Chiunque abbia studiato un poco di storia sa che quando i Romani tracciavano una strada, di solito questa rimaneva nei secoli, magari con gli ammodernamenti del caso, ma sempre nel solco della tradizione. Con questa premessa non sorprende così tanto che nell’area lungo le rive del fiume Santerno, a Imola, si corresse con le bighe già nel I secolo AC. Una abitudine che si è evidentemente conservata e che oggi ci porta ad avere uno dei circuiti più tecnici e apprezzati al mondo, l’Autodromo Internazionale Dino e Enzo Ferrari, teatro della quarta gara dell’edizione 2022 del mondiale di F1 che si corre in questi giorni.
La storia “moderna” del circuito inizia alla fine degli anni ’40, in un’Italia che cerca - anche attraverso le corse - di rialzarsi dalla devastazione della seconda guerra mondiale. Quattro amici della zona - Alfredo Campagnoli, Graziano Golinelli, Ugo Montevecchi e Gualtiero Vighi - tutti appassionati di corse motociclistiche, videro l’opportunità, durante la ricostruzione, di creare un anello anti orario nel quale far correre le due e le quattro ruote. Ad aiutarli - prevedendo già di vederci sfrecciare le sue Rosse - il Drake in persona Enzo Ferrari che nella sua testa immaginava “un piccolo Nurburgring”, come ripeteva spesso. Terminato nel ’52, il circuito, che portava all’epoca il nome del fiume che costeggia, ospita la prima gara di due ruote l’anno successivo prima che, nel 1954, arrivino anche le auto con la Coppa d'Oro Shell, vinta - per la cronaca - dalla Ferrari di Magioli.
Prove di F1
La prima competizione internazionale - cui non parteciparono però le Rosse della non lontana Maranello - arrivò nel 1963 e a vincere, su Lotus 25, fu nientemeno che Jim Clark. Mentre cercava di imporsi nel mondo dei circuiti, Imola subì una serie progressiva di trasformazioni, come la creazione delle tribune coperte (nel 1965). Dopo l’intitolazione del 1970 a Dino Ferrari - scomparso nel 1956 per una malattia - ecco la revisione del tracciato con la costruzione della chicane della Variante Bassa. Dal 1974 ne fu aggiunta anche un'altra alla Variante Alta per rallentare le velocità all'ingresso della Rivazza. Alla fine degli anni ’70, la definitiva consacrazione con la trasformazione in impianto permanente e - nel 1979 - la disputa della prima gara con le regole della F1, anche se non valida per il mondiale, andata alla Brabham di Niki Lauda.
La F1 vera e propria approda in Emilia il 14 settembre 1980 con il 51esimo Gran Premio d’Italia. Dall’anno successivo la gara - che affiancherà quella sul circuito nazionale di Monza - si correrà come Gp di San Marino, mentre si cerca di migliorare costantemente una pista che comunque soffriva di problemi strutturali, risultando per alcuni fin troppo pericolosa. Nel 1988, dopo la morte di Enzo Ferrari, il suo nome viene aggiunto a quello del figlio e il circuito assume la denominazione odierna.
La tragedia
L’imprevedibile tragedia piomba su Imola nel 1994, nel week end tra il 29 aprile e il 1 maggio, la domenica della gara. Già il venerdì il pilota brasiliano Rubens Barrichello esce di strada con la sua Jordan alla variante bassa, riportando severe ferite e diverse fratture che lo terranno lontano dalla pista per il resto del fine settimana. Al sabato la Simtek di Roland Ratzenberger si schianta alla Villeneuve e per il pilota austriaco non c’è niente da fare. E’ la prima vittima in F1 dall’incidente in Canada di Riccardo Paletti del 1982.
Ma il destino ha in serbo altre tragedie. La domenica - alla partenza - un incidente tra la Benetton di J.J. Lehto e la Lotus di Pedro Lamy provoca perfino dei feriti, nove in tutto, fra gli spettatori colpiti da parti delle due vetture coinvolte. Al settimo giro, dopo la safety car, la Williams Renault di Ayrton Senna non riesce a impostare la curva del Tamburello e si schianta sulle barriere a oltre 210 chilometri orari, uccidendo il campione paulista sul colpo e portando allo stop della gara che ripartirà solo più tardi e si chiuderà con la vittoria della Benetton Ford di Michael Schumacher.
La commozione per la morte del campione brasiliano - che ebbe nella sua città funerali di stato con oltre mezzo milione di persone presenti - portò anche a ulteriori cambiamenti sia per la F1 in generale che per Imola in particolare con una chicane al posto della curva del Tamburello, fatale a Senna, l'allargamento delle vie di fuga e altri aggiustamenti nel nome della sicurezza.
Addio e ritorno
Gli interventi sulla pista consentirono a Imola di mantenere un Gran Premio - affiancato in alcune stagioni anche dalla Moto Gp - almeno fino al 2006 quando il Circus decise di interrompere il contratto con l’autodromo anche per difficoltà economiche che resero di fatto impossibile svolgere in tempi brevi i necessari lavori per migliorarne le condizioni.
Così il “Dino ed Enzo Ferrari” conosce prima un periodo difficile, quindi avvia una lenta rinascita ospitando via via gare sempre più importanti, anche in collaborazione con tracciati leggendari come Le Mans con cui coordina una “Sei Ore” che riporta l’automobilismo sportivo di massimo livello a girare sulle storiche curve in riva al Santerno.
Nel 2011 arriva anche la riqualifica come circuito di Grado 1, quello che consente di ospitare, sia per test che per gare, la F1. Il sogno di rivedere il Circus in Emilia si concretizza nel 2020 quando - a casa del dilagare del Coronavirus - FIA e Liberty Media che gestisce il campionato scelgono Imola per uno dei 17 eventi di quella stagione, l’unica nella quale in Italia si corrono tre Gp, con Monza affiancata anche dal Mugello. La gara, nonostante le porte chiuse è un successo e l'appuntamento viene ripetuto nel 2021.
Ora - in virtù di nuovi accordi firmati quest’anno grazie agli sforzi di tutte le parti interessate, il governo nazionale, l'ACI, la regione Emilia Romagna e le autorità locali - il Gp dell'Emilia e del Made in Italy è stato confermato fino al 2025.