Ultimo aggiornamento  30 maggio 2023 20:35

Johnson si dimette: torna all'auto?

Colin Frisell ·

LONDRA - Boris Johnson, primo ministro inglese dal 24 luglio del 2019, ha annunciato in una conferenza stampa davanti alla sua residenza ufficiale di Downing Street l'intenzione di lasciare il suo ruolo "non appena sarà nominato un successore". La decisione è stata presa a seguito di un’ondata di dimissioni da parte di esponenti del governo che guidava da quando aveva presto il posto di Theresa May tre anni fa.

Il controverso ex sindaco di Londra - che ha deciso di abbandonare con effetto immediato la carica di presidente del partito Conservatore - potrebbe ora dire addio alla politica e dedicarsi, chissà, magari a una sua vecchia passione: le automobili.

Un "collega"

Pochi sanno, infatti che Alexander Boris de Pfeffel Johnson (il suo nome per intero) prima di darsi alla politica è stato un giornalista specializzato del settore automotive. Nel 1999 recensiva le auto per la versione inglese della rivista GQ e le quattro ruote sono tornate spesso alla ribalta in questi anni di attività politica. Celebre il suo siparietto - parliamo  nel 2009 - con l’allora direttore marketing di Tesla in Gran Bretagna, Don Cochrane, durante la presentazione a Londra della Roadster, la prima vettura mai realizzata dalla società di Elon Musk. Quando il manager gli propose di acquistarne un esemplare, il futuro primo ministro rispose: “Ma io devo spostare parecchie persone”. Come dire: portatemi un suv e ne riparleremo.

Sindaco e testimonial

Durante gli anni passati nel ruolo di sindaco della capitale del Regno Unito (dal 3 maggio 2008 al 9 maggio 2016), Johnson si è più volte speso in favore della elettrificazione della mobilità cittadina. In questa veste, nel 2015, si recò a Tokyo per la presentazione della versione elettrificata dell’Outlander di Mitsubishi, contribuendo, secondo i suoi biografi, a fare quell’anno del marchio giapponese uno dei più venduti nel segmento plug in in Gran Bretagna. I rapporti col costruttore asiatico si sono poi guastati quando Johnson, dopo un giro dimostrativo per Londra sulla Outlander, definì il rumore del motore elettrico, "un lieve lamento come quello di un gatto autocompiaciuto".

Migliore la storia con Nissan e la sua 100% elettrica Leaf che il primo cittadino della capitale iniziò a usare già nel 2011 e della quale ebbe a dire: “Auto a zero emissioni come questa contribuiranno concretamente a migliorare la qualità dell'aria nelle nostre città e ad affrontare il cambiamento climatico”. Il fatto che l'auto fosse costruita proprio sul suolo britannico - a Sunderland - fu un’ulteriore spinta per favorirne la diffusione.  

Parco auto “malconcio”

Ma al di là delle posizioni ufficiali - tra cui anche quella in favore della Toyota Mirai a idrogeno, anch’essa testata da Johnson in Giappone - i feroci tabloid inglesi hanno presto scoperto che nel vialetto della sua casa erano parcheggiate, almeno fino a pochissimo tempo fa, delle vetture non proprio modernissime. Una Citroën AX del 1995 e una Toyota Previa GX di cui si diceva “avesse conosciuto giorni migliori”. Un sagace giornalista affermò che la vettura aveva visto l’ultima volta un autolavaggio “durante l’ultimo governo laburista”. Come a dire: ne è passato di tempo.

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