Una Ferrari nata per vincere le corse non può che diventare un raro pezzo da collezione e dal valore inestimabile. È il caso di questa 340 MM Spider del 1953 con carrozzeria Vignale che verrà battuta all’asta il 14 maggio a Monte Carlo da RM Sotheby’s, per una valutazione stimata di oltre 6 milioni di euro. Secondo la casa si tratterebbe di uno degli ultimi 4 esemplari rimasti dei 10 costruiti.
L’incanto si svolgerà al "Grimaldi Forum" durante lo storico evento biennale in programma a due settimana di distanza dal GP di Formula 1 del Principato, uno dei più “ricchi” del mondo in termini di valore delle auto offerte.
Leggenda delle corse
Si tratta di una delle tre sorelle "vendute" come fossero stradali della 340 MM, che venne costruita dalla Casa di Maranello appositamente per correre (e vincere) la Mille Miglia di quell’anno, dominata da Gioacchino Marzotto con una velocità media da record di circa 142 chilometri orari. Per la potenza del suo motore V12 da 4.1 litri e quasi 300 cavalli, un’enormità a quei tempi, “la barchetta sportiva risultò piuttosto impegnativa da guidare e pochi riuscirono a sfruttare completamente il suo potenziale”, scrivono sugli almanacchi Ferrari.
Eppure i piloti che la guidarono, tra i quali la leggenda Gigi Villoresi, la portarono in trionfo anche alla 24 Ore di Spa, alla 1.000 Chilometri del Nürburgring e al Giro di Sicilia, permettendo al Cavallino di aggiudicarsi il Campionato Auto Sportive del 1953. Ma il vero obiettivo era la 24 Ore di Le Mans e lo sviluppo di questa vettura (al quale contribuì anche l’allora campione del mondo di Formula 1 Alberto Ascari) fu uno dei passaggi più significativi per riuscirci; il successo arrivò - per la prima volta in veste ufficiale - nel 1954 con la 375 Plus guidata dall’argentino José Froilán González e dal francese Maurice Trintignant. Fu solo l’inizio di un’epopea di successi nella endurance più famosa (9 in 16 edizioni).
Storico motore Lampredi
La storia del propulsore di quest’auto (con il numero di telaio pari - nello specifico 0350 AM - solitamente assegnato solo alle auto da corsa di Maranello) la rende ancora più rara: il motore venne realizzato dal giovane ingegnere (all’epoca 30enne) Aurelio Lampredi e - pur mantenendo una grande cilindrata (inizialmente 3.3 litri) - non era sovralimentato come il precedente V12 di Gioachino Colombo, ma aspirato naturalmente, così da ottenere maggiore affidabilità nelle gare di durata.
Quel motore da 270 cavalli venne prima equipaggiato sulla 340 America del 1950, poi potenziato di 30 cavalli per la 340 MM con bielle più leggere e tripli carburatori Weber a quattro pistoni e non più due. In realtà la vettura all’asta monta un motore diverso appositamente costruito per renderla ancora guidabile, ma l'originale è stato conservato e fa comunque parte del lotto all'asta.