In Italia Dacia continua ad ampliare la propria quota di mercato, arrivando addirittura ad un risultato record: lo scorso giugno - in contemporanea con l'arrivo del nuovo logo su tutta la gamma - lo share del costruttore è stato del 12,2% tra i privati, il valore più alto da quando il brand del gruppo Renault è presente nel nostro paese. Nel primo semestre Dacia si classifica tra le top 3 del mercato privati con una quota dell'8,6% e posizionando Sandero e Duster rispettivamente al primo e secondo posto come vetture straniere più vendute ai privati.
Il merito di queste performance va alla classica formula Dacia, che punta sul rapporto qualità-prezzo e si affida molto alle motorizzazioni a Gpl, alimentazione in cui il costruttore è ampiamente al primo posto in Italia, con una quota di oltre il 40%. "Puntiamo a offrire tutto ciò di cui l'utente ha bisogno al prezzo più conveniente. Questa è la nostra strategia vincente e continuerà ad esserlo in futuro. Però vogliamo anche che i clienti acquistino una Dacia come prima scelta. Quindi non solo perchè si tratta di un acquisto intelligente, ma proprio perché vogliono una nostra vettura. E per fare ciò il design ha un ruolo fondamentale" ha dichiarato Guido Tocci, a capo di Dacia Italia.
Niente eccessi
A curare lo stile del costruttore troviamo David Durand, che lo scorso maggio è stato nominato direttore del design Dacia (è il terzo in due anni, dopo gli addi da parte di Alejandro Mesonero-Romanos e di Miles Nürnberger). Quella di Durand è una scelta che privilegia la continuità, dato che il 49enne - nel gruppo Renault sin dal 1997 - è a capo del design esterno di Dacia dal 2020 e ha definito lo stile dell’ultima Sandero, della Jogger e della concept Bigster.
"Il design deve rispecchiare quello che è il carattere della marca. Quindi anche nello stile cerchiamo di ispirarci a un certo minimalismo, da raggiungere attraverso linee semplici e poco intricate. Niente eccessi, dove possiamo eliminare linee superflue - senza impoverire l'aspetto dell'auto - lo facciamo. Questa è la filosofia che cerchiamo di applicare a tutti i prodotti" commenta Durand.
"Ma l'essenzialità deve andare a braccetto con la robustezza, con un aspetto solido, come viene esemplificato bene dal nuovo logo. Per questo è fondamentale studiare attentamente le proporzioni dell'auto. I volumi esterni contano per il 60% nella riuscita di un design, ed è questo il motivo per cui la nuova Sandero sembra così diversa dalla precedente e persino più grande, nonostante le dimensioni esterne siano le stesse".
La cultura Dacia
"Oltre allo styling vero e proprio, c'è anche un altro aspetto di cui il design deve tenere conto, cioè il contenimento dei costi. I prezzi competitivi delle Dacia sono merito del business model, dell'ampia condivisione di tecnologia e componentistica con Renault, ma anche il design deve fare la sua parte. Ad esempio, piuttosto che concentrarci su elementi superflui, come potrebbero essere alcuni comandi interni, preferiamo investire risorse e attenzione in cose realmente utili, come le barre sul tetto. E ovviamente la forma di una componente influisce sulla complessità e sul costo che ha poi produrla, sono aspetti di cui dobbiamo tenere conto".
"L'avventura Dacia - conclude Durand - non poteva nascere se non nel gruppo Renault, perché storicamente ha una tradizione di attenzione verso il cliente popolare. Penso ad auto come la R4 o la R5. La cultura Dacia era già presente nel gruppo Renault e ora si è sviluppata in maniera autonoma, e continua a regalare grandi soddisfazioni".