Il ceo di Tesla Elon Musk ha acquistato - lo scorso 14 marzo ma la notizia è stata riferita solo oggi - il 9,2% di Twitter, il social dei cinguettii di cui è uno degli utenti più seguiti con oltre 80 milioni di followers. Il fondatore Jack Dorsey detiene solo il 2,5% dell'azienda. Il titolo della piattaforma fondata nel 2006 a San Francisco è cresciuto del 25% dopo la diffusione della notizia.
Secondo la Cnbc, il valore complessivo delle azioni acquistate da Musk si aggirerebbe sui 2,9 miliardi dollari: oggi - a detta dell’analista di Wedbush Dan Ives intervistato dalla rete - quella del ceo sarebbe una “partecipazione passiva (cioé una gestione del portafogli impostata sul mantenimento in vista di conseguire obiettivi di remuneratività in un arco temporale medio-lungo), ma non si può escludere che porti a un buyout, cioè a un tentativo di incidere sulle scelte dell’azienda.
Libertà di parola
Musk aveva pubblicamente messo in discussione l'approccio di Twitter alla libertà di parola attraverso un sondaggio condotto sul suo account Twitter il 25 marzo scorso. "La libertà di parola è essenziale per una democrazia funzionante. Credete che Twitter aderisca rigorosamente a questo principio?", ha chiesto il ceo, prima di notare in un tweet successivo che "le conseguenze del sondaggio” sarebbero state “importanti".
Il giorno successivo era tornato alla carica sostenendo che la scelta del social di "non aderire ai principi di libertà di parola mina fondamentalmente la democrazia", prima di chiedere pubblicamente se una "nuova piattaforma" fosse necessaria. Commento che aveva dato il là a speculazioni sulla possibile creazione da parte sua di una nuova piattaforma.
A inizio aprile, Musk ha detto di essere un "assolutista della libertà di parola" dopo aver affermato che alla sua Starlink era stato detto da alcuni governi di bloccare l'accesso alle fonti di notizie russe. "Non lo faremo se non sotto la minaccia di una pistola", è stata la sua risposta.
Quanti guai
L'uso di Twitter da parte di Elon Musk lo ha messo a volte nei guai. Nel 2018, il manager di origine sudafricana ha twittato di essersi assicurato i fondi necessari per riportare Tesla privata - quindi farla uscire dalla quotazione a Wall Street - una volta raggiunti i 420 dollari per azione.
Alla fine è emerso che le cose non stavano proprio così e - visto il terremoto provocato dalle sue affermazioni - Musk è stato costretto dalla Securities and Exchange Commission (la commisisone federale di controllo della Borsa) a far pre-approvare agli avvocati di Tesla tutti i tweet sulla salute finanziaria della società, le vendite, i numeri di consegna e altro.