il trattamento anticorrosione e gli elementi fonoassorbenti, l’interno viene spogliato dei sedili posteriori e di tutto il superfluo, facendo scendere il peso della vettura intorno ai 950 chili. Con l’opzione RS Sport si può avere appena qualcosa in più, ma il notevole successo del modello, che porterà ad una produzione ben superiore alle 500 unità necessarie per l’omologazione in Gruppo 4, spinge ad offrire una ulteriore opportunità a chi vuole fare dell’auto un uso soltanto stradale.

Prestazioni velocistiche al top

La RS in configurazione Touring è disponibile dunque con lo stesso equipaggiamento delle normali 911 S (optional anche condizionatore, alzacristalli elettrici, tetto apribile) e sarà la preferita fra i quasi 1.600 esemplari costruiti, venduta ad un prezzo superiore ai 9 milioni di lire, paragonabile a quello delle contemporanee supercar di massimo rango.

Del resto, la Carrera è in grado di confrontarsi, quanto a prestazioni, con qualsiasi avversaria: i 210 cavalli del motore consentono, considerando le variazioni di peso delle versioni, velocità dell’ordine dei 240/250 chilometri orari e un’accelerazione da 0 a 100 in appena 5,5/6,3 secondi, il livello di una Lamborghini Miura.

Imponente il palmares nelle gare, dai Campionati europei al Mondiale Marche, comprese le prove più impegnative come Le Mans o la Targa Florio, dove questa Porsche, evoluta nella variante RSR 2.8/3.0 litri da 300 e più cavalli, riuscirà a conquistare perfino vittorie assolute e non soltanto di classe.  

Tag

Ti potrebbe interessare

· di Massimo Tiberi

Passata la bufera della Seconda guerra mondiale il costruttore bavarese si consolida sulla strada del lusso con le due coupé 2000 C e 2000 CS, entrambe del 1965