Ultimo aggiornamento  23 marzo 2023 14:38

Los Angeles, addio ai nuovi distributori.

Paolo Borgognone ·

La lotta al cambiamento climatico e all’inquinamento assume nuove e sorprendenti forme. Per esempio quella della messa al bando di nuovi distributori di benzina, fonte potenziale di inquinamento sia dell’aria che del terreno e delle falde acquifere.

L’idea non è del tutto nuova e ci sono alcune piccole comunità in Nord America - Bethlehem, New York, e il distretto regionale di Comox Valley, nella Columbia Britannica - che ci stanno pensando. Un divieto simile è già in vigore nella piccola comunità di Petaluma, California, nella Bay Area, nella quale vivono circa 60mila persone e che si è impegnata a diventare neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2030.

Adesso però un progetto simile potrebbe essere applicato anche a Los Angeles, la seconda metropoli per popolazione negli Usa con i suoi 4 milioni di residenti (nella sola area urbana) e tradizionalmente capitale dell’automobilismo americano, con le sue sterminate freeways e i serpentoni di auto. La “grande arancia” potrebbe diventare la più grande città a vietare la costruzione di nuove stazioni di servizio, unendosi a un movimento che cerca di limitare i combustibili fossili a livello locale come parte degli sforzi per combattere la crisi climatica.

"Stiamo ponendo fine alle trivellazioni petrolifere a Los Angeles - ha detto Paul Koretz,  consigliere comunale, che sta lavorando all progetto - e passando a nuove costruzioni completamente elettriche, oltre a costruire un trasporto senza combustibili fossili. La nostra grande e influente città, cresciuta intorno alle quattro ruote, è il luogo perfetto per capire come abbandonare l'auto tradizionale".

Processo veloce

La politica che Los Angeles sta studiando rappresenta un cambiamento significativo per l'area metropolitana dipendente dall'automobile, classificata come una delle peggiori  per i pendolari statunitensi. Andy Shrader, membro dello staff dell'ufficio di Koretz, ha dichiarato che il consigliere comunale spera di vedere la politica procedere entro la fine dell'anno.

"Le nostre cattive abitudini quotidiane stanno distruggendo i sistemi naturali da cui dipendiamo per esistere. Spetta alle città il compito di contrastare il cambiamento climatico", ha detto Shrader. "Se avete un cancro ai polmoni, smettete di fumare. Se il vostro pianeta è in fiamme, smettete di gettarvi sopra della benzina”.

La proposta di L.A. è ispirata dalla campagna nota come "Movimento Città Sicure", sostenuta dall'organizzazione ambientalista no-profit Stand.earth, che supporta gli sforzi delle comunità per limitare i combustibili fossili. Secondo un recente rapporto di Safe Cities, le stazioni di servizio comportano rischi per la salute e l'ambiente delle comunità. Anche piccole fuoriuscite nel tempo possono inquinare in modo significativo il suolo e l'acqua e questi impianti costituiscono un'ampia porzione delle aree industriali dismesse, si legge nel documento.

"La necessità di vietare la costruzione di nuove stazioni di servizio è evidente. Perché dovremmo volere più inquinamento da combustibili fossili e rischiare una costosa bonifica  quando ne abbiamo già abbastanza e  la California non avrà più auto a gas in vendita entro il 2035?", ha dichiarato Jackie Elward, sindaco di Rohnert Park, nella Contea di Sonoma che partecipa all’iniziativa.

Prezzi alle stelle

I prezzi della benzina in California sono ai massimi storici: secondo l’AAA (l’equivalente locale dell’ACI), l'automobilista medio del "Golden State" paga 6,38 dollari al gallone. I legislatori statali hanno annunciato l'intenzione di indagare sui motivi per cui qui si registrano i prezzi più alti del carburante e se le compagnie petrolifere si stanno approfittando dei consumatori. Vietare le stazioni di servizio non influirà sui prezzi al dettaglio, ha dichiarato Sohini Baliga di Stand.earth. "Il numero di stazioni di servizio non fa la differenza sul costo di un litro. Ne abbiamo già un numero più che sufficiente per servire le nostre comunità", ha detto. "Mentre il conto di eventuali nuovi punti vendita finirebbe sicuramente per essere pagato con i soldi pubblici".

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