Primo tentativo rimandato, almeno ufficiosamente, al mittente. L’offerta (ostile) di Elon Musk per acquistare Twitter - guarda caso il suo social network preferito - per 43 miliardi di dollari è stata rifiutata dagli azionisti della piattaforma californiana fondata nel 2006. In una lettera al presidente di quest'ultima Bret Taylor, il ceo di Tesla ha parlato di “offerta migliore e finale” e ha anche minacciato di “riconsiderare la propria posizione come investitore” se dovesse essere rifiutata.
Il board di Twitter si è riunito d’urgenza e anche se non sono state date risposte ufficiali, la sensazione da parte degli osservatori è che si voglia resistere alla proposta. Non a caso c’è chi ha citato la “poison pill”, un "trucco" che le società usano per resistere alle offerte indesiderate, semplicemente rendendosi meno appetibili per il probabile investitore, naturalmente mettendo in conto degli effetti collaterali negativi.
Tra i primi a dire pubblicamente no - ovviamente con un tweet - l’influente principe dell'Arabia Saudita Alwaleed bin Talal, azionista del social. “Non credo che l’offerta proposta da Elon Musk di 54,20 dollari per azione si avvicini al valore intrinseco di Twitter date le sue prospettive di crescita. Essendo tra i primi e i più grandi investitori, io e il Kingdom_KHC (la compagnia pubblica di investimento saudita ndr) rifiutiamo”. Immancabile la piccata controreplica di Musk, non nuovo a polemiche roventi, che ha subito chiesto intanto quanto fosse l’entità dell’investimento saudita su Twitter (il Kingdom_KHC ha attualmente il 5,2% delle azioni) e ha rincarato la dose, menzionando la libertà di parola nel Paese del Golfo.
I perché
Appena poche ore dopo aver avanzato la sua proposta, Musk è salito sul palco del Ted - l’organizzazione Usa che dal 1984 si occupa di rendere pubbliche "idee che vale la pena diffondere” - e ha spiegato i perché della sua offerta. "Penso che sia molto importante che ci sia un'arena inclusiva per la libertà di parola", ha detto. "Twitter è diventato una specie di piazza de facto. È davvero importante che le persone abbiano la realtà e la percezione di poter parlare liberamente, entro i limiti della legge”. Il ceo di Tesla ha sottolineato come sia sua intenzione “aprire gli algoritmi al pubblico” ed è stato molto generico per quanto riguarda il controllo sui contenuti che potrebbero indurre o addirittura incitare alla violenza.
In realtà, il costruttore di elettriche ha spesso in passato utilizzato il social per intervenire da remoto anche sul valore delle azioni della sua società. Ne sa qualcosa la Sec - l’ente federale Usa che controlla le aziende quotate in Borsa - che nel 2018 ha multato Tesla e lo stesso Musk per 20 milioni di dollari a testa per l’ormai celebre tweet nel quale il ceo parlava di avere raccolto i fondi per portare Tesla fuori da Wall Street. Un’uscita pubblica - rivelatasi poi quanto meno avventata - che creò una tempesta sul valore delle azioni, tanto che ancora oggi, e molto malvolentieri, quando si tratta di pubblicare informazioni sensibili in questo campo, il ceo deve passare prima per un pool di legali.
Preoccupazioni diffuse
Davanti alla proposta “ostile” di Musk c’è anche chi si è spaventato. Sono gli investitori di Tesla, in questo caso, preoccupati che il ceo possa distrarsi” dall’obiettivo principale, ovvero la crescita del costruttore di elettriche, in particolare in un momento nel quale - tra grandi investimenti da far fruttare per le nuove fabbriche in Europa e Stati Uniti, pandemia in ripresa soprattutto in Cina, crisi dei chip e venti di guerra da est - la situazione economica globale è tutt’altro che stabile.
Le azioni della Casa, già crollate del 9% quando Musk ha reso noto l’acquisto del primo 9% dei titoli di Twitter a inizio settimana, dopo le ultime notizie sono scese di un altro 4%. A preoccupare è anche il fatto che il ceo possa decidere - per saldare il costo di Twitter - di vendere una parte consistente dei suoi titoli, che costituiscono una gran fetta del patrimonio che ha a disposizione, con ulteriori riflessi sul valore complessivo dell’azienda.
Molti analisti hanno fatto i conti in tasca a Musk, che da parte sua ha rassicurato di avere i fondi necessari ma che, in realtà, per raggranellare i 39 miliardi di dollari necessari a completare l’acquisizione del social potrebbe esporre le azioni della sua società a una volatilità definita “pericolosa”. Inoltre - secondo le regole della Borsa negli Usa - Twitter potrebbe rifiutare l’offerta di acquisto se questa non avvenisse in contanti ma attraverso la vendita di azioni. La battaglia è solo all’inizio.