L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa sta spingendo sempre più in alto i prezzi di petrolio, gas e altre materie prime che riguardano da molto vicino l'industria dell'auto. Il panico provocato sulle piazze finanziarie ha poi bruciato miliardi di capitalizzazione, dopo un 2021 complicato per tutti i costruttori per la crisi dei chip e l'onda lunga della pandemia sui mercati. "La situazione geopolitica non aiuta", aveva detto alla vigilia della guerra russa Carlos Tavares, ceo di Stellantis. E mentre più passano le ore, i prezzi delle materie prime continuano a salire, in molti casi infrangendo record storici.
Crescita incontrollata
L'effetto più evidente di questa crisi internazionale si è verificato sul prezzo del gas, che in Europa è cresciuto del 60% fino a un picco di 141 euro per megawattora. Oltre il 40% del gas impiegato nell'Unione europea proviene dalla Russia, e anche per questo le nuove sanzioni decise nella notte da un Consiglio europeo straordinario escludono per ora il settore energetico russo: resta tuttavia forte il rischio di una ulteriore impennata del prezzo del metano nel Vecchio Continente. Per il momento, l'unica ripercussione nei rapporti commerciali è stato lo stop dato dalla Germania al progetto del gasdotto Nord Stream 2.
La nuova spinta verso l'alto va ad aggravare ulteriormente un trend di rincari che negli ultimi mesi ha interessato il gas, in Italia passato da una media di 96,85 centesimi per metro cubo nell'ultimo trimestre 2021 agli attuali 137,32 centesimi per metro cubo, un incremento del 41,8% (per un utente domestico in regime di tutela).
Il costo dell'energia
Per l'automotive l'aumento del prezzo del gas è una brutta notizia sotto molteplici aspetti. Anzitutto perché rende più cara l'energia elettrica necessaria nella produzione, aumentando i costi fissi. In secondo luogo perché va a incidere sensibilmente sul reddito disponibile e sulla propensione all'acquisto dei consumatori. Infine, perché il rincaro dell'energia si ripercuote direttamente sui prezzi del metano per autotrazione, che in Italia è ulteriormente salito nelle ultime 24 ore e ora si posiziona tra 1,745 e 1,838 euro al chilo (ma in alcune zone del nord Italia ha superato i 2 euro/kg), oltre che sui prezzi della ricarica per le auto elettriche.
Per quanto riguarda il petrolio, le quotazioni del Brent sono subito schizzate sopra i 100 dollari al barile per la prima volta da oltre sette anni, arrivando a 105 dollari (in crescita del 9% rispetto alla precedente chiusura). Andamento simile per il greggio di qualità Wti, che sfiora i 100 dollari al barile (97,5 dollari), facendo registrare un rialzo del 5,7%, nonostante l'annuncio del presidente americano Joe Biden di riversare sul mercato 13,4 milioni di barili di scorte per abbassarne il prezzo. E i rincari si sono immediatamentre trasferiti sui prezzi dei carburanti alla pompa, con la benzina che cresce a 1.896 euro/litro e il diesel a 1.772 euro/litro (prezzo medio in modalità self).
Colpiti anche i metalli
Ma le tensioni internazionali colpiscono anche le quotazioni di materie prime non energetiche, soprattutto metalli fondamentali per l'industria auto come il nickel e l'alluminio, di cui la Russia da sola assorbe il 6% e il 7% della produzione mondiale.
I prezzi sul London Metal Exchange, piazza di riferimento per i metalli, sono saliti del 5% per il nickel (fino a 26.625 dollari a tonnellata, il prezzo più alto dal 2011) e del 4,6% per l'alluminio (fino a 3,443 dollari a tonnellata, record dal 2008). Anche per l'alluminio la crisi in Ucraina va ad inserirsi in un trend di rincari che erano già partiti nel 2021, tanto da spingere gli Stati Uniti a escludere - almeno per ora - questo settore dalle loro sanzioni alla Russia.